Bologna. Coronavirus: muore nel reparto “inviolabile”.

24 Aprile 2020 - 08:00--Cronaca-

Aspettare un trapianto di rene, per ricominciare una nuova vita. Sottoporsi a un’operazione, che riesce perfettamente. E morire di Coronavirus, contratto in ospedale, subito dopo l’intervento. C’è da chiedersi se il destino a volte non sia gratuitamente crudele quando ci si trova di fronte a storie tragiche come quella di Andrea Nutini, morto al policlinico Sant’Orsola dove era stato ricoverato per sottoporsi al trapianto di rene. “Un intervento riuscito”, racconta un familiare. “Ma poi Andrea in ospedale ha contratto il Covid-19. È stato intubato, portato in Terapia intensiva, ma non ce l’ha fatta. Ci hanno comunicato che è morto“.
L’uomo, dopo l’intervento avvenuto il 13 marzo, è stato ricoverato prima un giorno in Terapia intensiva; poi trasferito alla terapia semintensiva, dove è rimasto per circa cinque giorni. Successivamente è stato di nuovo spostato, per la degenza, nel reparto di Nefrologia dove, prima di accedere, è stato sottoposto a tampone, che ha dato esito negativo. Quindi, Nutini è stato infettato qui, nei giorni successivi al 20 marzo.
Era ricoverato in stanza assieme a un altro paziente: il sospetto è che entrambi siano stati contagiati da un operatore sanitario, un medico, un infermiere o un oss. Infatti, nel reparto, quando sono iniziati a comparire i sintomi del Coronavirus, anche gli altri degenti sono stati subito sottoposti tutti a tampone e due pazienti, che si trovavano in due stanze distinte e con cui né Nutini, né il suo compagno di camera erano venuti a contatto, sono risultati positivi. Tutti i contagiati sono immediatamente stati posti in isolamento: malgrado le cure tempestive, per l’uomo, fortemente debilitato a causa del delicato intervento a cui era stato sottoposto di recente, non c’è stato niente da fare: è morto al reparto di Terapia intensiva Covid-19 dove era ricoverato, facendo piombare nel dolore e nello sconforto familiari e amici.
Una vicenda dolorosa, su cui è intervenuta anche Chiara Gibertoni, direttore generale del policlinico Sant’Orsola: “Voglio esprimere profonda e sincera vicinanza alla famiglia del signor Nutini per la scomparsa del proprio caro. Una perdita che ci addolora profondamente. Addolora tutta la comunità del Policlinico sapere di non essere riusciti a evitare il contagio dal Coronavirus in questo paziente e in altri tre tutti ricoverati in Nefrologia nel mese di marzo quando si è verificato un focolaio proprio in questo reparto nonostante tutti gli sforzi fatti e le attenzioni prese per prevenire l’infezione“.
Gibertoni ha allo stesso tempo sottolineato come nel reparto di Nefrologia siano state rispettate tutte le normative sanitarie e comportamentali da parte di medici e personale: “I protocolli previsti secondo quanto stabilito dalle indicazioni del Centro Nazionale Trapianti e dal Centro Regionale Trapianti per garantire l’attività di trapianto in corso di epidemia Covid sono stati puntualmente adottati dall’equipe e la struttura si è adeguata ai protocolli comportamentali per evitare la diffusione del virus. Purtroppo, dobbiamo constatare quanto sia difficile controllare la diffusione di un virus da poco conosciuto di cui non è evidente completamente la catena di trasmissione“.

fonte: ilrestodelcarlino.it

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Era ricoverato in stanza assieme a un altro paziente: il sospetto è che entrambi siano stati contagiati da un operatore sanitario, un medico, un infermiere o un oss. Infatti, nel reparto, quando sono iniziati a comparire i sintomi del Coronavirus, anche gli altri degenti sono stati subito sottoposti tutti a tampone e due pazienti, che si trovavano in due stanze distinte e con cui né Nutini, né il suo compagno di camera erano venuti a contatto, sono risultati positivi. Tutti i contagiati sono immediatamente stati posti in isolamento: malgrado le cure tempestive, per l’uomo, fortemente debilitato a causa del delicato intervento a cui era stato sottoposto di recente, non c’è stato niente da fare: è morto al reparto di Terapia intensiva Covid-19 dove era ricoverato, facendo piombare nel dolore e nello sconforto familiari e amici.
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