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Chapecoense un anno dopo. La fine e la rinascita.

Mi sono svegliato nel bosco, ho aperto gli occhi, ma era tutto buio. Faceva freddo e sentivo le persone chiedere aiuto. Ho iniziato a chiedere aiuto anch’io, non avevo idea di dove fossi. In quel momento non ricordavo nulla. Mi misi solo a supplicare, non volevo morire”. Sembrano l’incipit di un romanzo, le parole di Jakson Follman, mesi dopo l’incidente da cui ha avuto la vita sconvolta in cambio di averla salva. Lui e i compagni di squadra Alan Ruschel e Hélio Hermito Zampier Neto sono diventati altro. Ovviamente su un piano interiore, ma anche nella rappresentazione pubblica. Loro sono “i Sopravvissuti”.

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