Muore Maurice Béjart, il coreografo visionario che trasformò la danza in un’arte universale.
Il 22 novembre 2007 si spegne a Losanna Maurice Béjart, uno dei più grandi coreografi del Novecento.
Con lui, il mondo della danza perde un innovatore senza pari, un artista capace di rompere le convenzioni e di trasformare il balletto classico in una forma d’arte moderna, accessibile e profondamente emozionale.
Gli inizi: un talento precoce
Nato a Marsiglia il 1° gennaio 1927, Maurice-Jean Berger – che più tardi assumerà il nome d’arte Béjart in omaggio allo scrittore Jean Racine – si avvicina alla danza sin da giovanissimo. A soli 14 anni debutta all’Opéra di Parigi, dimostrando un talento precoce e una passione per il movimento che avrebbe segnato tutta la sua vita.
La sua formazione attraversa i confini della danza classica, arricchendosi con studi di filosofia e teatro, influenze che avrebbero plasmato il suo approccio unico alla coreografia. Béjart non si limitava a creare spettacoli: costruiva vere e proprie esperienze artistiche, dove il corpo e la musica dialogavano con una profondità e un’intensità senza precedenti.
Un rivoluzionario della danza
Negli anni ’50, Béjart inizia a sperimentare con il linguaggio coreografico, superando i limiti del balletto tradizionale. Il suo primo grande successo arriva nel 1959 con “La Sagra della Primavera”, ispirata alla celebre composizione di Igor Stravinsky. Béjart trasforma la brutalità e la forza primordiale della musica in una coreografia fisica e sensuale, capace di incantare e sconvolgere il pubblico.
Un altro dei suoi capolavori è il “Bolero” di Maurice Ravel, una delle opere più iconiche della danza contemporanea. In questa coreografia, Béjart riduce il movimento a gesti essenziali, quasi ipnotici, creando un crescendo emotivo che culmina in un’esplosione di energia.
L’interpretazione del “Bolero” è diventata un classico immortale, rappresentato in tutto il mondo.
Il Ballet du XXe Siècle: una visione globale
Nel 1960, Béjart fonda il Ballet du XXe Siècle a Bruxelles, una compagnia che avrebbe rivoluzionato il panorama della danza. Con questa troupe, Béjart porta in scena spettacoli che uniscono danza, teatro, filosofia e spiritualità, esplorando temi universali come l’amore, la morte, la ricerca del senso della vita.
Béjart è anche un pioniere nell’aprire la danza a nuove culture e tradizioni. Nei suoi spettacoli, si intrecciano influenze dell’India, del Giappone e del Medio Oriente, in una sintesi artistica che celebra la diversità e l’universalità dell’esperienza umana. Per Béjart, la danza era un linguaggio globale, capace di comunicare oltre le barriere linguistiche e culturali.
Gli anni a Losanna e il Béjart Ballet
Nel 1987, Béjart trasferisce la sua compagnia a Losanna, fondando il Béjart Ballet Lausanne, che diventa un punto di riferimento per la danza contemporanea. Qui continua a creare, insegnare e ispirare, mantenendo intatta la sua inesauribile energia creativa. Béjart era noto per la sua capacità di lavorare con i giovani danzatori, spingendoli a esplorare i propri limiti e a scoprire nuove possibilità espressive.
Un’eredità immortale
Maurice Béjart ha trascorso la sua vita a reinventare la danza, trasformandola in un’arte che parla al cuore e all’anima. Le sue coreografie sono un inno alla bellezza, alla sensualità e alla complessità dell’esistenza umana. La sua capacità di unire tradizione e innovazione, corpo e spirito, rimane un esempio straordinario di ciò che l’arte può raggiungere.
La sua scomparsa nel 2007 ha lasciato un vuoto immenso nel mondo della danza, ma la sua eredità vive nelle opere che continuano a emozionare e ispirare generazioni di artisti e spettatori. Béjart non è stato solo un coreografo: è stato un poeta del movimento, un visionario capace di trasformare la danza in un’esperienza trascendentale.
“La danza non è un’arte del passato: è un’arte del presente e del futuro”, amava dire Béjart. E così, il suo spirito continua a danzare, immortale, in ogni gesto che porta avanti la sua visione.