Decesso sul posto di lavoro, datore condannato per mancata formazione.
Nel caso in cui il lavoratore muore sul posto di lavoro per inesperienza e imprudenza, il datore di lavoro è condannato per omicidio colposo.
Quest’ultimo, infatti, avrebbe dovuto adottare ogni mezzo necessario per evitare l’evento di morte del lavoratore – come ad esempio la formazione – indipendentemente se lo stesso abbia avuto un atteggiamento imprudente nello svolgimento dell’attività lavorativa.
Ad affermarlo sono i giudici della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27787 del 24 giugno 2019. Nel caso di specie, il lavoratore è caduto vittima della sua stessa inesperienza, in quanto muore a soli dieci giorni dall’assunzione perché adibito a compiti per i quali non è stato formato. A nulla rileva che il dipendente abbia firmato una liberatoria in cui attesta di aver ricevuto un’informazione sufficiente sul relativo utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (Dpi).
Nel caso in cui il lavoratore muore sul posto di lavoro per inesperienza e imprudenza, il datore di lavoro è condannato per omicidio colposo.
Quest’ultimo, infatti, avrebbe dovuto adottare ogni mezzo necessario per evitare l’evento di morte del lavoratore – come ad esempio la formazione – indipendentemente se lo stesso abbia avuto un atteggiamento imprudente nello svolgimento dell’attività lavorativa.
Ad affermarlo sono i giudici della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27787 del 24 giugno 2019. Nel caso di specie, il lavoratore è caduto vittima della sua stessa inesperienza, in quanto muore a soli dieci giorni dall’assunzione perché adibito a compiti per i quali non è stato formato. A nulla rileva che il dipendente abbia firmato una liberatoria in cui attesta di aver ricevuto un’informazione sufficiente sul relativo utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (Dpi).