In Guatemala il cimitero più colorato del mondo.

2 Novembre 2017 - 10:37--Cimiteri, Video-

Ai bordi di un affollato mercato sugli altipiani del Guatemala un riverente silenzio si allunga oltre il cancello color avorio del Cementerio General. Al di là del suo apparentemente banale aspetto esteriore, centinaia di vivaci lapidi animano il fianco della collina. Per chi viene da fuori l’esuberante gioco di colori può sembrare in contrasto con il senso di perdita della morte, ma in base alla tradizione maya onorare i morti aiuta i viventi ad accettare l’inevitabilità della morte.
Nella cittadina Quiché di Chichicastenango, le offerte floreali, di incenso, ceri o galline vengono portate al cimitero durante tutto l’anno. Nel giorno dei morti, il 2 novembre, le famiglie inoltre puliscono e ridipingono le tombe dei loro amati. I colori possiedono un profondo simbolismo: il bianco rappresenta la purezza, il turchese la protezione, il giallo la forza vitale del sole. A queste tinte alcuni aggiungono poi il colore preferito dal defunto quando era in vita. Il “Popol Vuh” – un testo sacro dei Maya contenete tra l’altro il loro mito della creazione scoperto a Chichicastenango nel diciottesimo secolo – continua a influenzare le credenze e le pratiche dei Quiché. In base al vecchio manoscritto, i morti dimorano negli inferi di Xibalba, da dove comunicano con i viventi attraverso i sogni. Ma affinché il trapasso nell’aldilà possa compiersi è necessario osservare correttamente i rituali funebri e di sepoltura.
Alcuni credono che se un defunto non è sepolto nel modo giusto la sua anima resterà bloccata a metà strada tra il regno dei vivi e quello dei morti e le possibilità di comunicazione si interrompono. Una credenza che si è rivelata particolarmente dolorosa durante i 36 anni di guerra civile del Guatemala (1960-1996) costata la vita a 150.000 persone e la cui eredità continua a sopravvivere nella memoria collettiva del paese. Nel corso della breve presidenza di Ríos Montt, successivamente incriminato per genocidio, i Maya furono dichiarati “nemici dello Stato” e brutalmente massacrati. Molti furono sepolti in fosse comuni senza un’adeguata sepoltura, lasciando le famiglie a piangere le loro anime inquiete. Quando queste fosse comuni vengono scoperte si organizzano speciali cerimonie per far sì che possano transitare nel giusto modo verso il regno dei morti.

 

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Ai bordi di un affollato mercato sugli altipiani del Guatemala un riverente silenzio si allunga oltre il cancello color avorio del Cementerio General. Al di là del suo apparentemente banale aspetto esteriore, centinaia di vivaci lapidi animano il fianco della collina. Per chi viene da fuori l’esuberante gioco di colori può sembrare in contrasto con il senso di perdita della morte, ma in base alla tradizione maya onorare i morti aiuta i viventi ad accettare l’inevitabilità della morte.
Nella cittadina Quiché di Chichicastenango, le offerte floreali, di incenso, ceri o galline vengono portate al cimitero durante tutto l’anno. Nel giorno dei morti, il 2 novembre, le famiglie inoltre puliscono e ridipingono le tombe dei loro amati. I colori possiedono un profondo simbolismo: il bianco rappresenta la purezza, il turchese la protezione, il giallo la forza vitale del sole. A queste tinte alcuni aggiungono poi il colore preferito dal defunto quando era in vita. Il “Popol Vuh” – un testo sacro dei Maya contenete tra l’altro il loro mito della creazione scoperto a Chichicastenango nel diciottesimo secolo – continua a influenzare le credenze e le pratiche dei Quiché. In base al vecchio manoscritto, i morti dimorano negli inferi di Xibalba, da dove comunicano con i viventi attraverso i sogni. Ma affinché il trapasso nell’aldilà possa compiersi è necessario osservare correttamente i rituali funebri e di sepoltura.
Alcuni credono che se un defunto non è sepolto nel modo giusto la sua anima resterà bloccata a metà strada tra il regno dei vivi e quello dei morti e le possibilità di comunicazione si interrompono. Una credenza che si è rivelata particolarmente dolorosa durante i 36 anni di guerra civile del Guatemala (1960-1996) costata la vita a 150.000 persone e la cui eredità continua a sopravvivere nella memoria collettiva del paese. Nel corso della breve presidenza di Ríos Montt, successivamente incriminato per genocidio, i Maya furono dichiarati “nemici dello Stato” e brutalmente massacrati. Molti furono sepolti in fosse comuni senza un’adeguata sepoltura, lasciando le famiglie a piangere le loro anime inquiete. Quando queste fosse comuni vengono scoperte si organizzano speciali cerimonie per far sì che possano transitare nel giusto modo verso il regno dei morti.

 

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