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22 novembre 1963. Assassinato il presidente Kennedy.

Un colpo fatale scuote l’America e il mondo intero.

Il 22 novembre 1963, Dallas divenne teatro di uno degli eventi più tragici e sconvolgenti della storia americana. Alle 12:30, durante un corteo presidenziale nel cuore della città texana, il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy fu colpito da proiettili sparati da un cecchino.
Il corpo di Kennedy, raggiunto alla testa, si accasciò tra le braccia della moglie Jacqueline, segnando la fine di una presidenza che aveva incarnato il sogno di un’America nuova e progressista.

La cronaca di un attentato

La giornata del 22 novembre iniziò con grande entusiasmo. Kennedy, accompagnato dalla First Lady Jacqueline, stava compiendo un viaggio ufficiale in Texas per rafforzare il sostegno politico in vista delle elezioni del 1964. Dallas era l’ultima tappa del tour, e una folla numerosa si era radunata lungo le strade per salutare il giovane presidente e sua moglie.

A bordo di una limousine scoperta, Kennedy sorrideva e salutava il pubblico quando, attraversando Dealey Plaza, furono esplosi i colpi. Uno dei proiettili lo colpì al collo, un altro alla testa. Il governatore del Texas, John Connally, seduto davanti a lui, rimase gravemente ferito.
La limousine accelerò immediatamente verso il Parkland Memorial Hospital, ma per Kennedy non ci fu nulla da fare: fu dichiarato morto alle 13:00.

Shock e caos

La notizia della morte di Kennedy si diffuse rapidamente, generando un’ondata di dolore e incredulità in tutto il mondo.
Il giovane presidente, appena 46enne, era una figura carismatica, simbolo di speranza e rinnovamento per gli Stati Uniti. La sua tragica scomparsa lasciò un vuoto immenso, non solo nella politica americana, ma anche nel cuore di milioni di persone che vedevano in lui un leader capace di affrontare le sfide del futuro.

L’assassino e il mistero

Poche ore dopo l’attentato, la polizia arrestò Lee Harvey Oswald, un ex marine con legami ambigui con l’Unione Sovietica e Cuba.
Oswald fu accusato dell’omicidio di Kennedy e dell’agente di polizia J.D. Tippit, ucciso durante la sua fuga. Tuttavia, il 24 novembre, due giorni dopo l’arresto, Oswald fu assassinato da Jack Ruby, un proprietario di nightclub, mentre veniva trasferito dal carcere.

L’assassinio di Oswald alimentò le teorie del complotto che già circolavano, mettendo in discussione la versione ufficiale fornita dalla Commissione Warren, secondo cui Oswald avrebbe agito da solo. Nel corso dei decenni, numerose ipotesi sono emerse, coinvolgendo la mafia, la CIA, l’FBI, e persino il governo sovietico, ma la verità definitiva rimane avvolta nel mistero.

L’eredità di JFK

John Fitzgerald Kennedy, il 35° presidente degli Stati Uniti, aveva governato per poco meno di tre anni, ma il suo impatto sulla storia americana fu straordinario. Sotto la sua guida, il paese affrontò momenti cruciali come la crisi dei missili di Cuba, che portò il mondo sull’orlo della guerra nucleare, e la lotta per i diritti civili, che iniziò a sfidare le profonde ingiustizie razziali della società americana.

Kennedy fu anche l’artefice del programma spaziale Apollo, lanciando il famoso obiettivo di portare un uomo sulla Luna entro la fine del decennio.
La sua retorica ispiratrice, incarnata nel celebre discorso “Ask not what your country can do for you; ask what you can do for your country,” continua a essere un faro per molti.

Un simbolo immortale

La morte di JFK segnò una cesura nella storia americana, ponendo fine a un’era di ottimismo e inaugurando un periodo di turbolenza politica e sociale. Jacqueline Kennedy, con la sua grazia e il suo dolore dignitoso, divenne il simbolo di una nazione in lutto, mentre l’immagine di Kennedy, giovane e sorridente, rimase impressa nella memoria collettiva.

Sessant’anni dopo, l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy continua a evocare domande senza risposta e a rappresentare uno dei momenti più oscuri della storia moderna. Tuttavia, il suo sogno di un’America più giusta, forte e unita resta un ideale che ispira generazioni. Kennedy non fu solo un presidente, ma un simbolo di speranza, la cui luce, pur spezzata, non si è mai spenta.

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