22 gennaio 1973. Muore Lyndon Baines Johnson
22 gennaio 1973. Muore Lyndon Baines Johnson
Lyndon Baines Johnson (LBJ) (Stonewall, 27 agosto 1908 – Stonewall, 22 gennaio 1973) è stato il 36º Presidente degli Stati Uniti d’America dal 1963 al 1969, noto per il suo impegno nei diritti civili e il controverso coinvolgimento nella Guerra del Vietnam. Una figura complessa, LBJ ha lasciato un’impronta indelebile nella storia americana.
Gli inizi e l’ascesa politica
Nato in una famiglia modesta nel Texas rurale, Johnson sviluppò una forte sensibilità verso i problemi sociali grazie alle difficoltà economiche vissute durante la sua infanzia. La madre, Rebekah Baines, era educatrice e nipote di un pastore battista, mentre il padre, Sam Early Johnson Jr., era un contadino e politico locale.
Dopo aver frequentato il Southwest Texas State Teachers College, Johnson iniziò la sua carriera politica come segretario del deputato Richard Kleberg. Durante il New Deal, collaborò con l’amministrazione Roosevelt, consolidando la sua reputazione di abile negoziatore e stratega.
Nel 1937 venne eletto alla Camera dei Rappresentanti, avviando una carriera politica che lo portò al Senato nel 1949. Qui, grazie al suo carisma e alle sue capacità organizzative, divenne leader della maggioranza democratica nel 1955.
La vicepresidenza e l’ascesa alla presidenza
Nel 1960, dopo aver perso le primarie contro John F. Kennedy, Johnson venne scelto come candidato vicepresidente, contribuendo a garantire al ticket democratico i voti degli Stati del Sud.
La sua presidenza iniziò tragicamente il 22 novembre 1963, a seguito dell’assassinio di Kennedy. Johnson prestò giuramento a bordo dell’Air Force One, promettendo di portare avanti l’eredità del suo predecessore.
La grande società e i diritti civili
Il programma della Great Society fu il pilastro della presidenza di Johnson, volto a combattere la povertà e la discriminazione razziale. Tra le riforme più significative:
- Civil Rights Act (1964): Pose fine alla segregazione razziale nei luoghi pubblici e garantì pari opportunità lavorative.
- Voting Rights Act (1965): Proibì le discriminazioni nelle registrazioni elettorali.
- Medicare e Medicaid: Fornì assistenza sanitaria rispettivamente agli anziani e ai meno abbienti.
- Food Stamp Act (1964): Introdusse programmi di buoni pasto per le famiglie a basso reddito.
Queste misure ridussero il tasso di povertà dal 22,4% nel 1960 al 12,6% nel 1970.
La guerra del Vietnam: una piaga per la presidenza
La politica estera di Johnson fu dominata dal conflitto in Vietnam. Dopo l’incidente nel Golfo del Tonchino nel 1964, ottenne poteri straordinari per intensificare l’impegno militare. Le truppe americane passarono da 16.000 consiglieri militari nel 1963 a oltre 500.000 soldati nel 1968.
Il conflitto si rivelò devastante sia sul piano umano che politico. La crescente opposizione interna, guidata dai movimenti studenteschi e pacifisti, compromise la sua popolarità. L’offensiva del Têt del 1968 alimentò ulteriormente il malcontento, spingendo Johnson a dichiarare che non si sarebbe ricandidato per un secondo mandato completo.
Il ritiro dalla politica e gli ultimi anni
Dopo aver lasciato la Casa Bianca il 20 gennaio 1969, Johnson si ritirò nel suo ranch in Texas. Gli anni successivi furono segnati da problemi di salute legati a una malattia cardiaca. Il 22 gennaio 1973, Lyndon B. Johnson morì per un attacco cardiaco, a soli 64 anni.
Lyndon Baines Johnson (LBJ) (Stonewall, 27 agosto 1908 – Stonewall, 22 gennaio 1973) è stato il 36º Presidente degli Stati Uniti d’America dal 1963 al 1969, noto per il suo impegno nei diritti civili e il controverso coinvolgimento nella Guerra del Vietnam. Una figura complessa, LBJ ha lasciato un’impronta indelebile nella storia americana.
Gli inizi e l’ascesa politica
Nato in una famiglia modesta nel Texas rurale, Johnson sviluppò una forte sensibilità verso i problemi sociali grazie alle difficoltà economiche vissute durante la sua infanzia. La madre, Rebekah Baines, era educatrice e nipote di un pastore battista, mentre il padre, Sam Early Johnson Jr., era un contadino e politico locale.
Dopo aver frequentato il Southwest Texas State Teachers College, Johnson iniziò la sua carriera politica come segretario del deputato Richard Kleberg. Durante il New Deal, collaborò con l’amministrazione Roosevelt, consolidando la sua reputazione di abile negoziatore e stratega.
Nel 1937 venne eletto alla Camera dei Rappresentanti, avviando una carriera politica che lo portò al Senato nel 1949. Qui, grazie al suo carisma e alle sue capacità organizzative, divenne leader della maggioranza democratica nel 1955.
La vicepresidenza e l’ascesa alla presidenza
Nel 1960, dopo aver perso le primarie contro John F. Kennedy, Johnson venne scelto come candidato vicepresidente, contribuendo a garantire al ticket democratico i voti degli Stati del Sud.
La sua presidenza iniziò tragicamente il 22 novembre 1963, a seguito dell’assassinio di Kennedy. Johnson prestò giuramento a bordo dell’Air Force One, promettendo di portare avanti l’eredità del suo predecessore.
La grande società e i diritti civili
Il programma della Great Society fu il pilastro della presidenza di Johnson, volto a combattere la povertà e la discriminazione razziale. Tra le riforme più significative:
- Civil Rights Act (1964): Pose fine alla segregazione razziale nei luoghi pubblici e garantì pari opportunità lavorative.
- Voting Rights Act (1965): Proibì le discriminazioni nelle registrazioni elettorali.
- Medicare e Medicaid: Fornì assistenza sanitaria rispettivamente agli anziani e ai meno abbienti.
- Food Stamp Act (1964): Introdusse programmi di buoni pasto per le famiglie a basso reddito.
Queste misure ridussero il tasso di povertà dal 22,4% nel 1960 al 12,6% nel 1970.
La guerra del Vietnam: una piaga per la presidenza
La politica estera di Johnson fu dominata dal conflitto in Vietnam. Dopo l’incidente nel Golfo del Tonchino nel 1964, ottenne poteri straordinari per intensificare l’impegno militare. Le truppe americane passarono da 16.000 consiglieri militari nel 1963 a oltre 500.000 soldati nel 1968.
Il conflitto si rivelò devastante sia sul piano umano che politico. La crescente opposizione interna, guidata dai movimenti studenteschi e pacifisti, compromise la sua popolarità. L’offensiva del Têt del 1968 alimentò ulteriormente il malcontento, spingendo Johnson a dichiarare che non si sarebbe ricandidato per un secondo mandato completo.
Il ritiro dalla politica e gli ultimi anni
Dopo aver lasciato la Casa Bianca il 20 gennaio 1969, Johnson si ritirò nel suo ranch in Texas. Gli anni successivi furono segnati da problemi di salute legati a una malattia cardiaca. Il 22 gennaio 1973, Lyndon B. Johnson morì per un attacco cardiaco, a soli 64 anni.