Così come quel giorno sull’altare.

26 Ottobre 2020 - 06:00--Spazi di Riflessione-

Osservo la nebbia. È come se da essa, impalpabile e mistica, potessero spuntare mostri smaniosi. È anche questo che mi piace di ottobre: accoglie nelle sue braccia fredde e pungenti i miei pensieri, cristallizzandoli e fermando per loro il tempo mentre procedo per la mia strada. Anche se è giorno, questa città mi pare un enorme cimitero: la nebbia la divora, la bistratta e la impaurisce dalle tenerezze primaverili e dalla presenza della pelle sempre in vista, tra vestiti di una quantità tale di tessuto che ci si potrebbe creare solo una cravatta. No: per me potrebbe sempre essere autunno! Alla fine dell’anno la mia mente viaggia a 300km/h ritornando ai mesi passati, a quelli più caldi, alle peripezie di giorni insoliti e poco attraenti, come un vecchio manichino di quelli abbandonati nelle vetrine, in attesa di essere rivestiti o buttati via per scelta di altri.
Nel mio lavoro ho sempre vissuto un doppio conforto: la presa in cura degli altri e, soprattutto, di me stessa. Nonostante questo non possa sempre essere accolto con cuore e con mente aperta, nonostante spesso e volentieri tale mansione possa impaurire anche le più morbose razionalità. E la mente viaggia veloce… gli unici fiori che vedo sopravvivere in giardino mi implorano pietà per poter entrare in casa: è come se li sentissi urlare, così come sento gridare quel piccolo albero di pesco acquistato in un giorno di giugno quando pensavo “chissà quanti mesi o anni ci vorranno prima che diventi un gigante buono”. E proprio nel silenzio della nebbia vedo i colori di questi fiori spegnersi, morire come la fiamma di una candela che cerco nel muro bianco intorno a me.
Il pensiero dunque corre a giugno, alla signora M. A passo svelto mi diressi verso la saletta per effettuare quel piccolo tocco gentile poco prima della funzione. “Che bella Donna”, pensai. Mani curate, un abito da festa, forse, di quelli con fantasie fiorite, ben stirato, le décolleté bianche immacolate. Era così giovane, ancora: e ogni qualvolta il tempo si approfitta troppo presto di certe vite, mi fermo un attimo a pensare. Quel giorno vi erano la figlia ed il consorte, in realtà a mio parere non ancora resisi conto di ciò che stava accadendo. Vi fu un patto silenzioso tra me e la ragazza, preoccupata che tutto fosse perfetto. I fiori, che ricordo bene come perdessero acqua dal poggia piante, li volle allineati come le galassie; il feretro, inizialmente mal posizionato, lo allineammo insieme come se avessimo in cura una creatura di cristallo. Si sedette al suo fianco, le parlò. “Hai visto, mamma? Anche io oggi sono truccata, tu che dicevi che non mi tiro mai”. Come se, sì, la Mamma la stesse ascoltando.
Vi sono certi sguardi e sorrisi con gli occhi che tendo a non dimenticare e che rimangono lì, in un minuscolo angolo della mia mente. Non pianse, anzi. La decisione di accarezzare la mamma un’ultima volta le venne come il gesto più naturale del mondo. Le tolse la parrucca, segno di un male troppo scomodo per rimanere nascosto. Nonostante il volto, in realtà, apparisse quasi incontaminato, come quei fiori di montagna che tanto adoro. Dopo aver sistemato le ultime cose, avvenne un fatto che andò oltre ogni mio modo di pensare, di agire, di credere. Il marito, sino a quel momento in silenzio e sino a poco prima seduto ad osservare e a dialogare con il vuoto, mise sul telefono una canzone, la loro canzone. “Te la ricordi, amore mio?”. Non lo guardai in volto, ammetto di aver avuto gli occhi tanto gravidi di lacrime da volermi voltare a fissare la porta del tempietto. Non bastò questo per farle capire che nei suoi pensieri Lei era ancora l’aurora inoppugnabile. Da dove, non so, adagiò una e una soltanto peonia sulle mani della moglie, cercando di posizionarla al meglio nonostante la plastica che la accoglieva e nonostante il velo si scontrasse provocando un fruscio alquanto fastidioso. Subentrò la figlia: “era il fiore del loro matrimonio”. Proprio quello. Non era un mazzo, era un timido testimone di un amore immortale. A volte, nella noncuranza del mondo, mi perdo nell’imbattermi con simili atti di gentilezza e di amore eterno. A volte, non riesco ad accettare tanta innocenza. Ed arriva quindi la fine, il tempo di andarsene lasciando agli altri un dolore più leggero.

