7 marzo 1274. Muore Tommaso d’Aquino, filosofo e teologo domenicano.

Tommaso d’Aquino nasce tra il 1224 e il 1226 a Roccasecca, nel Regno di Sicilia, in una famiglia nobile.
Suo padre, Landolfo, apparteneva ai conti d’Aquino, mentre sua madre, Teodora Galluccio, proveniva da un’importante casata napoletana.
Fin da bambino, Tommaso mostrò un’intelligenza brillante e una forte inclinazione alla vita spirituale.
La formazione a Montecassino e Napoli
All’età di cinque anni fu mandato nell’abbazia di Montecassino per ricevere un’educazione religiosa e umanistica.
Tuttavia, nel 1239, a causa delle tensioni politiche tra il Papato e l’Impero, lasciò l’abbazia e si trasferì a Napoli, dove proseguì gli studi presso lo Studium Generale fondato da Federico II.
Qui venne in contatto con l’ordine domenicano e decise di entrarne a far parte nel 1244.
L’opposizione della famiglia e la prigionia
La scelta di unirsi ai Domenicani contrariò la sua famiglia, che lo fece rapire e trattenere nel castello di Monte San Giovanni Campano per due anni.
Durante la prigionia, Tommaso d’Aquino continuò a studiare e a dedicarsi alla preghiera.
Infine, la sua determinazione convinse i familiari a lasciarlo libero.
Studi a Parigi e Colonia
Nel 1245 si trasferì a Parigi per studiare presso l’Università, dove conobbe Alberto Magno, uno dei più grandi filosofi dell’epoca.
Nel 1248 lo seguì a Colonia, dove continuò la sua formazione. In questo periodo, la sua fama di studioso si diffuse rapidamente.
Il primo periodo di insegnamento e le prime opere
Nel 1252 tornò a Parigi per insegnare teologia.
Qui scrisse il Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo e altre opere di carattere teologico e filosofico.
Nel 1256 ottenne il titolo di maestro e iniziò a scrivere trattati fondamentali come il De ente et essentia e il Contra impugnantes Dei cultum et religionem.
Il ritorno in Italia e la Summa Theologiae
Nel 1259 fece ritorno in Italia, dove insegnò a Orvieto, Roma e Napoli.
In questo periodo scrisse una delle sue opere più celebri, la Summa Theologiae, un’opera monumentale che affronta questioni teologiche e filosofiche con un approccio sistematico.
Questa opera, rimasta incompiuta, è considerata uno dei pilastri del pensiero cristiano.
Il secondo periodo parigino e la lotta contro l’averroismo
Nel 1268 tornò a Parigi per contrastare l’averroismo, una corrente filosofica che sosteneva la separazione tra fede e ragione.
Nel De unitate intellectus contra Averroistas, Tommaso difese l’armonia tra ragione e fede, sottolineando come la conoscenza umana potesse arrivare alla verità divina attraverso la filosofia.
L’ultimo periodo a Napoli e la visione mistica
Nel 1272 si stabilì definitivamente a Napoli, dove fondò uno studium domenicano.
Durante una messa nel 1273, ebbe una visione mistica che lo portò a interrompere la scrittura, affermando che tutto ciò che aveva scritto gli sembrava “paglia” rispetto alla grandezza della realtà divina.
La morte e i funerali
Nel 1274, papa Gregorio X lo invitò a partecipare al Concilio di Lione.
Durante il viaggio si ammalò gravemente e fu accolto nell’abbazia di Fossanova, dove morì il 7 marzo 1274.
Le sue ultime parole furono un atto di sottomissione alla Chiesa.
Le sue spoglie furono in seguito trasferite a Tolosa, nella chiesa dei Domenicani.
Tommaso d’Aquino nasce tra il 1224 e il 1226 a Roccasecca, nel Regno di Sicilia, in una famiglia nobile.
Suo padre, Landolfo, apparteneva ai conti d’Aquino, mentre sua madre, Teodora Galluccio, proveniva da un’importante casata napoletana.
Fin da bambino, Tommaso mostrò un’intelligenza brillante e una forte inclinazione alla vita spirituale.
La formazione a Montecassino e Napoli
All’età di cinque anni fu mandato nell’abbazia di Montecassino per ricevere un’educazione religiosa e umanistica.
Tuttavia, nel 1239, a causa delle tensioni politiche tra il Papato e l’Impero, lasciò l’abbazia e si trasferì a Napoli, dove proseguì gli studi presso lo Studium Generale fondato da Federico II.
Qui venne in contatto con l’ordine domenicano e decise di entrarne a far parte nel 1244.
L’opposizione della famiglia e la prigionia
La scelta di unirsi ai Domenicani contrariò la sua famiglia, che lo fece rapire e trattenere nel castello di Monte San Giovanni Campano per due anni.
Durante la prigionia, Tommaso d’Aquino continuò a studiare e a dedicarsi alla preghiera.
Infine, la sua determinazione convinse i familiari a lasciarlo libero.
Studi a Parigi e Colonia
Nel 1245 si trasferì a Parigi per studiare presso l’Università, dove conobbe Alberto Magno, uno dei più grandi filosofi dell’epoca.
Nel 1248 lo seguì a Colonia, dove continuò la sua formazione. In questo periodo, la sua fama di studioso si diffuse rapidamente.
Il primo periodo di insegnamento e le prime opere
Nel 1252 tornò a Parigi per insegnare teologia.
Qui scrisse il Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo e altre opere di carattere teologico e filosofico.
Nel 1256 ottenne il titolo di maestro e iniziò a scrivere trattati fondamentali come il De ente et essentia e il Contra impugnantes Dei cultum et religionem.
Il ritorno in Italia e la Summa Theologiae
Nel 1259 fece ritorno in Italia, dove insegnò a Orvieto, Roma e Napoli.
In questo periodo scrisse una delle sue opere più celebri, la Summa Theologiae, un’opera monumentale che affronta questioni teologiche e filosofiche con un approccio sistematico.
Questa opera, rimasta incompiuta, è considerata uno dei pilastri del pensiero cristiano.
Il secondo periodo parigino e la lotta contro l’averroismo
Nel 1268 tornò a Parigi per contrastare l’averroismo, una corrente filosofica che sosteneva la separazione tra fede e ragione.
Nel De unitate intellectus contra Averroistas, Tommaso difese l’armonia tra ragione e fede, sottolineando come la conoscenza umana potesse arrivare alla verità divina attraverso la filosofia.
L’ultimo periodo a Napoli e la visione mistica
Nel 1272 si stabilì definitivamente a Napoli, dove fondò uno studium domenicano.
Durante una messa nel 1273, ebbe una visione mistica che lo portò a interrompere la scrittura, affermando che tutto ciò che aveva scritto gli sembrava “paglia” rispetto alla grandezza della realtà divina.
La morte e i funerali
Nel 1274, papa Gregorio X lo invitò a partecipare al Concilio di Lione.
Durante il viaggio si ammalò gravemente e fu accolto nell’abbazia di Fossanova, dove morì il 7 marzo 1274.
Le sue ultime parole furono un atto di sottomissione alla Chiesa.
Le sue spoglie furono in seguito trasferite a Tolosa, nella chiesa dei Domenicani.