18 gennaio 1936. Addio a Joseph Rudyard Kipling
18 gennaio 1936. Addio a Kipling, l’uomo che trasformò la jungla in letteratura
Joseph Rudyard Kipling (Bombay, 30 dicembre 1865 – Londra, 18 gennaio 1936) è stato uno degli scrittori e poeti più influenti dell’età vittoriana e del primo Novecento. Vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1907, a soli 41 anni, Kipling fu il più giovane e il primo autore di lingua inglese a ricevere questo prestigioso riconoscimento. Famoso per i suoi racconti, romanzi e poesie, il suo nome è legato a opere immortali come Il libro della giungla e Kim, che continuano a ispirare generazioni di lettori.
Le radici indiane e i primi successi
Kipling nacque a Bombay, nell’India britannica, un territorio che avrebbe influenzato profondamente la sua produzione letteraria. Educato in Inghilterra, tornò in India nel 1882, dove intraprese la carriera di giornalista e pubblicò le sue prime opere, tra cui Plain Tales from the Hills (1887). Questo periodo segnò l’inizio della sua ascesa come narratore, con una produzione ricca di racconti ambientati in India, come Soldiers Three e The Phantom Rickshaw (1888).
L’esplosione della fama
Negli anni ’90 dell’Ottocento, Kipling pubblicò alcune delle sue opere più celebri:
- Il libro della giungla (1894) e Il secondo libro della giungla (1895): una raccolta di racconti che intrecciano avventure, morale e mitologia, ambientati nella natura selvaggia dell’India.
- Capitani coraggiosi (1897): un romanzo di formazione ambientato tra i pescatori del Nord Atlantico.
- Kim (1901): un capolavoro che esplora la vita e la politica dell’India coloniale, considerato un classico della letteratura mondiale.
- Storie proprio così (1902): racconti per bambini che combinano fantasia e humor, spesso con finalità didattiche.
Kipling e la poetica
La produzione poetica di Kipling è altrettanto notevole, con componimenti come:
- Mandalay (1890) e Gunga Din (1890): celebrazioni liriche della vita coloniale.
- Se (If, 1895): una delle poesie più amate in lingua inglese, un inno alla resilienza e alla responsabilità.
- Il fardello dell’uomo bianco (1899): una controversa celebrazione dell’imperialismo britannico, letta oggi con un occhio critico per il suo ruolo nella giustificazione del colonialismo.
Un cantore dell’Impero Britannico
Considerato il “cantore dell’Impero”, Kipling esaltava gli ideali dell’espansione britannica, ma con una consapevolezza delle complessità e delle contraddizioni del dominio coloniale. Opere come The Five Nations (1903) riflettono il suo sostegno all’imperialismo, mentre altre, come Kim, offrono un ritratto più sfumato della cultura indiana e delle relazioni tra colonizzatori e colonizzati.
Declino e lascito
Con l’inizio del XX secolo, l’attaccamento di Kipling agli ideali imperialistici lo rese sempre meno popolare in un mondo sempre più orientato verso il pacifismo. Tuttavia, le sue opere narrative hanno mantenuto il loro valore, grazie alla profondità artistica e alla capacità di creare mondi ricchi e complessi.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Kipling scrisse opere come The Irish Guards in the Great War (1925), in memoria del figlio John, caduto in battaglia. Il dolore personale influenzò il tono delle sue ultime opere, più cupe e introspettive.
La morte e l’eredità
Rudyard Kipling morì a Londra il 18 gennaio 1936. Le sue ceneri furono deposte nel Poets’ Corner dell’Abbazia di Westminster, tra i giganti della letteratura inglese. Il suo lascito include un’immensa produzione di racconti, romanzi e poesie che continuano a essere studiati, amati e talvolta discussi per il loro ruolo storico e culturale.
18 gennaio 1936. Addio a Joseph Rudyard Kipling
18 gennaio 1936. Addio a Kipling, l’uomo che trasformò la jungla in letteratura
Joseph Rudyard Kipling (Bombay, 30 dicembre 1865 – Londra, 18 gennaio 1936) è stato uno degli scrittori e poeti più influenti dell’età vittoriana e del primo Novecento. Vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1907, a soli 41 anni, Kipling fu il più giovane e il primo autore di lingua inglese a ricevere questo prestigioso riconoscimento. Famoso per i suoi racconti, romanzi e poesie, il suo nome è legato a opere immortali come Il libro della giungla e Kim, che continuano a ispirare generazioni di lettori.
Le radici indiane e i primi successi
Kipling nacque a Bombay, nell’India britannica, un territorio che avrebbe influenzato profondamente la sua produzione letteraria. Educato in Inghilterra, tornò in India nel 1882, dove intraprese la carriera di giornalista e pubblicò le sue prime opere, tra cui Plain Tales from the Hills (1887). Questo periodo segnò l’inizio della sua ascesa come narratore, con una produzione ricca di racconti ambientati in India, come Soldiers Three e The Phantom Rickshaw (1888).
L’esplosione della fama
Negli anni ’90 dell’Ottocento, Kipling pubblicò alcune delle sue opere più celebri:
- Il libro della giungla (1894) e Il secondo libro della giungla (1895): una raccolta di racconti che intrecciano avventure, morale e mitologia, ambientati nella natura selvaggia dell’India.
- Capitani coraggiosi (1897): un romanzo di formazione ambientato tra i pescatori del Nord Atlantico.
- Kim (1901): un capolavoro che esplora la vita e la politica dell’India coloniale, considerato un classico della letteratura mondiale.
- Storie proprio così (1902): racconti per bambini che combinano fantasia e humor, spesso con finalità didattiche.
Kipling e la poetica
La produzione poetica di Kipling è altrettanto notevole, con componimenti come:
- Mandalay (1890) e Gunga Din (1890): celebrazioni liriche della vita coloniale.
- Se (If, 1895): una delle poesie più amate in lingua inglese, un inno alla resilienza e alla responsabilità.
- Il fardello dell’uomo bianco (1899): una controversa celebrazione dell’imperialismo britannico, letta oggi con un occhio critico per il suo ruolo nella giustificazione del colonialismo.
Un cantore dell’Impero Britannico
Considerato il “cantore dell’Impero”, Kipling esaltava gli ideali dell’espansione britannica, ma con una consapevolezza delle complessità e delle contraddizioni del dominio coloniale. Opere come The Five Nations (1903) riflettono il suo sostegno all’imperialismo, mentre altre, come Kim, offrono un ritratto più sfumato della cultura indiana e delle relazioni tra colonizzatori e colonizzati.
Declino e lascito
Con l’inizio del XX secolo, l’attaccamento di Kipling agli ideali imperialistici lo rese sempre meno popolare in un mondo sempre più orientato verso il pacifismo. Tuttavia, le sue opere narrative hanno mantenuto il loro valore, grazie alla profondità artistica e alla capacità di creare mondi ricchi e complessi.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Kipling scrisse opere come The Irish Guards in the Great War (1925), in memoria del figlio John, caduto in battaglia. Il dolore personale influenzò il tono delle sue ultime opere, più cupe e introspettive.
La morte e l’eredità
Rudyard Kipling morì a Londra il 18 gennaio 1936. Le sue ceneri furono deposte nel Poets’ Corner dell’Abbazia di Westminster, tra i giganti della letteratura inglese. Il suo lascito include un’immensa produzione di racconti, romanzi e poesie che continuano a essere studiati, amati e talvolta discussi per il loro ruolo storico e culturale.