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29 agosto 2016. Addio a Jerome Silberman.

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Oggi ricordiamo l’anniversario della scomparsa di Jerome Silberman, conosciuto al mondo con il nome d’arte Gene Wilder.
Attore, comico, scrittore e regista, Wilder è stato una delle figure più amate e versatili del cinema del XX secolo.
La sua morte, avvenuta il 29 agosto 2016, ha lasciato un vuoto incolmabile nel mondo del cinema, ma il suo lascito artistico continua a vivere attraverso le sue indimenticabili interpretazioni.
Jerome Silberman nacque l’11 giugno 1933 a Milwaukee, Wisconsin, in una famiglia ebraica di origini russe e polacche.
Fin da giovane, dimostrò un talento naturale per la recitazione, un’arte che perfezionò presso la Bristol Old Vic Theatre School in Inghilterra e successivamente al Lee Strasberg’s Actors Studio di New York.
Questi anni di formazione furono cruciali per lo sviluppo del suo stile unico, una fusione di comicità fisica e intellettuale che sarebbe diventata il suo marchio di fabbrica.
Il debutto cinematografico di Wilder avvenne nel 1967 con un piccolo ruolo in “Gangster Story” (Bonnie and Clyde), ma fu il suo incontro con il regista Mel Brooks che cambiò la sua carriera. Il primo grande successo arrivò nel 1968 con “Per favore, non toccate le vecchiette” (The Producers), dove Wilder interpretò il nevrotico contabile Leo Bloom.
Questa performance gli valse la sua prima nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista.
La collaborazione con Mel Brooks continuò a dare frutti straordinari. Nel 1974, Wilder recitò in “Frankenstein Junior” (Young Frankenstein), un film che non solo lo vide protagonista, ma anche co-autore della sceneggiatura. Il film, una parodia dei classici dell’orrore, divenne un cult e ancora oggi è considerato una delle migliori commedie di tutti i tempi.
La sua interpretazione del Dr. Frederick Frankenstein, con il perfetto equilibrio tra serietà e comicità surreale, dimostrò l’eccezionale talento di Wilder nel mescolare generi diversi.
Lo stesso anno, Wilder fu anche protagonista di “Mezzogiorno e mezzo di fuoco” (Blazing Saddles), un’altra pietra miliare della commedia, che satirizzava il genere western e le questioni razziali in modo audace e innovativo.
Se c’è un ruolo per cui Gene Wilder è universalmente riconosciuto, è quello di Willy Wonka in “Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato” (1971), l’adattamento cinematografico del celebre libro di Roald Dahl.
La sua interpretazione dell’eccentrico proprietario della fabbrica di cioccolato è diventata iconica, grazie alla sua capacità di incarnare un personaggio enigmatico, al contempo affascinante e inquietante.
Il film non fu inizialmente un successo al botteghino, ma con il passare degli anni divenne un classico amato da generazioni di spettatori.
Negli anni ’70 e ’80, Wilder continuò a brillare in ruoli comici e drammatici. Memorabili furono le sue collaborazioni con Richard Pryor, con cui recitò in film di grande successo come Wagon-Lits con omicidi (Silver Streak, 1976) e “Non guardarmi: non ti sento” (See No Evil, Hear No Evil, 1989).
Questi film sfruttavano l’alchimia unica tra i due attori, creando una coppia comica irresistibile.
Nel corso della sua carriera, Wilder si cimentò anche nella regia, dirigendo film come “Il fratello più furbo di Sherlock Holmes” (The Adventure of Sherlock Holmes’ Smarter Brother, 1975) e “La signora in rosso” (The Woman in Red, 1984). Pur non raggiungendo il successo dei suoi lavori come attore, questi film dimostrarono la sua versatilità e il desiderio di esplorare nuovi orizzonti creativi.
Negli anni ’90, Wilder iniziò a diradare le sue apparizioni sul grande schermo.
Dopo la morte della terza moglie, l’attrice Gilda Radner, nel 1989 a causa di un cancro ovarico, Wilder si impegnò attivamente nella lotta contro la malattia, fondando il Gilda Radner Ovarian Cancer Detection Center e scrivendo il libro “Gilda’s Disease”.
Il suo impegno nel campo della salute è stato uno dei suoi ultimi contributi al di fuori del mondo dello spettacolo.
Il ritiro ufficiale di Wilder dalle scene avvenne nel 2003, dopo un breve ritorno in televisione nella serie Will & Grace”, per la quale vinse un Emmy Award come miglior attore guest star in una serie comica.
Dopo il ritiro, si dedicò alla scrittura, pubblicando vari libri, tra cui il suo memoir “Kiss Me Like a Stranger” e alcune opere di narrativa.
La morte di Gene Wilder, avvenuta a causa di complicazioni legate all’Alzheimer, ha segnato la fine di un’era per molti fan del cinema.
Tuttavia, il suo contributo all’arte cinematografica rimane indelebile. Wilder non era solo un attore comico; era un maestro della sottigliezza, capace di portare umanità e profondità anche nei ruoli più assurdi.
Nel ricordare Jerome Silberman, celebriamo non solo il genio comico di Gene Wilder, ma anche l’uomo che, con i suoi personaggi indimenticabili, ha saputo farci ridere, riflettere e sognare.
A otto anni dalla sua scomparsa, il suo spirito continua a vivere nei cuori di chi ha amato i suoi film e di chi continua a scoprirli ancora oggi.

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