Il 26 novembre segna l’anniversario della scomparsa di Bernardo Bertolucci, uno dei registi più influenti e celebrati nella storia del cinema italiano e mondiale. Nato il 16 marzo 1941 a Parma e scomparso nel 2018, Bertolucci ha lasciato un’eredità culturale senza eguali, costruendo un cinema che esplorava l’intimità dell’animo umano con una visione grandiosa e poetica.
Gli inizi e l’influenza letteraria
Figlio del poeta e critico letterario Attilio Bertolucci, Bernardo crebbe in un ambiente intellettuale che nutrì il suo amore per la scrittura e il cinema. Durante la sua giovinezza, si distinse come poeta, vincendo premi e pubblicando opere, ma il fascino della macchina da presa si fece presto irresistibile.
La sua carriera cinematografica iniziò come assistente di Pier Paolo Pasolini nel film Accattone (1961).
Questo incontro con uno dei più grandi intellettuali italiani segnò profondamente il suo approccio artistico, spingendolo a esplorare temi politici, sociali e psicologici con una sensibilità poetica.
La poetica del cinema
Il debutto registico di Bertolucci avvenne nel 1962 con La commare secca, un’opera che già mostrava la sua capacità di intrecciare narrazione e simbolismo. Tuttavia, fu con Prima della rivoluzione (1964) che emerse il suo stile unico, caratterizzato da una fusione di introspezione personale e impegno politico.
Con il tempo, Bertolucci divenne un maestro nel raccontare le complessità della psiche umana, mescolando introspezione, erotismo e politica in film che sfidavano le convenzioni del loro tempo.
Capolavori internazionali
La consacrazione definitiva arrivò con opere come:
- “Ultimo tango a Parigi” (1972): Uno dei film più controversi della storia del cinema, che esplora il desiderio, il dolore e l’alienazione. Nonostante le polemiche, rimane un esempio straordinario del suo approccio audace e innovativo.
- “Novecento” (1976): Un’epopea storica che racconta mezzo secolo di storia italiana attraverso gli occhi di due amici, simbolo della lotta di classe.
- “L’ultimo imperatore” (1987): Questo capolavoro gli valse ben 9 Premi Oscar, inclusi quello per il Miglior Film e la Miglior Regia, rendendolo il primo regista italiano a ottenere tale riconoscimento. Il film è un trionfo visivo e narrativo che racconta la vita di Pu Yi, l’ultimo imperatore cinese.
Il cinema come scoperta interiore
Bertolucci era un regista che amava esplorare l’animo umano attraverso storie che sfidavano il pubblico a interrogarsi su sé stesso.
Film come Il tè nel deserto (1990) e The Dreamers (2003) dimostrano la sua capacità di trattare temi universali con una sensibilità profonda, celebrando il desiderio, la giovinezza e l’amore per la libertà.
La persona dietro il regista
Pur essendo un regista di fama mondiale, Bertolucci era noto per la sua umiltà e la sua dedizione all’arte.
La sua vita fu segnata anche da una lunga battaglia contro problemi di salute che lo costrinsero su una sedia a rotelle negli ultimi anni, ma che non intaccarono il suo spirito creativo.
Bernardo Bertolucci continua a essere una figura fondamentale del cinema mondiale. Il suo lavoro ha ispirato generazioni di registi e spettatori, e le sue opere rimangono un punto di riferimento per chiunque voglia esplorare la profondità e la bellezza del linguaggio cinematografico.
Bertolucci non era solo un regista; era un poeta visivo che sapeva trasformare il cinema in un’esperienza emotiva e intellettuale unica.
Oggi, nel ricordarlo, celebriamo non solo i suoi film, ma anche il suo coraggio di osare, il suo desiderio di spingersi oltre i confini e la sua capacità di rivelare, attraverso la macchina da presa, le infinite sfumature dell’umanità.