Quel viaggio irreale tra le onde sul traghetto tornato dall’aldilà.

11 Giugno 2019 - 07:13--Curiosità-

Aprile è un mese splendido in Sardegna. Esplodono i colori delle fioriture e gli odori diventano acuti e penetranti. È un mondo giallo e turchese, maculato dal verde dei lecci e delle sughere contorte. Per questa ragione, Alessandro Z., camionista di Udine, accettò con piacere una consegna nell’isola dei nuraghi. Così, una sera di aprile di 28 anni fa, s’imbarcò al porto di Livorno con il suo Scania sul traghetto Moby alla volta di Olbia. La nave era poco affollata: tre famiglie, alcuni trasportatori e un gruppo di escursionisti.
Finite le procedure, tutti si rilassarono avvolti nella calda ovatta degli arredi, cullati dal rumore sordo e monotono del motore a turbina.
Tutti tranne Alessandro. Nell’aria, infatti, percepiva qualcosa di sinistro. Uscì all’aperto per respirare. All’orizzonte, leggere pennellate di bianco macchiavano il blu cobalto del cielo. Osservò i marinai sul ponte, poco indaffarati considerato l’esiguo carico. Vide il timoniere e il comandante salire in cabina e l’ufficiale radio sull’aletta; gli sembrava, però, una scena irreale.
Tutti costoro, infatti, erano pallidissimi; cosa decisamente insolita per dei “lupi di mare”. Guardò a poppa, dove altri ufficiali, anche loro di un pallore impressionante, si accertavano che i passeggeri fossero saliti a bordo per chiudere i portelloni. Entrò al bar, turbato. Dietro al bancone, il marinaio che spinava birra gli parve, addirittura, grigiastro. Insomma, sembrava che tutto il personale di bordo fosse reduce da una terribile intossicazione alimentare. Fece notare la stranezza al barista che, di rimando, lo guardò con sospetto.
Per Alessandro la notte fu insonne. L’inquietudine non lo abbandonava e la luce del mattino non riuscì a spazzar via l’umore tetro. Inoltre, in pieno giorno, la bianchezza dell’equipaggio era addirittura inquietante. Lo sbarco avvenne senza intoppi e Alessandro riprese il viaggio su terra.
Si fermò sull’isola qualche giorno e poi, al momento del rientro, la notizia: “Traghetto contro petroliera. 140 morti e un solo superstite”. Erano le 22.03 di mercoledì 10 aprile 1991 quando il traghetto Moby Prince, in servizio di linea tra Livorno e Olbia, mollò gli ormeggi per la traversata, speronando la nave Agip Abruzzo. Alessandro fu scosso da un brivido: era lo stesso traghetto con cui aveva viaggiato all’andata; quello manovrato da marinai bianchi come fantasmi.

fonte: messaggeroveneto.it

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Quel viaggio irreale tra le onde sul traghetto tornato dall’aldilà.
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Aprile è un mese splendido in Sardegna. Esplodono i colori delle fioriture e gli odori diventano acuti e penetranti. È un mondo giallo e turchese, maculato dal verde dei lecci e delle sughere contorte. Per questa ragione, Alessandro Z., camionista di Udine, accettò con piacere una consegna nell’isola dei nuraghi. Così, una sera di aprile di 28 anni fa, s’imbarcò al porto di Livorno con il suo Scania sul traghetto Moby alla volta di Olbia. La nave era poco affollata: tre famiglie, alcuni trasportatori e un gruppo di escursionisti.
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Si fermò sull’isola qualche giorno e poi, al momento del rientro, la notizia: “Traghetto contro petroliera. 140 morti e un solo superstite”. Erano le 22.03 di mercoledì 10 aprile 1991 quando il traghetto Moby Prince, in servizio di linea tra Livorno e Olbia, mollò gli ormeggi per la traversata, speronando la nave Agip Abruzzo. Alessandro fu scosso da un brivido: era lo stesso traghetto con cui aveva viaggiato all’andata; quello manovrato da marinai bianchi come fantasmi.

fonte: messaggeroveneto.it

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