“Grazie prof.” L’ultimo saluto al grande ematologo Franco Mandelli.

Tra il susseguirsi di «grazie» sui libri delle condoglianze molte le firme delle mamme dei bambini guariti e degli altri ex pazienti. Ma tra i messaggi di gratitudine c’erano anche quelli dei famigliari di chi non ce l’ha fatta. Ai funerali del professor Franco Mandelli,lunedì mattina nella chiesa gremita dedicata a San Roberto Bellarmino in via Panama, gli occhi arrossati erano centinaia, molti sui volti dei volontari di Ail, l’Associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma.
«Per Mandelli non c’era una malattia da sconfiggere, ma c’era un malato, una persona di cui prendersi cura»: queste le parole di don Nicola Filippi dedicate alla semplicità e all’umanità del grande ematologo che ha dedicato la vita alla lotta contro il cancro, debellando la parola «incurabile» dalla malattia e offrendo attenzione al dolore e all’assistenza domiciliare con l’inserimento di psicologi e professionisti. Le «terapie Mandelli» sono inserite tra i migliori protocolli internazionali. «Per lui era il paziente al centro, non la malattia ha evidenziato Sergio Amadori, presidente dell’Ail. Quello che ci ha insegnato dobbiamo portarlo avanti».
Tra il susseguirsi di «grazie» sui libri delle condoglianze molte le firme delle mamme dei bambini guariti e degli altri ex pazienti. Ma tra i messaggi di gratitudine c’erano anche quelli dei famigliari di chi non ce l’ha fatta. Ai funerali del professor Franco Mandelli,lunedì mattina nella chiesa gremita dedicata a San Roberto Bellarmino in via Panama, gli occhi arrossati erano centinaia, molti sui volti dei volontari di Ail, l’Associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma.
«Per Mandelli non c’era una malattia da sconfiggere, ma c’era un malato, una persona di cui prendersi cura»: queste le parole di don Nicola Filippi dedicate alla semplicità e all’umanità del grande ematologo che ha dedicato la vita alla lotta contro il cancro, debellando la parola «incurabile» dalla malattia e offrendo attenzione al dolore e all’assistenza domiciliare con l’inserimento di psicologi e professionisti. Le «terapie Mandelli» sono inserite tra i migliori protocolli internazionali. «Per lui era il paziente al centro, non la malattia ha evidenziato Sergio Amadori, presidente dell’Ail. Quello che ci ha insegnato dobbiamo portarlo avanti».