Un gruppo di aspiranti suicidi in pullman cerca un posto adatto per una possibile morte collettiva. Una serie di disavventure tragicomiche per smentire che non sia poi così difficile morire, soprattutto se, a un certo punto, ci si viene a trovare sotto il caldo sole del Portogallo: “Piccoli suicidi tra amici” è tra i titoli più amati di Arto Paasilinna, lo scrittore finlandese scomparso in una casa di riposo di Espoo, in Finlandia. Fisico possente da ex taglialegna, settantasei anni, originario di Kittilä, in Lapponia, giornalista fino al 1975, tradotto in quarantacinque lingue, era l’autore finlandese più conosciuto all’estero. Paasilinna è stato uno scrittore prolifico, autore di circa 35 romanzi, di cui 17 pubblicati in Italia. Soltanto “L’anno della lepre”, il suo primo libro tradotto nel 1994, ha venduto da noi oltre 120 mila copie diventando un longseller. Protagonista è un giornalista che dopo aver investito una lepre con l’automobile si inoltra nei boschi con l’animale ferito, diventato per lui un inseparabile talismano che lo allontana dalla civiltà. A questo sono seguiti titoli come “Il bosco delle volpi”, “Il mugnaio urlante”, “Il figlio del dio del Tuono”, “Lo smemorato di Tapiola”, “I veleni della dolce Linnea” e “Emilia l’elefante” uscito in italiano lo scorso febbraio, favola libertaria che narra di un improbabile safari afro-finnico ambientato nel 1986, mentre il collasso dell’Unione Sovietica è imminente. Con il suo umorismo paradossale e i suoi personaggi stravaganti portati dentro i canoni della “normalità” Paasilinna è stato un modello per molti autori non soltanto finlandesi. Se la sua prima produzione è legata soprattutto alla tradizione popolare del suo Paese, in seguito ha affrontato temi come la malattia mentale, la tortura, l’emarginazione e la solitudine indagando il destino del mondo e il senso della vita con una scrittura profonda e divertita. Definito da critici e lettori l’inventore del genere “umoristico-ecologico” per la sua vicinanza ai temi ambientali e naturalistici trattati spesso in modo politicamente scorretto, ha calato l’imprevedibile, il mistero, l’inversione del senso comune, la ribellione alle convenzioni della società, nel paesaggio selvaggio della Lapponia. Nei suoi libri la luce fredda del Nord scalda il lettore servendogli qualcosa di diverso dai gialli scandinavi e dalle leggende folcloristiche. Se una risata basta per seppellire la disperazione, resta sul fondo delle pagine di Paasilinna una punta di malinconia che rende difficile accettare la sua filosofia di vita, esplicitata in epigrafe a “Piccoli suicidi tra amici”: “In questa vita la cosa più seria è la morte; ma neanche quella più di tanto”.