“Siamo spiacenti, ma non ha diritto ad alcun rimborso”. Si chiude così la vicenda di Miriana Ronchetti e di molti altri comaschi che, come lei, hanno dovuto far cremare un parente defunto a Varese affrontando un aggravio di spesa di 350 euro. Un danno che il Comune di Como non risarcirà. Il forno crematorio della città è fuori uso da mesi. Nelle settimane scorse il Comune ha raggiunto un accordo con una ditta che gestisce diversi forni, tra i quali Domodossola e Trecate, e che propone ai comaschi le stesse tariffe applicate quando funzionava il forno cittadino: 376 euro Iva inclusa con trasporto. A gennaio però questa convenzione non esisteva ancora e Miriana Ronchetti ha dovuto spendere 350 euro in più per fare cremare la madre a Varese. La donna ha quindi chiesto rimborso al Comune di Como, “per giustizia e non per denaro”, ha precisato raccontando la sua storia. Ma Palazzo Cernezzi risponde picche. “Pur spiacente per il disagio da lei sofferto in aggiunta al dolore per la scomparsa di sua madre – si legge nella lettera inviata dal settore Patrimonio e Demanio – devo purtroppo comunicarle che non è possibile accogliere la sua richiesta di rimborso visto che il servizio di cremazione non rientra tra i servizi che la legge definisce essenziali e quindi a carico dei Comuni. L’eventuale erogazione del rimborso incorrerebbe in profili di illegittimità produttivi di danno erariale”. Oltre, aggiunge il dirigente del settore, a creare un precedente. E intanto, il forno crematorio di Como resta chiuso, in attesa dell’ennesima riparazione.
fonte: www.espansionetv.it