Carmelo Pezzino. 365 giorni, un anno come un altro, un altro amico in meno.
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Nelle parole lievi di Carlo Mariano Sartoris, giornalista e scrittore, un ricordo di Carmelo Pezzino a un anno dalla scomparsa.
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Souvenir di Carmelo. 365 giorni, un anno come un altro, un altro amico in meno.
Il 20 febbraio si celebra la Giornata mondiale della Giustizia Sociale, e questa è cosa buona, soprattutto ora, ma nell’anno del Signore 2025, per un drappello di persone la data coincide col primo anniversario senza Carmelo Pezzino, e per molti di loro è un’ingombrante mancanza.
Colpa del tempo che va, colpa di un giorno che si poteva rimandare di qualche anno ancora, colpa di cosa non si sa, ma ultimamente, dopo aver compiuto 71 anni di età, quando mi volto indietro a indagare tra lo scorrere degli anni, mi soffermo a riportare nella memoria tante persone care che mi hanno preceduto in quell’appuntamento… con una data che non si può rimandare.
Tra loro spicca quel volto sornione e indagatorio di Carmelo. Sigaro e salute, sopracciglio e barbetta, cielo sullo sfondo. Souvenir di un giorno sul terrazzo: noi due e poi, Laura & Luciana. Allegria delle signore, Carmelo sempre lui: voce un po’ roca, lenta e misurata, una battuta compressa in tre parole ma perfetta sulla scena, un sorriso, sosta, spazio agli altri per completare il copione.
Pezz per alcuni, per me sempre Carmelo. Dopo un anno andato di fretta lo incontro spesso sugli amici di Facebook che non cancellerò mai.
Diavolo di un social network inventato nel 2003 per incontrare vecchi e nuovi amici e che, col ruotare del calendario, si sta trasformando in un’allegra necropoli di volti che vivranno tali e quali, fino a quando non si sa.
Al momento, Carmelo è un maglione taglia forte riposto nell’armadio, è una scatola di sigari che mi tenta e che sbircio ogni tanto, è una moto di latta, bellissimo giocattolo d’epoca riposto sul davanzale. Ricordi che Laura mi portò poco tempo fa, ma soprattutto, durante questo nuovo giro della Terra attorno al Sole mi sono accorto che il suo nome ritorna tra noi, con chi ci si vedeva qui a Torino; una volta parlando con Patrizia, la mia velina d’allora, un’altra con Valerio o con Biagio, un’altra ancora con le mie figlie, memori di quegli stand ai Saloni del Libro di Torino.
Tre anni di scommesse e di avventure editoriali Com’Media marchiate a fuoco nella memoria.
Nel frattempo, in attesa di trovarci prima o poi nel “Punto più vicino dell’Universo”, misterico titolo per quel romanzo che si decise insieme, breve ossimoro tutto da parafrasare che ci strappò un poliedrico sorriso, un’idea mi passa per la mente.
Mentre ne scrivo mi sa che lo farò. Ho smesso di fumare da sei anni, ma per l’occasione assaggerò uno dei suoi. Un mini sigaro Mehari’s, pennello per l’aria con quel fumo diafano che nella fantasia diventa allegoria di un’anima vivente che danza lenta ed elegante. Metafora di un mondo alla fine del tunnel, luogo che esiste, che per ben due volte mi ha accolto dopo l’incidente, mi ha parlato e poi mi ha rimandato indietro fino alla prossima volta, quando aprirò un cancello bianco e sarò nell’Oltre. Paure più non ho.
Dunque il 20 febbraio fumerò un sigaro di quelli che Laura mi portò, splendida compagna che prosegue il suo lavoro con fatica e con passione.
Sarà un rituale tutto mio, Carmelo apprezzerà e prima o poi avremo molte cose da dire, se Dio o chi per Lui ancora lo vorrà, quando quel momento del mio tempo mi riporterà in quell’altrove, tra gli immensi prati verdi e cieli profondi che intravidi tra i vapori della morte apparente. Lì ci incontreremo di certo.
E più ne scrivo, e più lo sento razzolare in giro. Lo saluto con rispetto e complicità: «ovunque tu sia, ciao Carmelo, vecchio amico di tante piccole storie!».
Dunque mi intrufolo nel suo TGFuneral24 sempre in tema di aldilà, con un epitaffio in più, trait d’union con tutti i suoi amici della redazione, un anno dopo, un anno in più.
