Sant’Eligio, nato nel 588 a Chaptelat, da Eucherio e Terrigia, proveniva da una famiglia umile.
Fin da giovane dimostrò una straordinaria abilità nell’arte dell’oreficeria, apprendendo il mestiere presso il monetiere Abbone a Limoges.
La sua maestria lo portò alla corte di Clotario II, re merovingio, per il quale realizzò un trono con tale perizia che, anziché uno, ne creò due con lo stesso quantitativo di metallo prezioso.
Impressionato dalla sua abilità e onestà, Clotario lo nominò orafo di corte e maestro della zecca.
Oltre a eccellere nell’arte orafa, Eligio si dedicò a opere di carità.
Usò le sue ricchezze per riscattare schiavi e costruire monasteri, tra cui quello di Solignac nel 632 e un monastero femminile a Parigi.
Sotto il regno di Dagoberto I, successore di Clotario, ricoprì la carica di tesoriere e svolse missioni diplomatiche cruciali, come la pacificazione tra i Franchi e i Bretoni.
Nel 640, Eligio fu eletto vescovo di Noyon e Tournai, consacrato il 13 maggio 641.
Nonostante l’iniziale riluttanza, accettò l’incarico e si dedicò alla conversione dei pagani nelle regioni settentrionali della diocesi.
Riformò il clero locale e combatté usanze pagane, come i bagordi delle calende di gennaio.
Con pazienza e carità, riuscì a conquistare molti cuori, trasformando la sua diocesi in un faro di cristianità.
La leggenda racconta che Eligio ricevette la visita di Gesù nella sua bottega. In un celebre episodio, mostrò come ferrare un cavallo tagliandogli la zampa e riattaccandola miracolosamente, episodio che gli valse la nomina a patrono di maniscalchi, orafi e veterinari.
Dopo la sua morte, avvenuta serenamente il 1º dicembre 660, sant’Audoeno scrisse la sua biografia, poi ripresa nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Il culto di Sant’Eligio si diffuse rapidamente in Europa. Oggi è venerato come patrono degli orafi, maniscalchi, veterinari e numismatici.
La sua memoria liturgica è celebrata il 1º dicembre, con celebrazioni che includono la benedizione dei cavalli in Francia e in alcune località italiane come Sciara e Nocera Inferiore.1