30 gennaio 1948. Muore Mahatma Gandhi.
30 gennaio 1948. Muore Mahatma Gandhi.
Gandhi, all’anagrafe Mohandas Karamchand Gandhi, nacque il 2 ottobre 1869 a Porbandar, nello stato indiano del Gujarat.
Cresciuto in una famiglia benestante e profondamente religiosa, Gandhi mostrò sin da giovane un forte senso di giustizia.
A 13 anni sposò Kasturba Gandhi in un matrimonio combinato, un’usanza che poi avrebbe criticato; successivamente, dopo aver completato gli studi di giurisprudenza a Londra, tornò in India, dove si trovò ad affrontare le difficoltà della professione legale.
La trasformazione in Sudafrica
Nel 1893 Gandhi si trasferì in Sudafrica, dove trascorse 21 anni.
Fu qui che sviluppò il concetto di satyagraha, la resistenza passiva basata su verità e nonviolenza, affrontando il razzismo e l’apartheid.
Questo periodo rappresentò una svolta nella sua vita, trasformandolo in un leader per i diritti civili.
La lotta per l’indipendenza dell’India
Tornato in India nel 1915, Gandhi si immerse nella lotta per l’indipendenza contro il dominio britannico.
Attraverso il movimento Swadeshi, il boicottaggio delle merci inglesi e la celebre marcia del sale del 1930, guidò milioni di indiani verso la libertà.
La sua strategia di disobbedienza civile, unita al principio di ahimsa (nonviolenza), divenne un esempio globale di lotta pacifica.
Valori e filosofia
Gandhi credeva nella semplicità, nel vegetarianismo, nella castità e nella povertà volontaria.
Il suo stile di vita rifletteva un distacco dalle comodità materiali per avvicinarsi alla verità spirituale.
Considerava tutte le religioni uguali e credeva nel rispetto per ogni essere vivente.
Grazie alla sua saggezza e al suo impegno nella nonviolenza, fu chiamato Mahatma, che in sanscrito significa “Grande Anima”.
Questo titolo, attribuitogli dal poeta Rabindranath Tagore, divenne sinonimo della sua figura e della sua missione nel mondo.
L’indipendenza e le sue sfide
Nel 1947, l’India ottenne l’indipendenza, ma il processo fu segnato dalla partizione tra India e Pakistan, che scatenò violenti scontri religiosi.
Gandhi, affranto, si adoperò per promuovere la pace, digiunando per porre fine alle violenze.
La morte e il funerale
Il 30 gennaio 1948, Nathuram Godse, un estremista indù che lo accusava di essere troppo indulgente verso i musulmani, lo assasinò a Nuova Delhi con tre colpi di pistola.
Le sue ultime parole furono “Hé Rām” (“Oh Dio”), un richiamo alla sua fede incrollabile.
I funerali di Gandhi furono un evento di portata storica.
Due milioni di persone seguirono il corteo funebre, e le sue ceneri furono sparse in diversi fiumi, tra cui il Gange, in segno di pace e unione.
Gandhi, all’anagrafe Mohandas Karamchand Gandhi, nacque il 2 ottobre 1869 a Porbandar, nello stato indiano del Gujarat.
Cresciuto in una famiglia benestante e profondamente religiosa, Gandhi mostrò sin da giovane un forte senso di giustizia.
A 13 anni sposò Kasturba Gandhi in un matrimonio combinato, un’usanza che poi avrebbe criticato; successivamente, dopo aver completato gli studi di giurisprudenza a Londra, tornò in India, dove si trovò ad affrontare le difficoltà della professione legale.
La trasformazione in Sudafrica
Nel 1893 Gandhi si trasferì in Sudafrica, dove trascorse 21 anni.
Fu qui che sviluppò il concetto di satyagraha, la resistenza passiva basata su verità e nonviolenza, affrontando il razzismo e l’apartheid.
Questo periodo rappresentò una svolta nella sua vita, trasformandolo in un leader per i diritti civili.
La lotta per l’indipendenza dell’India
Tornato in India nel 1915, Gandhi si immerse nella lotta per l’indipendenza contro il dominio britannico.
Attraverso il movimento Swadeshi, il boicottaggio delle merci inglesi e la celebre marcia del sale del 1930, guidò milioni di indiani verso la libertà.
La sua strategia di disobbedienza civile, unita al principio di ahimsa (nonviolenza), divenne un esempio globale di lotta pacifica.
Valori e filosofia
Gandhi credeva nella semplicità, nel vegetarianismo, nella castità e nella povertà volontaria.
Il suo stile di vita rifletteva un distacco dalle comodità materiali per avvicinarsi alla verità spirituale.
Considerava tutte le religioni uguali e credeva nel rispetto per ogni essere vivente.
Grazie alla sua saggezza e al suo impegno nella nonviolenza, fu chiamato Mahatma, che in sanscrito significa “Grande Anima”.
Questo titolo, attribuitogli dal poeta Rabindranath Tagore, divenne sinonimo della sua figura e della sua missione nel mondo.
L’indipendenza e le sue sfide
Nel 1947, l’India ottenne l’indipendenza, ma il processo fu segnato dalla partizione tra India e Pakistan, che scatenò violenti scontri religiosi.
Gandhi, affranto, si adoperò per promuovere la pace, digiunando per porre fine alle violenze.
La morte e il funerale
Il 30 gennaio 1948, Nathuram Godse, un estremista indù che lo accusava di essere troppo indulgente verso i musulmani, lo assasinò a Nuova Delhi con tre colpi di pistola.
Le sue ultime parole furono “Hé Rām” (“Oh Dio”), un richiamo alla sua fede incrollabile.
I funerali di Gandhi furono un evento di portata storica.
Due milioni di persone seguirono il corteo funebre, e le sue ceneri furono sparse in diversi fiumi, tra cui il Gange, in segno di pace e unione.