Il 15 aprile 2011 un gruppo di jihadisti di Gaza, che l’aveva rapito il giorno prima, ha ucciso Vittorio Arrigoni, il pacifista italiano che da tempo viveva nella più popolosa città palestinese. Nato in Brianza nel 1975, Vittorio si è impegnato sin da giovane nella cooperazione internazionale. Nel 2002 svolge la sua prima missione da cooperatore in Palestina, a Gerusalemme Est.
Negli anni successivi sostiene la causa palestinese ed entra nel mirino del governo israeliano, che lo respinge alla frontiera in modo violento impedendogli di andare a vivere in Palestina. Nel 2008 rientra a Gaza, via mare, per trasferirsi a vivere nella città più grande abitata dal popolo palestinese. Nel 2009 diventa celebre grazie al suo lavoro di corrispondente durate l’operazione “Piombo Fuso”, bombardamenti condotti da Israele costati la vita a centinaia di persone.
L’attivista italiano è l’unica persona straniera che documenta sul posto l’azione militare israeliana, scrivendo dettagliate corrispondenze per diverse testate italiane. Diventa celebre la frase con cui Vittorio Arrigoni chiude i suoi articoli, “Restiamo Umani”, simbolo della sua visione universalistica e pacifista e titolo di uno dei suoi libri. Il 14 aprile del 2011 un gruppo terrorista lo rapisce e dopo aver diffuso un video del suo sequestro lo uccide. Gli autori del suo omicidio sono stati condannati all’ergastolo a fine 2011, anche se rimane il mistero sul motivo del gesto criminale.