Il Santo del giorno 18 marzo: San Cirillo di Gerusalemme.

Nome: San Cirillo di Gerusalemme
Titolo: Vescovo e dottore della Chiesa
Nascita: 314, Gerusalemme
Morte: 18 marzo 386, Gerusalemme
Ricorrenza: 18 marzo
San Cirillo nacque nel 314 a Gerusalemme, da genitori cristiani.
Poco si sa della sua giovinezza, ma le principali informazioni su di lui provengono da storici come Rufino, Epifanio e Geronimo.
Nel 335 fu ordinato sacerdote dal vescovo Macario o dal suo successore Massimo III.
Si distinse per la sua inclinazione al dialogo e alla riconciliazione nelle dispute teologiche della sua epoca.
Nel 347 venne nominato vescovo di Gerusalemme.
Questo incarico lo portò a scontrarsi con il patriarca Acacio di Cesarea, che lo accusò di vendere beni ecclesiastici per aiutare i poveri.
Nel 358 fu esiliato per ordine di un concilio guidato da Acacio.
Riuscì a rientrare nella sua diocesi nel 359, ma venne nuovamente esiliato nel 360.
Con l’avvento di Giuliano l’Apostata nel 361, fu reintegrato nella sua carica.
Nel 367 subì un altro esilio, che terminò solo nel 378.
Nel 381 partecipò al Concilio di Costantinopoli, dove sottoscrisse il Credo niceno, affermando la consustanzialità di Cristo con il Padre.
Morì il 18 marzo 386, dopo aver trascorso gli ultimi anni della sua vita in pace.
Il ruolo nei concili e nelle dispute teologiche
San Cirillo visse in un periodo segnato da forti dispute sulla natura di Cristo.
Inizialmente si avvicinò alla posizione di Eusebio di Cesarea, che considerava Cristo “simile al Padre” (homoios).
Col tempo, tuttavia, abbracciò la dottrina nicena, che definiva Cristo “della stessa sostanza del Padre” (homoousios).
Al Concilio di Costantinopoli nel 381, contribuì alla conferma della dottrina nicena, ponendo fine a decenni di controversie teologiche.
La sua adesione alla posizione ortodossa rafforzò l’unità della Chiesa e consolidò la sua autorevolezza come vescovo e teologo.
Opere e insegnamenti
San Cirillo è noto per i suoi scritti, tra cui ventiquattro sermoni per la Catechesi.
Questi testi offrivano istruzioni ai catecumeni e ai neofiti sui sacramenti, la liturgia e il Credo.
Le sue omelie trattavano temi fondamentali come la fede, la penitenza e il peccato.
Scrisse anche una lettera all’imperatore Costanzo II, in cui descrisse l’apparizione di una croce nel cielo di Gerusalemme nel 351.
Questa testimonianza rafforzò la fede dei cristiani dell’epoca.
La proclamazione a dottore della Chiesa
Il 28 luglio 1882, Papa Leone XIII proclamò San Cirillo dottore della Chiesa.
Questo riconoscimento sottolinea l’importanza dei suoi scritti e del suo contributo alla teologia cristiana.
Nome: San Cirillo di Gerusalemme
Titolo: Vescovo e dottore della Chiesa
Nascita: 314, Gerusalemme
Morte: 18 marzo 386, Gerusalemme
Ricorrenza: 18 marzo
San Cirillo nacque nel 314 a Gerusalemme, da genitori cristiani.
Poco si sa della sua giovinezza, ma le principali informazioni su di lui provengono da storici come Rufino, Epifanio e Geronimo.
Nel 335 fu ordinato sacerdote dal vescovo Macario o dal suo successore Massimo III.
Si distinse per la sua inclinazione al dialogo e alla riconciliazione nelle dispute teologiche della sua epoca.
Nel 347 venne nominato vescovo di Gerusalemme.
Questo incarico lo portò a scontrarsi con il patriarca Acacio di Cesarea, che lo accusò di vendere beni ecclesiastici per aiutare i poveri.
Nel 358 fu esiliato per ordine di un concilio guidato da Acacio.
Riuscì a rientrare nella sua diocesi nel 359, ma venne nuovamente esiliato nel 360.
Con l’avvento di Giuliano l’Apostata nel 361, fu reintegrato nella sua carica.
Nel 367 subì un altro esilio, che terminò solo nel 378.
Nel 381 partecipò al Concilio di Costantinopoli, dove sottoscrisse il Credo niceno, affermando la consustanzialità di Cristo con il Padre.
Morì il 18 marzo 386, dopo aver trascorso gli ultimi anni della sua vita in pace.
Il ruolo nei concili e nelle dispute teologiche
San Cirillo visse in un periodo segnato da forti dispute sulla natura di Cristo.
Inizialmente si avvicinò alla posizione di Eusebio di Cesarea, che considerava Cristo “simile al Padre” (homoios).
Col tempo, tuttavia, abbracciò la dottrina nicena, che definiva Cristo “della stessa sostanza del Padre” (homoousios).
Al Concilio di Costantinopoli nel 381, contribuì alla conferma della dottrina nicena, ponendo fine a decenni di controversie teologiche.
La sua adesione alla posizione ortodossa rafforzò l’unità della Chiesa e consolidò la sua autorevolezza come vescovo e teologo.
Opere e insegnamenti
San Cirillo è noto per i suoi scritti, tra cui ventiquattro sermoni per la Catechesi.
Questi testi offrivano istruzioni ai catecumeni e ai neofiti sui sacramenti, la liturgia e il Credo.
Le sue omelie trattavano temi fondamentali come la fede, la penitenza e il peccato.
Scrisse anche una lettera all’imperatore Costanzo II, in cui descrisse l’apparizione di una croce nel cielo di Gerusalemme nel 351.
Questa testimonianza rafforzò la fede dei cristiani dell’epoca.
La proclamazione a dottore della Chiesa
Il 28 luglio 1882, Papa Leone XIII proclamò San Cirillo dottore della Chiesa.
Questo riconoscimento sottolinea l’importanza dei suoi scritti e del suo contributo alla teologia cristiana.