Beatrice Roncato Villa

Condividi sui tuoi social...
Articoli correlati
TgFuneral24 Consiglia
memoria expo 2025 mostra articoli funerari
Holding Funeraria Italiana
scacf cofani funebri perugia
lorandi group industria cofani funebri a brescia
gfm asti imbottiture funebri eccellenza della manifattura italiana
Paolo Imeri - Urne Cinerarie e Cofani Funebri
ellena autotrasformazioni saluzzo
assofuneral associazione italiana imprese funebri
registro italiano imprese funebri
pet news 24 quotidiano di informazione dedicato ai nostri amici animali
memories books necrologi funerali e annunci di lutto in italia
infortunistica tossani bologna
giesse risarcimento danni
studio 3a risarcimento danni mortali mestre
assisto assistenza gratuita risarcimento danni gravi a padova
architettura piu progettazione case funerarie a brescia
Orologi Bussolino
scuola superiore di formazione per la funeraria fondata da carmelo pezzino e nino leanza
coccato e mezzetti manufatti funerari e sanitari a novara
tg italia arreda arredamenti negozi ed interni a padova
OLTRE MAGAZINE
impresa funebre san siro milano
onoranze funebri croce verde reggio emilia
onoranze funebri e casa funeraria giubileo torino
impresa funebre bonino biella
funeral corporation servizi funebri metropolitani a rozzano
onoranze funebri certosa milano
pompe funebri europa milano
onoranze funebri marni codogno
pompe funebri pulici carate brianza
onoranze funebri gennaro tammaro napoli
tof centro servizi funebri bologna
newsletter
rimani informato

Iscriviti alla nostra newsletter, riceverai solo informazioni utili.

Leggi la nostra Privacy Policy per maggiori informazioni su come trattiamo i tuoi dati personali.

Così come quel giorno sull’altare.

