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18 luglio 2003. Addio a Sandro Ciotti, l’uomo dalla voce inconfondibile.

Sandro Ciotti è stato una figura iconica nel panorama del giornalismo sportivo italiano. Nato a Roma il 4 novembre 1928, ha lasciato un segno indelebile nella storia della radiotelevisione italiana grazie alla sua voce roca e al suo stile unico. La sua morte, avvenuta il 18 luglio 2003, ha segnato la fine di un’era per molti appassionati di calcio e di sport in generale.
La carriera di Sandro Ciotti inizia negli anni ’50, quando, dopo aver studiato all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, entra a far parte della RAI.
La sua voce diventa presto riconoscibile e amata dal pubblico italiano. Negli anni ’60, Ciotti si distingue non solo come cronista sportivo, ma anche come conduttore radiofonico e televisivo, e giornalista musicale.
Ciotti ha lavorato in vari ambiti, ma è il calcio che gli regala la massima notorietà. Il suo modo di raccontare le partite, di catturare l’essenza del gioco e di trasmettere le emozioni del campo ai telespettatori e radioascoltatori, lo rendono unico. Ha commentato più di 2000 partite di calcio e ha partecipato a 15 edizioni della Coppa del Mondo FIFA.
Oltre al calcio, Ciotti ha lavorato anche nel mondo della musica. Ha collaborato con il grande amico e collega Adriano De Zan, conducendo programmi radiofonici che hanno spaziato dal jazz al rock, influenzando generazioni di ascoltatori con le sue competenze musicali. Il suo amore per la musica lo ha portato a intervistare artisti del calibro di Louis Armstrong e Miles Davis.
La sua poliedricità si estende anche alla narrativa. Sandro Ciotti è stato un autore prolifico, con vari libri all’attivo, molti dei quali riguardano le sue esperienze di vita e di lavoro. Tra i suoi titoli più famosi, “La mia voce inconfondibile” e “Il pallone è tondo”, offrono uno spaccato della sua vita professionale e personale.
Ciotti era noto per il suo stile inimitabile. La sua voce roca, causata da una laringite cronica, è diventata un marchio di fabbrica. Questo, combinato con la sua capacità di raccontare storie in modo vivido e coinvolgente, lo ha reso una delle voci più amate della radiotelevisione italiana.
I suoi commenti erano spesso arricchiti da aneddoti e curiosità, che andavano oltre il semplice resoconto sportivo. Questo stile narrativo ha reso ogni partita non solo un evento sportivo, ma anche un’esperienza culturale.
La morte di Sandro Ciotti il 18 luglio 2003 ha lasciato un vuoto nel mondo del giornalismo sportivo. Numerosi colleghi, sportivi e fan hanno reso omaggio al grande cronista, ricordando la sua professionalità, la sua passione e il suo inconfondibile stile.
Ciotti è stato sepolto nel Cimitero Flaminio di Roma, e la sua tomba è diventata un luogo di pellegrinaggio per molti appassionati che vogliono rendere omaggio a una delle figure più iconiche della storia del giornalismo sportivo italiano.
L’eredità di Sandro Ciotti è viva e vibrante ancora oggi. La sua influenza si percepisce non solo nel modo in cui vengono commentate le partite di calcio, ma anche nell’approccio al giornalismo sportivo in generale. Ciotti ha dimostrato che il giornalismo può essere una forma d’arte, capace di emozionare e coinvolgere il pubblico.
In un’epoca in cui la tecnologia ha trasformato il modo di fruire lo sport, la lezione di Ciotti rimane attuale: la passione, la competenza e la capacità di raccontare storie sono qualità indispensabili per chiunque voglia intraprendere la carriera di cronista sportivo.
Sandro Ciotti ha lasciato un segno indelebile, e il suo ricordo continua a vivere nei cuori di chi lo ha ascoltato e amato. La sua voce roca e inconfondibile risuona ancora, come un’eco senza tempo, nelle memorie di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di ascoltarlo.

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