Carlo Mariano Sartoris
clicca sulla busta per scrivere il tuo Pensiero di Ricordo per Carmelo
Nelle parole lievi di Carlo Mariano Sartoris, giornalista e scrittore, un ricordo di Carmelo Pezzino a un anno dalla scomparsa.
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Souvenir di Carmelo. 365 giorni, un anno come un altro, un altro amico in meno.
Il 20 febbraio si celebra la Giornata mondiale della Giustizia Sociale, e questa è cosa buona, soprattutto ora, ma nell’anno del Signore 2025, per un drappello di persone la data coincide col primo anniversario senza Carmelo Pezzino, e per molti di loro è un’ingombrante mancanza.
Colpa del tempo che va, colpa di un giorno che si poteva rimandare di qualche anno ancora, colpa di cosa non si sa, ma ultimamente, dopo aver compiuto 71 anni di età, quando mi volto indietro a indagare tra lo scorrere degli anni, mi soffermo a riportare nella memoria tante persone care che mi hanno preceduto in quell’appuntamento… con una data che non si può rimandare.
Tra loro spicca quel volto sornione e indagatorio di Carmelo. Sigaro e salute, sopracciglio e barbetta, cielo sullo sfondo. Souvenir di un giorno sul terrazzo: noi due e poi, Laura & Luciana. Allegria delle signore, Carmelo sempre lui: voce un po’ roca, lenta e misurata, una battuta compressa in tre parole ma perfetta sulla scena, un sorriso, sosta, spazio agli altri per completare il copione.
Pezz per alcuni, per me sempre Carmelo. Dopo un anno andato di fretta lo incontro spesso sugli amici di Facebook che non cancellerò mai.
Diavolo di un social network inventato nel 2003 per incontrare vecchi e nuovi amici e che, col ruotare del calendario, si sta trasformando in un’allegra necropoli di volti che vivranno tali e quali, fino a quando non si sa.
Al momento, Carmelo è un maglione taglia forte riposto nell’armadio, è una scatola di sigari che mi tenta e che sbircio ogni tanto, è una moto di latta, bellissimo giocattolo d’epoca riposto sul davanzale. Ricordi che Laura mi portò poco tempo fa, ma soprattutto, durante questo nuovo giro della Terra attorno al Sole mi sono accorto che il suo nome ritorna tra noi, con chi ci si vedeva qui a Torino; una volta parlando con Patrizia, la mia velina d’allora, un’altra con Valerio o con Biagio, un’altra ancora con le mie figlie, memori di quegli stand ai Saloni del Libro di Torino.
Tre anni di scommesse e di avventure editoriali Com’Media marchiate a fuoco nella memoria.
Nel frattempo, in attesa di trovarci prima o poi nel “Punto più vicino dell’Universo”, misterico titolo per quel romanzo che si decise insieme, breve ossimoro tutto da parafrasare che ci strappò un poliedrico sorriso, un’idea mi passa per la mente.
Mentre ne scrivo mi sa che lo farò. Ho smesso di fumare da sei anni, ma per l’occasione assaggerò uno dei suoi. Un mini sigaro Mehari’s, pennello per l’aria con quel fumo diafano che nella fantasia diventa allegoria di un’anima vivente che danza lenta ed elegante. Metafora di un mondo alla fine del tunnel, luogo che esiste, che per ben due volte mi ha accolto dopo l’incidente, mi ha parlato e poi mi ha rimandato indietro fino alla prossima volta, quando aprirò un cancello bianco e sarò nell’Oltre. Paure più non ho.
Dunque il 20 febbraio fumerò un sigaro di quelli che Laura mi portò, splendida compagna che prosegue il suo lavoro con fatica e con passione.
Sarà un rituale tutto mio, Carmelo apprezzerà e prima o poi avremo molte cose da dire, se Dio o chi per Lui ancora lo vorrà, quando quel momento del mio tempo mi riporterà in quell’altrove, tra gli immensi prati verdi e cieli profondi che intravidi tra i vapori della morte apparente. Lì ci incontreremo di certo.
E più ne scrivo, e più lo sento razzolare in giro. Lo saluto con rispetto e complicità: «ovunque tu sia, ciao Carmelo, vecchio amico di tante piccole storie!».
Dunque mi intrufolo nel suo TGFuneral24 sempre in tema di aldilà, con un epitaffio in più, trait d’union con tutti i suoi amici della redazione, un anno dopo, un anno in più.
Carlo Mariano Sartoris
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