Capostipite di una famiglia di grandi schermidori: Mario era il terzo di tre fratelli-campioni, ma la sua parabola lo porterà ben oltre, accompagnandolo nei suoi successi da cardiologo all’avanguardia e dirigente sportivo. Mario Mangiarotti, l’ultimo fratello ancora in vita della dinastia che ha riempito l’Italia di successi nella scherma, è morto nella giornata del 10 giugno a 98 anni, dopo una breve malattia.
Un nome d’arte il suo. Figlio dell’olimpionico di scherma Giuseppe Mangiarotti e fratello degli schermidori Dario ed Edoardo Mangiarotti, abbandonò l’attività agonistica e intraprese la carriera medica, in qualità di cardiologo.È stato anche presidente del Coni di Bergamo.
«I primi ricordi delle mie domeniche riguardano lo sport: mio padre si era preso l’impegno di fare lottare me ed Edoardo, in quanto vedeva il combattimento come insegnamento.
Così, quando eravamo bambini, io e mio fratello trascorrevamo le domeniche mattina a darcele di santa ragione, dando vita a veri e propri incontri di boxe, in casa ma anche in pubblico: Edoardo aveva un anno in più di me, ma fino ai dieci anni ero io il più forte» aveva raccontato a L’Eco di Bergamo nel 2014.
Scampoli di sport, che ovviamente non si esauriscono in quelle scazzottate sul tappeto: «Nel ’32 partecipammo alla prima gara di scherma giovanile, a Cremona, e ci prendemmo i primi due posti, iniziando di fatto la nostra carriera sportiva. Alla domenica, spesso, eravamo impegnati in gara e quando non era così eravamo con papà al seguito di altre manifestazioni.