“La Fine Allegra”: quando in Piazza Duomo a Milano si ride (sulla morte) all’alba di un giorno qualunque.

“La Fine Allegra”. Se è vero, come è vero, che il morire è l’atto più filosofico del nostro vivere, allora anche la morte può diventare un atto ironico, collettivo e sorprendentemente allegro. A ricordarcelo sono sono l’artista Maurizio Cattelan e il giornalista Nicolas Ballario,
È successo oggi, 2 aprile 2025, all’alba, in Piazza Duomo a Milano, dove si è tenuto “La Fine Allegra”, un flash mob in perfetto stile Cattelan: provocatorio, surreale e profondamente umano.
“La Fine Allegra”: una risata vi seppellirà
Svegliarsi all’alba per assistere alla “fine del mondo” non è cosa che capita tutti i giorni. Farlo con un cornetto in mano, nel cuore di Milano, mentre Maurizio Cattelan e Nicolas Ballario ti offrono un sorriso e un caffè – beh, questo sì che è un modo elegante di dire addio.
O buongiorno. Dipende dai punti di vista.
Il titolo dice tutto. “La Fine Allegra” ha voluto riscrivere il lutto con leggerezza, senza sminuirne il peso.
Un modo nuovo di guardare alla fine, come a un pezzo del puzzle dell’esistenza.
Cartelli con frasi come:
“È la fine del mondo così come lo conosciamo, e mi sento bene”
“Keep smile and die”
“Pensati risorto”
“I will not survive”
hanno popolato la piazza come in una coreografia dell’assurdo. Un mix di umorismo nero, filosofia spicciola e arte partecipativa, dove ogni messaggio diventava riflessione.
“La Fine Allegra”: dall’happening al rito urbano
Promossa dal Living del Corriere della Sera e dal Museo del Novecento, l’iniziativa ha segnato la chiusura della Milano Art Week.
Un finale fuori dagli schemi, che ha visto centinaia di curiosi e appassionati radunarsi mentre la città ancora dormiva.
Il direttore del Museo, Gianfranco Maraniello, ha definito l’evento una “trama di pensiero” da leggere attraverso un caleidoscopio di visioni.
Non sono mancati i colpi di scena: i cornetti e i caffè previsti in Piazza sono stati dirottati all’interno del museo per motivi di sicurezza, come deciso dalla Questura.
Una scena che Ballario ha commentato con ironia: “Stamattina di lavoratori non ce n’erano”.
Cattelan e Ballario, complici dell’assurdo
Insieme, Maurizio Cattelan e Nicolas Ballario sembrano due giullari contemporanei. Due menti affilate, capaci di usare l’arte per dire l’indicibile.
Il primo, genio della provocazione visiva.
Il secondo, voce ironica e appassionata dell’arte in radio.
“La Fine Allegra” è il frutto della loro complicità.
Un’azione performativa che ha rotto la routine cittadina con un messaggio semplice:
parlare di morte può farci vivere meglio.
Milano, città che ride anche del lutto
Questo evento all’alba è la dimostrazione che Milano sa ancora stupire.
Sa unire il pensiero filosofico con il pragmatismo urbano.
Sa trasformare il dolore in uno spazio di condivisione.
“La Fine Allegra” non è stato solo un momento artistico.
È stato un invito a pensare con leggerezza.
A vivere con consapevolezza.
E, perché no, a morire con un sorriso.
La morte? Un invito alla vita
In un’epoca segnata da conflitti, crisi e tragedie, l’ironia può diventare una chiave di sopravvivenza.
“La Fine Allegra” ha avuto il coraggio di sfidare il tabù più grande, con leggerezza e intelligenza.
Un flash mob, una performance, un rito laico.
Un’alba milanese in cui la morte si è fatta spettacolo – ma senza mai perdere il senso profondo del suo significato.
E alla fine, anche se i cornetti erano dentro al museo, il messaggio è arrivato forte e chiaro:
morire fa parte della vita. E anche lì, possiamo riderci su.
