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Il Santo del giorno 13 novembre: Sant’Agostina Pietrantoni: Religiosa.

Nome: Agostina Pietrantoni
Nome di battesimo: Livia Pietrantoni
Nascita: 27 marzo 1864, Pozzaglia Sabina
Morte: 13 novembre 1894, Roma

Sant’Agostina Pietrantoni, nata Livia Pietrantoni, è una figura straordinaria di carità e dedizione, una santa che ha lasciato un segno profondo nella storia del servizio agli infermi.
Nata il 27 marzo 1864 a Pozzaglia Sabina, in provincia di Rieti, proveniva da una modesta famiglia di contadini.
Fin da bambina, Livia si distinse per la sua generosità e per un forte senso di compassione verso i più deboli, valori che l’avrebbero accompagnata per tutta la vita.
A ventidue anni, Livia decise di consacrare la sua vita al servizio di Dio e degli altri.
Entrò nella Congregazione delle Sorelle della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret a Roma e prese il nome di Suor Agostina, ricevendo il velo il 3 agosto 1887.
Era spinta da una profonda fede e da una determinazione incrollabile nel voler alleviare le sofferenze dei malati e dei bisognosi.
Dopo la professione dei voti, Suor Agostina fu assegnata all’Ospedale Santo Spirito di Roma, uno dei più grandi ospedali della capitale, dove fu subito destinata ai reparti dei malati di tubercolosi.
A quell’epoca, questa malattia era considerata incurabile e, soprattutto, molto contagiosa.
Nonostante i rischi e il clima anticlericale che permeava la società italiana dell’epoca, Suor Agostina svolgeva il proprio lavoro con grande umiltà e pazienza, dando sollievo a chiunque avesse bisogno di cure.
Il contatto continuo con i pazienti affetti da tubercolosi portò anche Suor Agostina a contrarre la stessa malattia.
La giovane suora affrontò questa prova con coraggio, continuando a prendersi cura dei malati con il suo consueto sorriso e una disponibilità disarmante.
Tuttavia, non erano solo le difficoltà fisiche a metterla alla prova: l’ambiente anticlericale rendeva difficile il suo lavoro, e molti pazienti non mostravano gratitudine, arrivando talvolta a ostilità e risentimento.
Tra i suoi pazienti vi era Giuseppe Romanelli, un uomo dal carattere particolarmente aggressivo che, dopo essere stato espulso dall’ospedale, incolpò Suor Agostina per il suo allontanamento.
Ossessionato da un desiderio di vendetta, il 13 novembre 1894 rientrò clandestinamente nell’ospedale e, attendendo Suor Agostina in un corridoio, la colpì mortalmente con un coltello.
Con gli ultimi momenti di vita, la suora riuscì a chiedere aiuto e, nonostante le sue gravi ferite, rassicurò le consorelle dicendo di morire felice, manifestando un perdono straordinario nei confronti del suo assassino.
La sua morte violenta lasciò un segno profondo nella comunità romana, che iniziò a venerarla come un’eroina della carità cristiana.
Per la sua dolcezza, il suo coraggio e la dedizione con cui si era prodigata per alleviare la sofferenza dei malati, Suor Agostina divenne un simbolo di speranza e di santità.
Le sue spoglie riposarono inizialmente al cimitero di Campo Verano, poi vennero trasferite il 15 marzo 1941 nella chiesa della casa madre della Congregazione, dove ricevettero il tributo dei fedeli.
Il processo di beatificazione di Suor Agostina si concluse il 12 novembre 1972 con la proclamazione a beata da parte di Papa Paolo VI.
Venne canonizzata il 18 aprile 1999 da Papa Giovanni Paolo II, che ne riconobbe il sacrificio e l’incredibile esempio di fede, dedicazione e misericordia.
Sant’Agostina Pietrantoni resta una fonte di ispirazione per chiunque operi nel campo dell’assistenza agli infermi e per tutti coloro che vedono nel servizio ai più deboli un segno dell’amore di Dio.

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