Il giudice Simonetta D’Alessandro, che si occupò di molte inchieste delicate anche contro la criminalità organizzata, è stata trovata morta in casa a Roma: la salma è stata trasferita al Verano a disposizione dell’autorità giudiziaria, ma non è detto che si terrà l’autopsia. D’Alessandro sarebbe stata stroncata da un malore. È stato il figlio a rivolgersi ai carabinieri di Prati non avendo notizie della madre. I militari, intervenuti nell’abitazione della donna, l’hanno trovata morta. Sul corpo non sono stati trovati segni di violenza e neanche in casa c’erano segni di effrazione. A stroncare la 58enne, pertanto, sarebbe stato un malore improvviso. In ogni caso la salma è ora a disposizione del magistrato di turno e sarà sottoposta ad esame autoptico. Ci ha lasciati una “compagna di strada intelligente, coraggiosa e profondamente innamorata del suo lavoro”. Lo afferma la giunta distrettuale dell’Anm di Roma e Lazio. Nata a Foggia 58 anni fa Simonetta D’Alessandro è stata titolare dell’inchiesta Fini-Tulliani. Nel 2016 decise l’archiviazione dell’ultima inchiesta sulla morte di Roberto Calvi, il presidente del Banco Ambrosiano trovato impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra il 18 giugno 1982. Nella sua lunga carriera si è occupata anche di terrorismo e nuove Brigate rosse. Ha seguito importantissime inchieste sulla criminalità organizzata e reati contro la Pubblica Amministrazione. Oltre alla recente inchiesta sul clan Spada ha indagato su una tranche di “Mafia Capitale” legata all’assegnazione dei lavori in alcuni campi nomadi, firmando 13 rinvii a giudizio.