Cesare Pavese, citazioni per il commiato.

Cesare Pavese

Il commiato è un momento carico di emozioni e significati profondi. Segna il tempo del saluto, specialmente quello funebre, che avvolge il momento del distacco da chi abbiamo amato.
Attraverso poesie, citazioni e brani scelti con cura, la rubrica settimanale “Citazioni per il Commiato” offre uno spazio di riflessione, conforto, memoria e ispirazione alla bellezza.
Che sia per ricordare chi non c’è più o per trovare un momento di intima connessione con se stessi.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi,

Cesare Pavese, 1951

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

Cesare Pavese

(Santo Stefano Belbo, 9 settembre 1908 – Torino, 27 agosto 1950)

Cesare Pavese nasce il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo, tra le colline delle Langhe.
Perde il padre a soli cinque anni e cresce con una madre severa che accentua il suo carattere introverso.
La sua infanzia è segnata dal dolore e dall’isolamento, esperienze che influenzano profondamente la sua scrittura.

La formazione e l’amore per la letteratura

Frequenta il liceo D’Azeglio di Torino, dove conosce insegnanti e compagni che alimentano la sua passione per la letteratura.
Grazie all’influenza di Augusto Monti, apprende un metodo di studio rigoroso e scopre Alfieri, D’Annunzio e i classici americani.
Nel 1930 si laurea con una tesi su Walt Whitman, dopo un iniziale rifiuto accademico per motivi politici.

Traduzioni, scrittura e primo successo

Pavese traduce opere di Melville, Dos Passos, Joyce e Steinbeck, contribuendo a far conoscere la letteratura americana in Italia.
Nel 1936 pubblica “Lavorare stanca”, una raccolta poetica innovativa che passa inizialmente inosservata.
Inizia a collaborare con la casa editrice Einaudi, dove si occupa anche della collana etnologica con Ernesto De Martino.

Il confino e la nascita del diario

Nel 1935 viene arrestato per antifascismo e mandato al confino a Brancaleone Calabro.
Qui inizia a tenere un diario, che diventa poi “Il mestiere di vivere”.
Durante questo periodo scrive anche racconti e poesie che pubblica solo molti anni dopo.

Il ritorno a Torino e l’attività editoriale

Dopo il confino, torna a Torino e riprende a tradurre e scrivere.
Nel 1941 pubblica “Paesi tuoi”, segnando il suo esordio nella narrativa.
Continua a scrivere romanzi brevi e a dirigere collane per Einaudi, con crescente successo.

La guerra, la politica e la disillusione

Durante la Seconda guerra mondiale si rifugia con la sorella a Serralunga di Crea.
Dopo la Liberazione si iscrive al Partito Comunista e collabora con “L’Unità”.
Resta però deluso dall’ambiente politico e si sente sempre più isolato.

Le opere maggiori e l’ultimo amore

Tra il 1947 e il 1950 scrive alcune delle sue opere più importanti: “Il compagno”, “La casa in collina”, “Il diavolo sulle colline”, “Tra donne sole” e “La luna e i falò”.
Conosce l’attrice americana Constance Dowling e se ne innamora perdutamente.
La fine della relazione aumenta il suo disagio esistenziale.

 La morte

Il 27 agosto 1950 si toglie la vita in una stanza d’albergo a Torino.
È stato sepolto nel Cimitero monumentale di Torino sino al 2002 quando, su espressa volontà della famiglia, è stato traslato al cimitero di Santo Stefano Belbo.

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Cesare Pavese
Cesare Pavese, citazioni per il commiato.

Il commiato è un momento carico di emozioni e significati profondi. Segna il tempo del saluto, specialmente quello funebre, che avvolge il momento del distacco da chi abbiamo amato.
Attraverso poesie, citazioni e brani scelti con cura, la rubrica settimanale “Citazioni per il Commiato” offre uno spazio di riflessione, conforto, memoria e ispirazione alla bellezza.
Che sia per ricordare chi non c’è più o per trovare un momento di intima connessione con se stessi.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi,

Cesare Pavese, 1951

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

Cesare Pavese

(Santo Stefano Belbo, 9 settembre 1908 – Torino, 27 agosto 1950)

Cesare Pavese nasce il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo, tra le colline delle Langhe.
Perde il padre a soli cinque anni e cresce con una madre severa che accentua il suo carattere introverso.
La sua infanzia è segnata dal dolore e dall’isolamento, esperienze che influenzano profondamente la sua scrittura.

La formazione e l’amore per la letteratura

Frequenta il liceo D’Azeglio di Torino, dove conosce insegnanti e compagni che alimentano la sua passione per la letteratura.
Grazie all’influenza di Augusto Monti, apprende un metodo di studio rigoroso e scopre Alfieri, D’Annunzio e i classici americani.
Nel 1930 si laurea con una tesi su Walt Whitman, dopo un iniziale rifiuto accademico per motivi politici.

Traduzioni, scrittura e primo successo

Pavese traduce opere di Melville, Dos Passos, Joyce e Steinbeck, contribuendo a far conoscere la letteratura americana in Italia.
Nel 1936 pubblica “Lavorare stanca”, una raccolta poetica innovativa che passa inizialmente inosservata.
Inizia a collaborare con la casa editrice Einaudi, dove si occupa anche della collana etnologica con Ernesto De Martino.

Il confino e la nascita del diario

Nel 1935 viene arrestato per antifascismo e mandato al confino a Brancaleone Calabro.
Qui inizia a tenere un diario, che diventa poi “Il mestiere di vivere”.
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Il ritorno a Torino e l’attività editoriale

Dopo il confino, torna a Torino e riprende a tradurre e scrivere.
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