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Pavia. Forno rotto, salme dirottate in altre città.

Si rompe l’unico forno crematorio funzionante e dieci salme devono venire trasferite in altri impianti: a Serravalle Scrivia, Biella, Piacenza, Trecate. Il presidente di Socrem Pavia Mario Spadini è esasperato e non lo nasconde: «È dall’inizio dell’anno che siamo in questa situazione: un forno, vecchio di vent’anni, non può essere acceso perché non a norma, non lo sono i filtri, l’altro, relativamente più giovane, ha soltanto, si fa per dire, dieci anni, è a norma ma continua a rompersi. È così può capitare che la cremazione delle salme provenienti dalla città e dalla provincia debbano essere mandate in altri centri per la cremazione. Con le imprese di onoranze funebri che, conoscendo ormai i problemi che ci sono a San Giovannino, stanno prendendo accordi con altri impianti di cremazione fuori Pavia. E una volta che le intese saranno messe nere su bianco, ci vorranno anni perché queste imprese tornino a lavorare nella nostra città. Intanto chi è impossibilitato a far cremare il proprio caro a Pavia, causa guasti al forno, il guasto di mercoledì non è un caso isolato, deve pagare dai 300 ai 500 euro per il trasporto della salma per farla cremare in altre città». Nel 2016, nel cimitero monumentale di Pavia, sono state 1.300 le cremazioni.

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