Il mondo del teatro italiano piange la scomparsa di Glauco Mauri, decano della scena, scomparso nella tarda serata di ieri a Roma all’età di 94 anni.
Avrebbe festeggiato il suo compleanno il primo ottobre. La notizia, anticipata da *Il Messaggero* e confermata dalla storica compagnia Mauri Sturno, fondata dallo stesso Mauri insieme a Roberto Sturno nel 1961, segna la fine di una delle carriere più lunghe e prestigiose del teatro italiano. Mauri ha portato sul palco il grande repertorio classico, distinguendosi come interprete di Shakespeare, Molière, Pirandello, Dostoevskij e Goldoni.
Mauri aveva rinunciato, pochi giorni fa, alla rappresentazione dello spettacolo “De Profundis”, tratto dall’opera di Oscar Wilde, in programma dal 26 al 29 settembre al Teatro Vascello di Roma, a causa di problemi di salute.
È stato un segnale che purtroppo ha anticipato la sua scomparsa, lasciando un vuoto incolmabile nella cultura teatrale italiana.
Nato a Pesaro nel 1930, Mauri aveva dedicato più di settant’anni della sua vita al teatro, mostrando sempre una straordinaria dedizione e un’incredibile capacità di reinventarsi. Nel 1949 ha iniziato il suo percorso all’Accademia nazionale d’arte drammatica, diretta da Silvio D’Amico, con maestri del calibro di Orazio Costa e Sergio Tofano. Il suo debutto segnò l’inizio di una carriera fatta di sfide, sperimentazioni e successi, che lo portarono a diventare uno degli attori e registi più rispettati e amati d’Italia.
Nel 1961, insieme a Valeria Moriconi, Franco Enriquez ed Emanuele Luzzati, Mauri fondò la “Compagnia dei Quattro”, che segnò una svolta per il teatro italiano, imponendosi come un pilastro fondamentale nella scena artistica del Paese. La sua capacità di trasformare i classici in opere moderne e vibranti lo rese un punto di riferimento per generazioni di spettatori e attori.
Mauri non fu solo un grande uomo di teatro, ma anche un volto noto della televisione italiana. Sin dagli albori della Rai, a partire dal 1954, fu protagonista di oltre sessanta produzioni, sia commedie che tragedie classiche, oltre agli sceneggiati che segnarono l’immaginario collettivo. Le sue presenze nella prosa radiofonica Rai, nelle compagnie di Radio Roma e Milano, furono altrettanto frequenti, dimostrando una versatilità che lo accompagnò lungo tutto l’arco della sua carriera.
La sua arte non conosceva confini, e il suo coraggio nell’affrontare ruoli complessi, drammatici e a volte dolorosi, lo rese uno degli attori più stimati e rispettati del panorama culturale italiano. La sua capacità di far rivivere i grandi autori del passato, donando loro una nuova dimensione e attualità, resterà uno degli eredi più preziosi che ha lasciato al teatro.
La scomparsa di Glauco Mauri rappresenta una perdita incalcolabile per il teatro italiano. Con la sua morte, si chiude un capitolo importante della storia culturale del nostro Paese, ma il suo spirito continuerà a vivere attraverso le opere che ha interpretato e diretto, le generazioni di attori che ha ispirato e il pubblico che, per oltre settant’anni, ha saputo emozionare.
Mauri ci lascia un’eredità straordinaria, fatta di passione, dedizione e profondo rispetto per l’arte e per il pubblico. Un gigante del teatro che non sarà mai dimenticato.
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