Pasqua cruelty-free. Gli agnellini non sono un piatto prelibato, sono esseri senzienti.

Pasqua cruelty-free. Gli agnellini non sono un piatto prelibato, sono esseri senzienti.
LETTERA APERTA DI UN AGNELLINO QUALUNQUE
Sono nato da un mese, forse due.
Per cinque mesi la mamma mi ha tenuto in grembo.
Ora che sono al mondo, si sta prendendo cura amorevolmente di me, come ogni mamma farebbe con i suoi piccoli.
È bello il mondo.
Sento rumori, profumi, e vedo i colori.
La chiamano “primavera”, mi ha detto la mamma.
Voglio camminare e correre.
Ci sono altri agnelli piccoli come me, ogni tanto li sento piangere e urlare.
Ho ancora bisogno della mia mamma.
A volte mi allontano da lei, ho il desiderio di esplorare il mondo, ma poi ci ritroviamo sempre.
Sono nato da un mese, forse due.
Si vocifera che qualcuno verrà a prenderci.
Penso che forse vogliono portarci in un posto più bello e sono felice per questo, la mia mamma verrà con me.
Un umano mi ha preso, senza troppe premure.
Ho pianto, ho guardato la mia mamma.
Era triste.
L’ho guardata finché ho potuto, negli occhi una richiesta muta di aiuto.
Sono in un posto orribile, sento altri come me che gridano.
Ho paura e penso che non voglio gridare così anch’io.
Ma viene anche il mio turno.
Sono nato da un mese, forse due.
E oggi sono morto.
La Pasqua e la sofferenza in tavola
Ogni anno, in occasione della Pasqua, milioni di agnelli vengono uccisi.
La tradizione di portare in tavola la carne di questi cuccioli innocenti è ancora radicata in molte famiglie italiane.
Ma pochi riflettono sulla sofferenza che si cela dietro quel piatto.
Dietro ogni cosciotto di agnello, c’è una madre che ha perso il suo piccolo.
C’è un cucciolo che ha vissuto solo poche settimane, strappato brutalmente alla vita.
La vita breve e tragica degli agnellini
Gli agnellini destinati alla macellazione nascono tra febbraio e marzo.
Appena nati, conoscono solo l’amore della madre e il tepore del gregge.
Ma la loro vita è segnata in partenza.
Dopo appena 30 o 40 giorni vengono separati dalle madri, trasportati in luoghi sconosciuti, terrorizzati, per affrontare una morte violenta.
Tutto questo, solo per soddisfare una tradizione gastronomica che può e deve essere superata.
Una tradizione che non ha più senso
Nel passato, mangiare agnello a Pasqua aveva un significato simbolico e religioso.
Oggi, in un’epoca più consapevole, questa tradizione appare crudele e anacronistica.
Abbiamo a disposizione infinite alternative culinarie per celebrare la Pasqua senza versare sangue innocente.
Scegliere piatti alternativi non significa rinunciare alla festa.
Significa, invece, renderla ancora più autentica, rispettosa della vita e dei valori di amore e rinascita che la Pasqua dovrebbe rappresentare.
A Pasqua sempre più italiani scelgono un’alternativa
Ogni anno, cresce il numero di italiani che rifiutano di portare l’agnello sulla tavola pasquale.
Sempre più persone scelgono piatti cruelty-free, dimostrando che una festa può essere ancora più bella se celebra la vita, non la morte.
Sostenere questa scelta significa mandare un messaggio di evoluzione culturale.
Un appello
Quest’anno, a Pasqua rendiamo omaggio al vero significato della rinascita: il rispetto per ogni creatura.
Quest’anno fai una scelta d’amore.
Celebra la Pasqua con un menù cruelty-free, pieno di sapore e rispetto per la vita.
Laura Persico Pezzino
Pasqua cruelty-free. Gli agnellini non sono un piatto prelibato, sono esseri senzienti.
LETTERA APERTA DI UN AGNELLINO QUALUNQUE
Sono nato da un mese, forse due.
Per cinque mesi la mamma mi ha tenuto in grembo.
Ora che sono al mondo, si sta prendendo cura amorevolmente di me, come ogni mamma farebbe con i suoi piccoli.
È bello il mondo.
Sento rumori, profumi, e vedo i colori.
La chiamano “primavera”, mi ha detto la mamma.
Voglio camminare e correre.
Ci sono altri agnelli piccoli come me, ogni tanto li sento piangere e urlare.
Ho ancora bisogno della mia mamma.
A volte mi allontano da lei, ho il desiderio di esplorare il mondo, ma poi ci ritroviamo sempre.
Sono nato da un mese, forse due.
Si vocifera che qualcuno verrà a prenderci.
Penso che forse vogliono portarci in un posto più bello e sono felice per questo, la mia mamma verrà con me.
Un umano mi ha preso, senza troppe premure.
Ho pianto, ho guardato la mia mamma.
Era triste.
L’ho guardata finché ho potuto, negli occhi una richiesta muta di aiuto.
Sono in un posto orribile, sento altri come me che gridano.
Ho paura e penso che non voglio gridare così anch’io.
Ma viene anche il mio turno.
Sono nato da un mese, forse due.
E oggi sono morto.
La Pasqua e la sofferenza in tavola
Ogni anno, in occasione della Pasqua, milioni di agnelli vengono uccisi.
La tradizione di portare in tavola la carne di questi cuccioli innocenti è ancora radicata in molte famiglie italiane.
Ma pochi riflettono sulla sofferenza che si cela dietro quel piatto.
Dietro ogni cosciotto di agnello, c’è una madre che ha perso il suo piccolo.
C’è un cucciolo che ha vissuto solo poche settimane, strappato brutalmente alla vita.
La vita breve e tragica degli agnellini
Gli agnellini destinati alla macellazione nascono tra febbraio e marzo.
Appena nati, conoscono solo l’amore della madre e il tepore del gregge.
Ma la loro vita è segnata in partenza.
Dopo appena 30 o 40 giorni vengono separati dalle madri, trasportati in luoghi sconosciuti, terrorizzati, per affrontare una morte violenta.
Tutto questo, solo per soddisfare una tradizione gastronomica che può e deve essere superata.
Una tradizione che non ha più senso
Nel passato, mangiare agnello a Pasqua aveva un significato simbolico e religioso.
Oggi, in un’epoca più consapevole, questa tradizione appare crudele e anacronistica.
Abbiamo a disposizione infinite alternative culinarie per celebrare la Pasqua senza versare sangue innocente.
Scegliere piatti alternativi non significa rinunciare alla festa.
Significa, invece, renderla ancora più autentica, rispettosa della vita e dei valori di amore e rinascita che la Pasqua dovrebbe rappresentare.
A Pasqua sempre più italiani scelgono un’alternativa
Ogni anno, cresce il numero di italiani che rifiutano di portare l’agnello sulla tavola pasquale.
Sempre più persone scelgono piatti cruelty-free, dimostrando che una festa può essere ancora più bella se celebra la vita, non la morte.
Sostenere questa scelta significa mandare un messaggio di evoluzione culturale.
Un appello
Quest’anno, a Pasqua rendiamo omaggio al vero significato della rinascita: il rispetto per ogni creatura.
Quest’anno fai una scelta d’amore.
Celebra la Pasqua con un menù cruelty-free, pieno di sapore e rispetto per la vita.
Laura Persico Pezzino