Il 20 dicembre 1991 muore a Milano Walter Chiari, pseudonimo di Walter Annichiarico, uno dei più noti comici italiani e esponente di spicco della commedia italiana, insieme ad Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni e Nino Manfredi. Nato a Verona l’8 marzo 1924 da genitori di origine pugliese, si trasferisce a Milano all’età di 8 anni con la sua famiglia. Dopo una breve carriera da pugile inizia a coltivare il sogno di diventare attore. La sua prima e breve apparizione è per uno spettacolo intitolato “Se ti bacia Lola” messo in scena nel 1946. L’anno seguente Giorgio Pastina lo vuole come attore nel film “Vanità”: per questa parte Walter Chiari si aggiudicherà un Nastro d’argento speciale come miglior attore esordiente. Il successo arriva in seguito a diverse collaborazioni con artisti della cinematografia italiana tra i quali Luchino Visconti, per il quale lavora al fianco di una magnifica Anna Magnani nel film “Bellissima”.
Walter si fa strada tra il cinema e lo spettacolo grazie al suo modo unico di recitare e intrattenere il pubblico con monologhi brillanti e coinvolgenti, che di fatto aprono le porte a una nuova comicità. Tra le apparizioni televisive che lo hanno reso celebre vi è senza dubbio la conduzione “Canzonissima” del 1968, accanto a Mina e Paolo Panelli. Nel maggio del 1970 riceve un mandato di cattura per consumo e spaccio di cocaina. Dopo quattro giorni di carcere viene prosciolto, ma rimane in piedi l’accusa di consumo personale, per la quale ottiene comunque la libertà provvisoria. La vicenda gli costa l’uscita di scena dagli schermi per alcuni anni, fino al 1986, quando torna alla ribalta con “Storia di un altro italiano”.
Nello stesso anno gira “Romance”, film di Massimo Mazzucco, che viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Ma gli anni d’oro per Walter sono ormai lontani: dopo altre piccole collaborazioni Walter Chiari muore all’età di 67 anni stroncato da un infarto. La vena ironica che ha contraddistinto la sua vita e la sua carriera artistica è condensata nell’epitaffio inciso sulla sua lapide, che recita: “Amici, non piangete: è soltanto sonno arretrato“.