Chi le era vicino, racconta che la morte del figlio unico, Jackie Basehart, nel 2015, gioia e dolore della sua vita, sia stato il colpo più duro. “Ancora un giro di clessidra e lo raggiungo”, ripeteva Valentina Cortese con quella stessa voce morbida di quando, nel ’73, recitava Séverine, l’ironico autoritratto di star col turbante in Effetto Notte di François Truffaut.
L’ultima grande diva del cinema e del teatro italiano se ne è andata a 96 anni nella sua bella casa, l’ex-conventino di piazza S. Erasmo, luogo magico di Milano dove aveva vissuto l’amore furioso e passionale con Giorgio Strehler e quello placido col marito, l’industriale farmaceutico Carlo De Angelis, che le fu devoto.
Qui, la sua gloriosa parabola si era, negli ultimi tempi, fatta più triste, per l’immobilità della vecchiaia e la discussa convivenza con Tatiana, la nuora, che la teneva in un isolamento sospetto ormai da qualche anno: gli amici raccontano che avesse venduto la casa della Giudecca aggirando Valentina, che la controllasse in tutto, filtrasse severamente le persone che potevano vederla e, cosa più crudele, che avesse sgombrato la casa dei suoi amati cimeli per allontanarla dal proprio passato.
Quasi la trama di un noir. La camera ardente è al Piccolo Teatro Grassi di Milano, voluta lì dal direttore Sergio Escobar, il “suo” palcoscenico, giovedì 11 luglio dalle 12 alle 19 e venerdì fino alle 10.30, seguite dai funerali alle 11 nella chiesa di San Marco.