26 Ottobre 2020 - 06:00--Spazi di Riflessione-

Osservo la nebbia. È come se da essa, impalpabile e mistica, potessero spuntare mostri smaniosi. È anche questo che mi piace di ottobre: accoglie nelle sue braccia fredde e pungenti i miei pensieri, cristallizzandoli e fermando per loro il tempo mentre procedo per la mia strada. Anche se è giorno, questa città mi pare un enorme cimitero: la nebbia la divora, la bistratta e la impaurisce dalle tenerezze primaverili e dalla presenza della pelle sempre in vista, tra vestiti di una quantità tale di tessuto che ci si potrebbe creare solo una cravatta. No: per me potrebbe sempre essere autunno! Alla fine dell’anno la mia mente viaggia a 300km/h ritornando ai mesi passati, a quelli più caldi, alle peripezie di giorni insoliti e poco attraenti, come un vecchio manichino di quelli abbandonati nelle vetrine, in attesa di essere rivestiti o buttati via per scelta di altri.
Nel mio lavoro ho sempre vissuto un doppio conforto: la presa in cura degli altri e, soprattutto, di me stessa. Nonostante questo non possa sempre essere accolto con cuore e con mente aperta, nonostante spesso e volentieri tale mansione possa impaurire anche le più morbose razionalità. E la mente viaggia veloce… gli unici fiori che vedo sopravvivere in giardino mi implorano pietà per poter entrare in casa: è come se li sentissi urlare, così come sento gridare quel piccolo albero di pesco acquistato in un giorno di giugno quando pensavo “chissà quanti mesi o anni ci vorranno prima che diventi un gigante buono”. E proprio nel silenzio della nebbia vedo i colori di questi fiori spegnersi, morire come la fiamma di una candela che cerco nel muro bianco intorno a me.
Il pensiero dunque corre a giugno, alla signora M. A passo svelto mi diressi verso la saletta per effettuare quel piccolo tocco gentile poco prima della funzione. “Che bella Donna”, pensai. Mani curate, un abito da festa, forse, di quelli con fantasie fiorite, ben stirato, le décolleté bianche immacolate. Era così giovane, ancora: e ogni qualvolta il tempo si approfitta troppo presto di certe vite, mi fermo un attimo a pensare. Quel giorno vi erano la figlia ed il consorte, in realtà a mio parere non ancora resisi conto di ciò che stava accadendo. Vi fu un patto silenzioso tra me e la ragazza, preoccupata che tutto fosse perfetto. I fiori, che ricordo bene come perdessero acqua dal poggia piante, li volle allineati come le galassie; il feretro, inizialmente mal posizionato, lo allineammo insieme come se avessimo in cura una creatura di cristallo. Si sedette al suo fianco, le parlò. “Hai visto, mamma? Anche io oggi sono truccata, tu che dicevi che non mi tiro mai”. Come se, sì, la Mamma la stesse ascoltando.
Vi sono certi sguardi e sorrisi con gli occhi che tendo a non dimenticare e che rimangono lì, in un minuscolo angolo della mia mente. Non pianse, anzi. La decisione di accarezzare la mamma un’ultima volta le venne come il gesto più naturale del mondo. Le tolse la parrucca, segno di un male troppo scomodo per rimanere nascosto. Nonostante il volto, in realtà, apparisse quasi incontaminato, come quei fiori di montagna che tanto adoro. Dopo aver sistemato le ultime cose, avvenne un fatto che andò oltre ogni mio modo di pensare, di agire, di credere. Il marito, sino a quel momento in silenzio e sino a poco prima seduto ad osservare e a dialogare con il vuoto, mise sul telefono una canzone, la loro canzone. “Te la ricordi, amore mio?”. Non lo guardai in volto, ammetto di aver avuto gli occhi tanto gravidi di lacrime da volermi voltare a fissare la porta del tempietto. Non bastò questo per farle capire che nei suoi pensieri Lei era ancora l’aurora inoppugnabile. Da dove, non so, adagiò una e una soltanto peonia sulle mani della moglie, cercando di posizionarla al meglio nonostante la plastica che la accoglieva e nonostante il velo si scontrasse provocando un fruscio alquanto fastidioso. Subentrò la figlia: “era il fiore del loro matrimonio”. Proprio quello. Non era un mazzo, era un timido testimone di un amore immortale. A volte, nella noncuranza del mondo, mi perdo nell’imbattermi con simili atti di gentilezza e di amore eterno. A volte, non riesco ad accettare tanta innocenza. Ed arriva quindi la fine, il tempo di andarsene lasciando agli altri un dolore più leggero.

Beatrice Roncato Villa

Condividi sui tuoi social...
TgFuneral24 Consiglia
memoria expo 2025 mostra articoli funerari
Holding Funeraria Italiana
scacf cofani funebri perugia
lorandi group industria cofani funebri a brescia
gfm asti imbottiture funebri eccellenza della manifattura italiana
Paolo Imeri - Urne Cinerarie e Cofani Funebri
ellena autotrasformazioni saluzzo
assofuneral associazione italiana imprese funebri
registro italiano imprese funebri
pet news 24 quotidiano di informazione dedicato ai nostri amici animali
memories books necrologi funerali e annunci di lutto in italia
infortunistica tossani bologna
giesse risarcimento danni
studio 3a risarcimento danni mortali mestre
assisto assistenza gratuita risarcimento danni gravi a padova
architettura piu progettazione case funerarie a brescia
Orologi Bussolino
scuola superiore di formazione per la funeraria fondata da carmelo pezzino e nino leanza
coccato e mezzetti manufatti funerari e sanitari a novara
tg italia arreda arredamenti negozi ed interni a padova
OLTRE MAGAZINE
impresa funebre san siro milano
onoranze funebri croce verde reggio emilia
onoranze funebri e casa funeraria giubileo torino
impresa funebre bonino biella
funeral corporation servizi funebri metropolitani a rozzano
onoranze funebri certosa milano
pompe funebri europa milano
onoranze funebri marni codogno
pompe funebri pulici carate brianza
onoranze funebri gennaro tammaro napoli
tof centro servizi funebri bologna
newsletter
rimani informato

Iscriviti alla nostra newsletter, riceverai solo informazioni utili.

Leggi la nostra Privacy Policy per maggiori informazioni su come trattiamo i tuoi dati personali.