Si è svolta ieri pomeriggio a Roma, nella basilica di Santa Maria in Cosmedin, la cerimonia funebre di monsignor Hilarion Capucci, arcivescovo di rito greco-cattolico scomparso il 1 gennaio. Nato ad Aleppo nel 1922, il religioso era una delle più importanti ed autorevoli voci a sostegno della causa palestinese, per la quale si è sempre battuto. Proprio per questo nel 1974 il governo israeliano lo aveva arrestato e condannato a 12 anni di reclusione: quattro anni dopo venne rilasciato e mandato in esilio a Roma, dove si stabilì definitivamente. Nei quarant’anni trascorsi nella Capitale, monsignor Capucci, sempre vicino alla sua gente, non ha mai mancato di continuare a combattere, con scritti e discorsi, per il popolo palestinese e contro il terrorismo in Siria. Aveva “la forza di un leone”, che metteva “al servizio della pace, per il suo adorato Medio Oriente e per il mondo” scrivono Alberto Palladino ed Eugenio Palazzini su Il Primato Nazionale. Una forza che “negli ultimi anni, quando la furia barbara del terrorismo operava per sfigurare la sua amata Siria”, nonostante l’età avanzata lo induceva a presenziare ad ogni manifestazione pubblica, conferenza, dibattito, in cui cercava di costruire “ponti di dialogo con i fratelli di fede islamica”, in difesa anche della purezza del loro credo a dispetto delle “storpiature dell’islamismo integralista”. Monsignor Capucci era insomma un uomo il cui apostolato, speso a difendere “le cause degli ultimi, quegli ultimi che non si arrendono di fronte al potente o al terrorista di turno”, è stato e sarà ancora di stimolo per tutti coloro che ne hanno seguito e ne seguiranno l’esempio. “Si è spenta una luce per tutti noi. Noi che adesso abbiamo il dovere di non essere indegni di quella luce e di accendere piccoli fari ovunque per non lasciare spazio al buio dei nemici della civiltà”.
fonte: www.ilgiornaleditalia.org