Photo credits “La Repubblica” e “Artribune”
Laura Persico Pezzino
“La Fine Allegra”. Se è vero, come è vero, che il morire è l’atto più filosofico del nostro vivere, allora anche la morte può diventare un atto ironico, collettivo e sorprendentemente allegro. A ricordarcelo sono sono l’artista Maurizio Cattelan e il giornalista Nicolas Ballario,
È successo oggi, 2 aprile 2025, all’alba, in Piazza Duomo a Milano, dove si è tenuto “La Fine Allegra”, un flash mob in perfetto stile Cattelan: provocatorio, surreale e profondamente umano.
“La Fine Allegra”: una risata vi seppellirà
Svegliarsi all’alba per assistere alla “fine del mondo” non è cosa che capita tutti i giorni. Farlo con un cornetto in mano, nel cuore di Milano, mentre Maurizio Cattelan e Nicolas Ballario ti offrono un sorriso e un caffè – beh, questo sì che è un modo elegante di dire addio.
O buongiorno. Dipende dai punti di vista.
Il titolo dice tutto. “La Fine Allegra” ha voluto riscrivere il lutto con leggerezza, senza sminuirne il peso.
Un modo nuovo di guardare alla fine, come a un pezzo del puzzle dell’esistenza.
Cartelli con frasi come:
“È la fine del mondo così come lo conosciamo, e mi sento bene”
“Keep smile and die”
“Pensati risorto”
“I will not survive”
hanno popolato la piazza come in una coreografia dell’assurdo. Un mix di umorismo nero, filosofia spicciola e arte partecipativa, dove ogni messaggio diventava riflessione.
“La Fine Allegra”: dall’happening al rito urbano
Promossa dal Living del Corriere della Sera e dal Museo del Novecento, l’iniziativa ha segnato la chiusura della Milano Art Week.
Un finale fuori dagli schemi, che ha visto centinaia di curiosi e appassionati radunarsi mentre la città ancora dormiva.
Il direttore del Museo, Gianfranco Maraniello, ha definito l’evento una “trama di pensiero” da leggere attraverso un caleidoscopio di visioni.
Non sono mancati i colpi di scena: i cornetti e i caffè previsti in Piazza sono stati dirottati all’interno del museo per motivi di sicurezza, come deciso dalla Questura.
Una scena che Ballario ha commentato con ironia: “Stamattina di lavoratori non ce n’erano”.
Cattelan e Ballario, complici dell’assurdo
Insieme, Maurizio Cattelan e Nicolas Ballario sembrano due giullari contemporanei. Due menti affilate, capaci di usare l’arte per dire l’indicibile.
Il primo, genio della provocazione visiva.
Il secondo, voce ironica e appassionata dell’arte in radio.
“La Fine Allegra” è il frutto della loro complicità.
Un’azione performativa che ha rotto la routine cittadina con un messaggio semplice:
parlare di morte può farci vivere meglio.
Milano, città che ride anche del lutto
Questo evento all’alba è la dimostrazione che Milano sa ancora stupire.
Sa unire il pensiero filosofico con il pragmatismo urbano.
Sa trasformare il dolore in uno spazio di condivisione.
“La Fine Allegra” non è stato solo un momento artistico.
È stato un invito a pensare con leggerezza.
A vivere con consapevolezza.
E, perché no, a morire con un sorriso.
La morte? Un invito alla vita
In un’epoca segnata da conflitti, crisi e tragedie, l’ironia può diventare una chiave di sopravvivenza.
“La Fine Allegra” ha avuto il coraggio di sfidare il tabù più grande, con leggerezza e intelligenza.
Un flash mob, una performance, un rito laico.
Un’alba milanese in cui la morte si è fatta spettacolo – ma senza mai perdere il senso profondo del suo significato.
E alla fine, anche se i cornetti erano dentro al museo, il messaggio è arrivato forte e chiaro:
morire fa parte della vita. E anche lì, possiamo riderci su.
Photo credits “La Repubblica” e “Artribune”
Laura Persico Pezzino