A cinque anni dalla sua morte è legittimo chiedersi se oggi il cardinale Carlo Maria Martini sarebbe soddisfatto del pontificato di Papa Francesco. È impossibile, però, dare una risposta definitiva a questa domanda visto che il porporato biblista e confratello gesuita di Jorge Mario Bergoglio non ha visto né le dimissioni di Benedetto XVI, né il conclave che ha eletto il primo Pontefice latinoamericano della storia. Da ciò che è ormai universalmente conosciuto si sa che il cardinale Martini, nel conclave del 2005 al quale partecipò, sognò l’elezione di Bergoglio ma ebbe la convinzione che sia per Ratzinger, sia per il confratello gesuita non ci sarebbe stata la fumata bianca. E, invece, fu doppiamente smentito. Prima perché l’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede fu eletto Papa al quarto scrutinio in un conclave durato appena 24 ore. E poi perché, otto anni dopo, toccò proprio a Bergoglio ereditare la guida della Chiesa dalle mani di Benedetto XVI.