Partorirà il figlio del marito morto di tumore nel 2019. Il bimbo, che nascerà nel 2020, era stato concepito nel 2015, quando la coppia si era rivolta a un centro per la procreazione medicalmente assistita. In questa circostanza erano stati crioconservati (in attesa dell’impianto) due embrioni fecondati con il liquido seminale dell’uomo.
La diagnosi del cancro, ha però poi ostacolato il progetto di una seconda gravidanza dei coniugi, originari della provincia di Lecce. In seguito alla la morte del marito, la donna ha dovuto lottare contro la burocrazia perché l’embrione non andasse perduto. Dopo due mesi di udienze, il tribunale di Lecce ha dato l’ok per l’utilizzo. Lo riporta il Nuovo Quotidiano di Puglia.
Tutto inizia nel 2014, quando la coppia decide di avere un altro figlio. La gravidanza non arriva, così i coniugi scelgono di avviare la procedura per la procreazione medicalmente assistita. Il progetto viene interrotto dalla malattia dell’uomo.
Nel 2019, dopo la morte del marito, la donna si rivolge alla clinica per procedere all’impianto dell’embrione, ma si scontra subito contro il muro della burocrazia. Nonostante il marito avesse firmato i consensi prima di morire, il laboratorio non può procedere senza il permesso del giudice.
La donna, dunque, contatta l’avocatessa Tania Rizzo. Il nodo da sciogliere è l’articolo 5 della legge sulla procreazione assistita, per cui “possono accedere alle tecniche di procreazione assistita coppie maggiorenni entrambi viventi”. La legale ha quindi deciso di puntare sul diritto della madre alla maternità, sul fatto che un embrione già fecondato non può essere soppresso e sul desiderio di procreazione del defunto (ribadita prima di morire). La giudice ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato riconoscendo i suddetti principi.
Alla base del provvedimento ci sono quattro punti: il fatto che i due genitori fossero in vita al momento della procreazione, “il diritto dell’embrione alla vita” (sancito dalla legge), “l’impossibilità del partner di revocare il proprio consenso” e “il diritto della donna ad ottenere, sempre, il trasferimento degli embrioni crioconservati”.
I precedenti – Si tratta del terzo caso in Italia – episodi simili si erano registrati a Palermo nel 1999 e a Bologna nel 2010 – e del primo in Puglia.
fonte: tgcom24.mediaset.it