Era stato il “corvo”. L’uomo dello scandalo Vatileaks. Il primo a finire agli arresti in una cella della gendarmeria vaticana. Il primo a esser stato condannato (la pena fu di 18 mesi di reclusione) per aver squarciato il velo su segreti che ancora scuotono dall’interno la pace della Santa Sede. Poi, a Natale 2012, la grazia di papa Ratzinger. E l’oblio. Fino alla lunga malattia. E alla morte, arrivata all’Ospedale Policlinico Gemelli.
Si chiude così la parabola di Paolo Gabriele, l’uomo finito sotto i riflettori dei media di tutto il mondo per aver trafugato dalla scrivania di Benedetto XVI i documenti che testimoniavano le guerre intestine di Oltre Tevere. Culminate con la clamorosa rinuncia al papato di Benedetto XVI, ma proseguite anche dopo l’elezione al soglio pontificio di Jorge Mario Bergoglio. E poi, fino alla fine, avvolto in un cono d’ombra.