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4 marzo 2005. La tragica fine di Nicola Calipari.

Il funzionario del Sismi Nicola Calipari muore, colpito dal “fuoco amico”, mentre sta scortando la giornalista Giuliana Sgrena all’aeroporto di Bagdad. La Sgrena, inviata in Iraq per il quotidiano “il Manifesto”, era stata rapita il 4 febbraio da una organizzazione della Jihad islamica. Durante la sua prigionia, si mobilitano, in Italia e in tutta Europa, governi e società civile per la sua liberazione, che avviene appunto il 4 marzo, ad opera del SISMI, ma che si conclude tragicamente. Dopo aver superato vari posti di blocco, a soli 700 metri dalla pista dell’aeroporto, la macchina con a bordo la Sgrena e Calipari viene colpita ada una raffica di colpi sparati da militari americani. Nel tentativo di proteggere la giornalista col suo corpo, Calipari viene raggiunto da una raffica e muore sul colpo.
La commissione d’inchiesta congiunta fra Stati Uniti e Italia arriverà a conclusioni diverse e contrapposte: mentre per gli Usa il marine Mario Lozano, che ha sparato i colpi mortali, ha soltanto rispettato le regole d’ingaggio, per la magistratura italiana è colpevole di omicidio volontario. Nel giugno 2008, una sentenza della Corte di Cassazione italiana confermerà tuttavia la “non-giudicabilità” di Lozano. Fra mille polemiche, la morte di Calipari resta senza colpevoli.

 

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