Il basket mondiale ha perso una delle sue figure più iconiche: Dikembe Mutombo, difensore straordinario e simbolo della NBA, è morto a 58 anni dopo una dura battaglia contro un tumore al cervello. Conosciuto per la sua celebre frase “Not in my house”, pronunciata dopo ogni stoppata e accompagnata dal gesto inconfondibile dell’indice alzato verso il pubblico e gli avversari, Mutombo ha lasciato un’eredità indelebile nel mondo dello sport.
Dikembe Mutombo è stato inserito nella Hall of Fame per il suo incredibile contributo alla pallacanestro. Nato a Kinshasa, in Congo, nel 1966, ha costruito una carriera che lo ha visto primeggiare come uno dei migliori difensori della storia della NBA. Con una stazza imponente e un’incredibile capacità di leggere il gioco, ha dominato l’area difensiva con blocchi spettacolari, diventando un simbolo per gli appassionati di tutto il mondo. Ha militato in diverse squadre NBA, tra cui Denver Nuggets, Atlanta Hawks, e Houston Rockets, contribuendo significativamente ai successi di ognuna con il suo impegno e la sua determinazione.
Il suo famoso gesto della stoppata e l’esclamazione “Not in my house” non erano solo una celebrazione personale, ma un messaggio di difesa inespugnabile, un vero marchio di fabbrica che ha ispirato generazioni di giovani giocatori a seguire le sue orme.
Mutombo non era solo un campione dentro il campo da gioco, ma anche una figura esemplare fuori. Lontano dai riflettori della NBA, si dedicava con passione ad attività umanitarie. Il suo impegno filantropico ha toccato la vita di innumerevoli persone, specialmente in Africa, dove ha fondato l’ospedale Biamba Marie Mutombo a Kinshasa, dedicato a sua madre. Grazie a quest’opera e a molte altre iniziative benefiche, Mutombo è stato riconosciuto non solo come uno dei più grandi difensori nella storia del basket, ma anche come un uomo di grande cuore.
Il commissioner della NBA, Adam Silver, ha reso omaggio alla sua memoria, ricordando Mutombo come “più grande della vita stessa” per il suo impatto sia sul campo che nella comunità globale. “In campo è stato uno dei più grandi difensori della storia. Fuori dal campo, ha riversato il suo cuore e la sua anima nell’aiutare gli altri”, ha dichiarato Silver, sottolineando l’importanza della sua eredità umana.
La battaglia di Dikembe Mutombo contro il cancro al cervello era stata resa pubblica dalla sua famiglia circa due anni fa. Da allora, si era sottoposto a trattamenti ad Atlanta, città dove aveva vissuto gran parte della sua vita post-NBA. Nonostante la malattia, il suo spirito combattivo non lo ha mai abbandonato, continuando a ispirare chi lo seguiva da vicino e da lontano.
La scomparsa di Dikembe Mutombo lascia un vuoto enorme nel mondo del basket e oltre, ma la sua eredità continuerà a vivere. Oltre alle sue imprese sportive, è stato una fonte di ispirazione per la sua famiglia e per tantissimi giovani atleti, inclusi quelli che ha direttamente influenzato, come il suo nipote materno, Mfiondu Kabengele, oggi giocatore per Venezia.
Mutombo non sarà mai dimenticato. La sua figura di gigante buono, con il suo iconico sorriso e la sua dedizione alla difesa sul parquet, rimarrà impressa nella storia della pallacanestro e nei cuori di chi ha potuto ammirarlo e conoscerlo, anche solo attraverso le sue gesta.