Il garage dei carri funebri a Trieste.

Nel sottosuolo di Trieste, oltre ai leggendari sotterranei, si estendono le antiche gallerie antiaeree, costruite durante la seconda guerra mondiale.
Dopo oltre mezzo secolo, molti triestini ne hanno dimenticato l’esatta ubicazione, un fatto che potrebbe essere visto come una benedizione, poiché le tristi memorie della guerra svaniscono lentamente nell’oblio. Alcune di queste gallerie sono state integrate nel sistema viario della città, mentre altre, la maggior parte, sono state chiuse. Una di queste, illustrata nelle foto, si apre in Viale D’Annunzio e sbocca nella galleria di San Vito.
È diventata un deposito per una dozzina di vecchi carri funebri ippotrainati.
Il degrado in queste gallerie è evidente, con la presenza di scarpe, bottiglie e pneumatici disseminati ovunque.
Proseguendo lungo il percorso, si incontra un secondo carro, più piccolo e altrettanto deteriorato. All’interno della sua carcassa, vi sono ruote che sembrano appartenere a un veicolo ferroviario, segnate dal numero “24”. Il terzo carro è il più malconcio, ridotto a un ammasso di rottami, e accanto a esso c’è un altro baldacchino, probabilmente parte dello stesso veicolo, con una targhetta su cui è scritto “19”, sebbene il numero sia ormai poco leggibile.
Nonostante la segnalazione di questo tesoro sotterraneo fatta dal quotidiano “Il Piccolo” circa un anno e mezzo fa, le autorità comunali hanno ignorato l’appello dei cittadini.


Molti triestini, infatti, credono fermamente che questi carri asburgici debbano essere recuperati e preservati. “I carri asburgici dovrebbero essere riesumati, confrontati con le fonti dell’epoca ed essere poi preservati,” afferma Maria Parenzan, titolare di una tabaccheria in viale D’Annunzio 16. Massimo Guzzone, di 49 anni, è ancora più risoluto. “È una vergogna,” osserva. “Cosa aspetta il Comune a tirarli fuori e restaurarli?
Se avesse bisogno di manodopera gratuita, mi offrirei subito e, come me, credo tanti altri.” Secondo lui, anche se il carro non avesse trasportato le spoglie di Francesco Ferdinando, non merita di essere lasciato a marcire.
Questi carri, alcuni risalenti ai primi anni del secolo scorso, altri più recenti, includono quelli verniciati di bianco, un tempo utilizzati per il trasporto dei bambini. Ora, ciò che ne rimane, ha trovato una nuova dimora. Di seguito un estratto dall’articolo del quotidiano “Il Piccolo” del 13 maggio 2014:
Si trovano nella galleria di viale D’Annunzio, circondati da rifiuti: risalgono al primo Novecento, come quello che trasportò il feretro di Francesco Ferdinando.
Il mistero si infittisce. Nelle scorse settimane, lo Heeresgeschichtliches Museum di Vienna, in occasione del centenario della Grande Guerra, ha chiesto di poter esporre il carro funebre che trasportò il feretro di Francesco Ferdinando da Piazza Unità (all’epoca Piazza Grande) alla Stazione Centrale, l’allora Stazione della Meridionale. Era il 2 luglio 1914.
Dopo una serie di spostamenti tra gli anni Settanta e Ottanta, quel carro – insieme ad altri 11 – finì in una galleria situata all’inizio di Viale D’Annunzio. Poi, come un diserbante, l’oblio cancellò la memoria della città, e Trieste perse le tracce di questo nobile cimelio.
Oggi, l’eco delle voci dei triestini che chiedono il recupero di questi carri non si è spenta. La storia e il patrimonio culturale della città meritano di essere riscoperti e valorizzati, prima che scompaiano per sempre.

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Nel sottosuolo di Trieste, oltre ai leggendari sotterranei, si estendono le antiche gallerie antiaeree, costruite durante la seconda guerra mondiale.
Dopo oltre mezzo secolo, molti triestini ne hanno dimenticato l’esatta ubicazione, un fatto che potrebbe essere visto come una benedizione, poiché le tristi memorie della guerra svaniscono lentamente nell’oblio. Alcune di queste gallerie sono state integrate nel sistema viario della città, mentre altre, la maggior parte, sono state chiuse. Una di queste, illustrata nelle foto, si apre in Viale D’Annunzio e sbocca nella galleria di San Vito.
È diventata un deposito per una dozzina di vecchi carri funebri ippotrainati.
Il degrado in queste gallerie è evidente, con la presenza di scarpe, bottiglie e pneumatici disseminati ovunque.
Proseguendo lungo il percorso, si incontra un secondo carro, più piccolo e altrettanto deteriorato. All’interno della sua carcassa, vi sono ruote che sembrano appartenere a un veicolo ferroviario, segnate dal numero “24”. Il terzo carro è il più malconcio, ridotto a un ammasso di rottami, e accanto a esso c’è un altro baldacchino, probabilmente parte dello stesso veicolo, con una targhetta su cui è scritto “19”, sebbene il numero sia ormai poco leggibile.
Nonostante la segnalazione di questo tesoro sotterraneo fatta dal quotidiano “Il Piccolo” circa un anno e mezzo fa, le autorità comunali hanno ignorato l’appello dei cittadini.


Molti triestini, infatti, credono fermamente che questi carri asburgici debbano essere recuperati e preservati. “I carri asburgici dovrebbero essere riesumati, confrontati con le fonti dell’epoca ed essere poi preservati,” afferma Maria Parenzan, titolare di una tabaccheria in viale D’Annunzio 16. Massimo Guzzone, di 49 anni, è ancora più risoluto. “È una vergogna,” osserva. “Cosa aspetta il Comune a tirarli fuori e restaurarli?
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Questi carri, alcuni risalenti ai primi anni del secolo scorso, altri più recenti, includono quelli verniciati di bianco, un tempo utilizzati per il trasporto dei bambini. Ora, ciò che ne rimane, ha trovato una nuova dimora. Di seguito un estratto dall’articolo del quotidiano “Il Piccolo” del 13 maggio 2014:
Si trovano nella galleria di viale D’Annunzio, circondati da rifiuti: risalgono al primo Novecento, come quello che trasportò il feretro di Francesco Ferdinando.
Il mistero si infittisce. Nelle scorse settimane, lo Heeresgeschichtliches Museum di Vienna, in occasione del centenario della Grande Guerra, ha chiesto di poter esporre il carro funebre che trasportò il feretro di Francesco Ferdinando da Piazza Unità (all’epoca Piazza Grande) alla Stazione Centrale, l’allora Stazione della Meridionale. Era il 2 luglio 1914.
Dopo una serie di spostamenti tra gli anni Settanta e Ottanta, quel carro – insieme ad altri 11 – finì in una galleria situata all’inizio di Viale D’Annunzio. Poi, come un diserbante, l’oblio cancellò la memoria della città, e Trieste perse le tracce di questo nobile cimelio.
Oggi, l’eco delle voci dei triestini che chiedono il recupero di questi carri non si è spenta. La storia e il patrimonio culturale della città meritano di essere riscoperti e valorizzati, prima che scompaiano per sempre.

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