È morto a 66 anni Johnny Clegg dopo una battaglia contro il cancro al pancreas. Il musicista sudafricano di origini britanniche soprannominato lo “zulu bianco” si è spento serenamente nella sua casa di Johannesburg, come riferito dal suo manager. Clegg è stato un faro del multiculturalismo ed emblema di resistenza e lotta all’apartheid nella sua terra d’adozione e ha raggiunto il successo internazionale mescolando influenze tradizionali zulu con il pop britannico anni 80.
Quello che Johnny Clegg ha rappresentato culturalmente nell’universo musicale contemporaneo è perfettamente espresso dalle parole del suo managar Roddy Quin che hanno accompagnato la notizia della scomparsa: “Johnny lascia impronte profonde nel cuore di ogni persona che si considera un africano.
Ci ha mostrato cosa significa assimilare e abbracciare altre culture senza perdere la tua identità. Un antropologo che ha usato la sua musica per parlare ad ogni persona. Con il suo stile musicale unico ha attraversato barriere culturali come poche altre. In molti di noi ha risvegliato la consapevolezza”.
Clegg è nato in Gran Bretagna nel 1953 e si è trasferito in Sudafrica da bambino, prima nello Zimbabwe, poi nello Zambia fino a stabilirsi a Johannesburg.
Qui ha studiato canto e danza Zulu, che descrisse come una specie di “teatro guerriero” con i suoi movimenti marziali, e sfidò il Group Areas Act, una legge che rinforzava la segregazione residenziali e commerciali dividendo le città per razza, andando negli ostelli dei lavoratori migranti. Anche se era bianco fu accolto nella comunità nera e fu arrestato più volte per aver violato le leggi. Accanto al chitarrista Sipho Mchunu, ha fondato il gruppo Juluka che ha combinato l’eredità celtica con lo stile africano mbaqanga (nato negli anni 60 come miscela di musiche tradizionali, jazz, r’n’b, soul, gospel), la cui attività è stata sottoposta a severa censura durante il dominio della minoranza bianca del tempo.