Mairano Cortei funebri ancora vietati
Mairano Cortei funebri ancora vietati
Nonostante siano trascorsi cinque anni dalla fine della pandemia di Covid-19, a Mairano, una piccola comunità della provincia di Brescia, i cortei funebri a piedi restano vietati.
Questa antica tradizione, che vedeva parenti e amici accompagnare il feretro verso il cimitero, è stata sospesa durante l’emergenza sanitaria per evitare assembramenti, ma non è mai stata ripristinata.
Cortei funebri vietati: la tradizione interrotta
A Mairano, così come nei vicini comuni di Brandico e Longhena, tutti appartenenti alla stessa unità pastorale guidata da don Gianpietro Forbice, la processione dietro il feretro è ancora proibita. Un divieto che ha generato malcontento tra i fedeli, i quali ritengono che questa scelta non sia più giustificata, vista la fine della pandemia e il ritorno alla normalità in molte altre località.
“Un funerale dignitoso è un diritto”
A farsi portavoce della protesta è Marilena Pedrotti, che attraverso i social ha espresso il sentimento diffuso nella comunità:
“Non è giusto. Durante la pandemia abbiamo dovuto salutare i nostri cari da dietro una finestra, senza poterli accompagnare nell’ultimo viaggio.
Ora che l’emergenza è terminata, vogliamo tornare a vivere questo momento con dignità e fede. Altri paesi lo hanno fatto, perché noi no?”
Pedrotti, sostenuta da numerosi fedeli, sottolinea come il divieto sia percepito come una ferita ancora aperta, un ostacolo al pieno recupero di una tradizione cristiana fondamentale per la comunità locale.
Appello al Vescovo e al Papa
La frustrazione dei fedeli ha portato a un’azione formale: una lettera è stata inviata al vescovo di Brescia per chiedere chiarimenti e, soprattutto, il ripristino delle processioni funebri. Non avendo ricevuto risposte concrete, i cittadini hanno deciso di rivolgersi direttamente a Roma.
Il prossimo 20 marzo, una delegazione di fedeli si recherà in Vaticano per chiedere udienza al Papa e sollevare la questione.
Il silenzio del parroco e le tensioni in paese
Don Gianpietro Forbice, al centro della polemica, non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali.
Secondo indiscrezioni, le sue motivazioni potrebbero essere legate alla sicurezza o a difficoltà logistiche, ma la comunità attende il prossimo bollettino parrocchiale per conoscere la sua posizione ufficiale.
Nel frattempo, il sindaco di Mairano, Filippo Ferrari, si è mantenuto neutrale: “Non spetta a me intervenire su una questione di competenza religiosa.
Sarà il parroco a fornire le spiegazioni necessarie.”
Una comunità in attesa di risposte
La questione dei cortei funebri ha acceso un acceso dibattito nella comunità di Mairano, evidenziando un contrasto tra le tradizioni locali e le scelte della guida pastorale.
Per molti, il corteo funebre non è solo un momento di lutto, ma anche un atto di fede e solidarietà che rafforza i legami comunitari.
Riusciranno i fedeli a ottenere il sostegno del Papa? La risposta potrebbe arrivare nei prossimi mesi, ma nel frattempo il tema continua a dividere e a suscitare emozioni profonde in questa piccola realtà lombarda.
Nonostante siano trascorsi cinque anni dalla fine della pandemia di Covid-19, a Mairano, una piccola comunità della provincia di Brescia, i cortei funebri a piedi restano vietati.
Questa antica tradizione, che vedeva parenti e amici accompagnare il feretro verso il cimitero, è stata sospesa durante l’emergenza sanitaria per evitare assembramenti, ma non è mai stata ripristinata.
Cortei funebri vietati: la tradizione interrotta
A Mairano, così come nei vicini comuni di Brandico e Longhena, tutti appartenenti alla stessa unità pastorale guidata da don Gianpietro Forbice, la processione dietro il feretro è ancora proibita. Un divieto che ha generato malcontento tra i fedeli, i quali ritengono che questa scelta non sia più giustificata, vista la fine della pandemia e il ritorno alla normalità in molte altre località.
“Un funerale dignitoso è un diritto”
A farsi portavoce della protesta è Marilena Pedrotti, che attraverso i social ha espresso il sentimento diffuso nella comunità:
“Non è giusto. Durante la pandemia abbiamo dovuto salutare i nostri cari da dietro una finestra, senza poterli accompagnare nell’ultimo viaggio.
Ora che l’emergenza è terminata, vogliamo tornare a vivere questo momento con dignità e fede. Altri paesi lo hanno fatto, perché noi no?”
Pedrotti, sostenuta da numerosi fedeli, sottolinea come il divieto sia percepito come una ferita ancora aperta, un ostacolo al pieno recupero di una tradizione cristiana fondamentale per la comunità locale.
Appello al Vescovo e al Papa
La frustrazione dei fedeli ha portato a un’azione formale: una lettera è stata inviata al vescovo di Brescia per chiedere chiarimenti e, soprattutto, il ripristino delle processioni funebri. Non avendo ricevuto risposte concrete, i cittadini hanno deciso di rivolgersi direttamente a Roma.
Il prossimo 20 marzo, una delegazione di fedeli si recherà in Vaticano per chiedere udienza al Papa e sollevare la questione.
Il silenzio del parroco e le tensioni in paese
Don Gianpietro Forbice, al centro della polemica, non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali.
Secondo indiscrezioni, le sue motivazioni potrebbero essere legate alla sicurezza o a difficoltà logistiche, ma la comunità attende il prossimo bollettino parrocchiale per conoscere la sua posizione ufficiale.
Nel frattempo, il sindaco di Mairano, Filippo Ferrari, si è mantenuto neutrale: “Non spetta a me intervenire su una questione di competenza religiosa.
Sarà il parroco a fornire le spiegazioni necessarie.”
Una comunità in attesa di risposte
La questione dei cortei funebri ha acceso un acceso dibattito nella comunità di Mairano, evidenziando un contrasto tra le tradizioni locali e le scelte della guida pastorale.
Per molti, il corteo funebre non è solo un momento di lutto, ma anche un atto di fede e solidarietà che rafforza i legami comunitari.
Riusciranno i fedeli a ottenere il sostegno del Papa? La risposta potrebbe arrivare nei prossimi mesi, ma nel frattempo il tema continua a dividere e a suscitare emozioni profonde in questa piccola realtà lombarda.