Bassotto urna

Treviso. Affida il cane alla Dog Sitter e lei lo restituisce in un’urna cineraria.

12 Novembre 2024 - 18:20--Pet-

Una Storia di Dolore e Battaglia per la Giustizia.
Affidare il proprio cane a una dog sitter dovrebbe essere un atto di fiducia e serenità per ogni proprietario. Ma per Stefania, una donna di 59 anni di Treviso, questa esperienza si è trasformata in una tragedia. La storia di Stefania e della sua cagnolina Nina, un bassotto di undici anni, è un doloroso caso che ha scosso l’opinione pubblica, lasciando aperti interrogativi sulla cura degli animali domestici e sull’importanza di standard etici e legali per chi lavora come pet sitter.

Nell’estate del 2023, Stefania affida Nina e Pluto, un altro bassotto, alla sua dog sitter di fiducia a Villorba, in provincia di Treviso. La giovane 30enne non era nuova a questo compito; in passato si era occupata dei cani di Stefania durante altri viaggi. Il legame tra Nina e la dog sitter era consolidato, al punto che la bassotta considerava questa ragazza come una “seconda mamma”.

Ma questa volta qualcosa va terribilmente storto. Durante le cinque settimane di vacanza, Stefania nota che la dog sitter è sempre meno reperibile, non risponde ai messaggi né alle chiamate, e fatica a inviare le foto dei cani, come invece aveva sempre fatto.
La preoccupazione cresce, ma le rassicurazioni della famiglia della dog sitter aiutano a contenere l’ansia. Tuttavia, al suo rientro il 2 settembre, Stefania scopre la drammatica verità: Pluto è denutrito, sporco, visibilmente traumatizzato, e Nina non c’è.

La notizia è devastante: Nina è morta e la dog sitter l’ha cremata senza avvisare la proprietaria. Alla consegna di un’urna cineraria e di un certificato di cremazione, Stefania è sconvolta. La sua cagnolina era in perfetta salute, come attestato da un recente controllo veterinario, e non ha ricevuto spiegazioni sulle circostanze della sua morte. La mancanza di un corpo rende impossibile chiarire le cause del decesso, negando a Stefania la possibilità di ottenere risposte certe su cosa sia realmente accaduto alla sua amata compagna.

“Non mi fermerò finché non avrò giustizia”, dichiara Stefania. Dopo la tragica scoperta, ha deciso di procedere legalmente contro la dog sitter, presentando denuncia per maltrattamento e abbandono di animali. L’obiettivo è ottenere chiarezza su ciò che è successo e impedire che altre famiglie subiscano una simile sofferenza.

La vicenda ha sollevato un acceso dibattito sui diritti degli animali e sulle responsabilità di chi si prende cura di loro a livello professionale. Stefania vuole giustizia non solo per Nina, ma anche per prevenire che altri animali subiscano negligenze o abusi in silenzio. “La mia cagnolina era parte della famiglia, merita giustizia”, afferma, sottolineando come la sua lotta sia anche un atto di responsabilità verso tutti gli animali affidati alla cura di estranei.

Questo caso evidenzia la necessità di scegliere con attenzione chi si occupa degli animali domestici durante le assenze dei proprietari. Per chi affida un animale, è essenziale verificare le competenze, la reputazione e le referenze della dog sitter. Richiedere aggiornamenti costanti e comunicazioni regolari è un diritto dei proprietari, soprattutto per prevenire situazioni di possibile abbandono o negligenza.

La vicenda di Treviso è un richiamo a una maggiore regolamentazione nel settore della pet-sitting.
Chi lavora a stretto contatto con gli animali dovrebbe rispettare standard professionali chiari, con sanzioni severe in caso di negligenza o abuso.

La storia di Stefania e Nina ci ricorda l’importanza del rispetto per la vita degli animali domestici, considerati membri della famiglia.
La perdita di un animale è sempre dolorosa, ma quando avviene in circostanze poco chiare e senza il consenso del proprietario, la sofferenza diventa intollerabile.

La battaglia legale di Stefania non è solo una ricerca di risposte, ma una richiesta di giustizia per Nina e per tutti gli animali che meritano amore e cura. In un mondo in cui il rapporto con gli animali domestici è sempre più profondo, episodi come questo rafforzano la necessità di una cultura del rispetto e della responsabilità, affinché nessun animale debba più subire un destino come quello della povera Nina.

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Nell’estate del 2023, Stefania affida Nina e Pluto, un altro bassotto, alla sua dog sitter di fiducia a Villorba, in provincia di Treviso. La giovane 30enne non era nuova a questo compito; in passato si era occupata dei cani di Stefania durante altri viaggi. Il legame tra Nina e la dog sitter era consolidato, al punto che la bassotta considerava questa ragazza come una “seconda mamma”.

Ma questa volta qualcosa va terribilmente storto. Durante le cinque settimane di vacanza, Stefania nota che la dog sitter è sempre meno reperibile, non risponde ai messaggi né alle chiamate, e fatica a inviare le foto dei cani, come invece aveva sempre fatto.
La preoccupazione cresce, ma le rassicurazioni della famiglia della dog sitter aiutano a contenere l’ansia. Tuttavia, al suo rientro il 2 settembre, Stefania scopre la drammatica verità: Pluto è denutrito, sporco, visibilmente traumatizzato, e Nina non c’è.

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Questo caso evidenzia la necessità di scegliere con attenzione chi si occupa degli animali domestici durante le assenze dei proprietari. Per chi affida un animale, è essenziale verificare le competenze, la reputazione e le referenze della dog sitter. Richiedere aggiornamenti costanti e comunicazioni regolari è un diritto dei proprietari, soprattutto per prevenire situazioni di possibile abbandono o negligenza.

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