5 marzo 1953. Muore Stalin.

Stalin, all’anagrafe Iosif Vissarionovič Džugašvili, nacque il 18 dicembre 1878 a Gori, in Georgia.
Di umili origini, crebbe in una famiglia segnata dalla povertà e dalla violenza domestica.
Studiò nel seminario ortodosso di Tbilisi, dove entrò in contatto con le idee marxiste, abbandonando presto la carriera ecclesiastica per diventare un attivista rivoluzionario.
L’ascesa nel partito bolscevico
Stalin si unì al Partito Operaio Socialdemocratico Russo nel 1898 e divenne un organizzatore di scioperi e propaganda.
Partecipò alla rivoluzione del 1905 e conobbe Lenin nel 1906. Arrestato e deportato più volte, consolidò il suo ruolo nel movimento rivoluzionario.
Nel 1912 entrò nel Comitato Centrale del partito bolscevico e iniziò a pubblicare articoli teorici sulla questione nazionale.
La rivoluzione e la guerra civile
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, Stalin ottenne incarichi politici e militari di rilievo.
Durante la guerra civile russa (1918-1922), si scontrò più volte con Lev Trockij, ma dimostrò una spietata efficienza nel consolidare il potere bolscevico.
Il consolidamento del potere
Alla morte di Lenin nel 1924, Stalin si impose come leader dell’Unione Sovietica, eliminando progressivamente i suoi rivali politici, tra cui Trockij, Zinov’ev e Kamenev.
Promosse la politica del “socialismo in un solo paese” e avviò la collettivizzazione forzata dell’agricoltura, causando una devastante carestia tra il 1932 e il 1933.
Negli anni ’30, scatenò le “grandi purghe”, eliminando avversari politici e alti ufficiali dell’Armata Rossa.
La Seconda Guerra Mondiale
Nel 1939 Stalin firmò il Patto Molotov-Ribbentrop con la Germania nazista, ma nel 1941 Hitler invase l’Unione Sovietica.
Stalin guidò la resistenza sovietica nella Grande Guerra Patriottica, ottenendo una vittoria decisiva con la battaglia di Stalingrado e la presa di Berlino nel 1945.
Dopo la guerra, l’URSS divenne una delle due superpotenze mondiali.
Gli ultimi anni e la morte
Negli anni del dopoguerra Stalin rafforzò il controllo sul blocco sovietico, ma la sua salute peggiorò.
Il 1° marzo 1953 fu colpito da un ictus nella sua dacia a Kuncevo.
Morì il 5 marzo 1953.
Il suo funerale si svolse l’8 marzo con una partecipazione di massa, ma fu segnato da disordini che causarono centinaia di morti.
Il suo corpo fu esposto nel Mausoleo di Lenin fino al 1961, quando fu rimosso nell’ambito della destalinizzazione.
Il culto della personalità di Stalin venne smantellato da Nikita Chruščëv nel 1956, ma il dibattito sul suo operato resta aperto.
Da un lato, fu il leader che trasformò l’URSS in una superpotenza; dall’altro, il suo regime fu segnato da repressioni, carestie e milioni di vittime.
La sua figura continua a dividere storici e politici.
Stalin, all’anagrafe Iosif Vissarionovič Džugašvili, nacque il 18 dicembre 1878 a Gori, in Georgia.
Di umili origini, crebbe in una famiglia segnata dalla povertà e dalla violenza domestica.
Studiò nel seminario ortodosso di Tbilisi, dove entrò in contatto con le idee marxiste, abbandonando presto la carriera ecclesiastica per diventare un attivista rivoluzionario.
L’ascesa nel partito bolscevico
Stalin si unì al Partito Operaio Socialdemocratico Russo nel 1898 e divenne un organizzatore di scioperi e propaganda.
Partecipò alla rivoluzione del 1905 e conobbe Lenin nel 1906. Arrestato e deportato più volte, consolidò il suo ruolo nel movimento rivoluzionario.
Nel 1912 entrò nel Comitato Centrale del partito bolscevico e iniziò a pubblicare articoli teorici sulla questione nazionale.
La rivoluzione e la guerra civile
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, Stalin ottenne incarichi politici e militari di rilievo.
Durante la guerra civile russa (1918-1922), si scontrò più volte con Lev Trockij, ma dimostrò una spietata efficienza nel consolidare il potere bolscevico.
Il consolidamento del potere
Alla morte di Lenin nel 1924, Stalin si impose come leader dell’Unione Sovietica, eliminando progressivamente i suoi rivali politici, tra cui Trockij, Zinov’ev e Kamenev.
Promosse la politica del “socialismo in un solo paese” e avviò la collettivizzazione forzata dell’agricoltura, causando una devastante carestia tra il 1932 e il 1933.
Negli anni ’30, scatenò le “grandi purghe”, eliminando avversari politici e alti ufficiali dell’Armata Rossa.
La Seconda Guerra Mondiale
Nel 1939 Stalin firmò il Patto Molotov-Ribbentrop con la Germania nazista, ma nel 1941 Hitler invase l’Unione Sovietica.
Stalin guidò la resistenza sovietica nella Grande Guerra Patriottica, ottenendo una vittoria decisiva con la battaglia di Stalingrado e la presa di Berlino nel 1945.
Dopo la guerra, l’URSS divenne una delle due superpotenze mondiali.
Gli ultimi anni e la morte
Negli anni del dopoguerra Stalin rafforzò il controllo sul blocco sovietico, ma la sua salute peggiorò.
Il 1° marzo 1953 fu colpito da un ictus nella sua dacia a Kuncevo.
Morì il 5 marzo 1953.
Il suo funerale si svolse l’8 marzo con una partecipazione di massa, ma fu segnato da disordini che causarono centinaia di morti.
Il suo corpo fu esposto nel Mausoleo di Lenin fino al 1961, quando fu rimosso nell’ambito della destalinizzazione.
Il culto della personalità di Stalin venne smantellato da Nikita Chruščëv nel 1956, ma il dibattito sul suo operato resta aperto.
Da un lato, fu il leader che trasformò l’URSS in una superpotenza; dall’altro, il suo regime fu segnato da repressioni, carestie e milioni di vittime.
La sua figura continua a dividere storici e politici.