17 marzo 1976. Addio a Luchino Visconti, regista antesignano del cinema neorealista.

Luchino Visconti nacque a Milano il 2 novembre 1906 in una delle famiglie più influenti d’Italia. Cresciuto tra lusso e arte, si appassionò alla musica, al teatro e all’equitazione, vincendo persino il Gran Premio di Milano con la sua scuderia di cavalli.
Dopo un breve soggiorno a Parigi, dove conobbe Jean Renoir e il cinema francese degli anni ’30, iniziò la sua carriera nel mondo del cinema.
Grazie a Renoir, si avvicinò al realismo cinematografico e al pensiero progressista, elementi che segneranno profondamente la sua opera.
L’inizio della carriera e la nascita del neorealismo
Tornato in Italia nel 1939, Visconti realizzò il suo primo film, Ossessione (1943), ispirato al romanzo Il postino suona sempre due volte.
Questo film, caratterizzato da una rappresentazione cruda della realtà, segnò l’inizio del neorealismo, un nuovo linguaggio cinematografico che avrebbe influenzato generazioni di registi.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Visconti si unì alla Resistenza italiana e diede rifugio a diversi partigiani.
Arrestato dalla polizia fascista nel 1944, evitò la fucilazione grazie all’intervento dell’attrice María Denis.
Dopo la guerra, continuò il suo impegno sociale con La terra trema (1948), ispirato a I Malavoglia di Giovanni Verga. Il film, girato in siciliano stretto e con attori non professionisti, denunciava le condizioni di miseria dei pescatori siciliani.
Dagli anni ’50 al capolavoro de Il Gattopardo
Negli anni ’50 e ’60, Visconti si allontanò dal neorealismo per esplorare il declino dell’aristocrazia e della borghesia, tematiche che lo ossessionavano.
- Senso (1954): ambientato durante il Risorgimento, racconta la storia di una nobildonna veneta che tradisce il suo paese per amore di un ufficiale austriaco.
- Rocco e i suoi fratelli (1960): un dramma familiare sulla migrazione dal Sud al Nord Italia, con una straordinaria interpretazione di Alain Delon.
- Il Gattopardo (1963): il suo capolavoro assoluto, tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Vincitore della Palma d’Oro a Cannes, il film vede protagonisti Burt Lancaster, Claudia Cardinale e Alain Delon.
La trilogia tedesca e gli ultimi capolavori
Negli anni ’70, Visconti realizzò la trilogia tedesca, esplorando il tema della decadenza e del potere:
- La caduta degli Dei (1969): il ritratto di una famiglia industriale tedesca collusa con il nazismo.
- Morte a Venezia (1971): ispirato al romanzo di Thomas Mann, racconta la struggente ossessione di un compositore per un giovane ragazzo.
- Ludwig (1973): un’opera monumentale sulla figura del re di Baviera, interpretato da Helmut Berger, compagno di Visconti negli ultimi anni di vita.
Morte e funerali
Nel 1972, un ictus lo costrinse su una sedia a rotelle, ma continuò a lavorare fino all’ultimo.
Girò Gruppo di famiglia in un interno (1974) e L’innocente (1976), tratto da un romanzo di Gabriele D’Annunzio.
Visconti morì il 17 marzo 1976 a Roma, colpito da una grave trombosi.
Il 19 marzo si tennero i funerali nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, alla presenza di Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Helmut Berger e Vittorio Gassman. Le sue ceneri riposano oggi nella sua amata Ischia, sotto una roccia nella villa La Colombaia.
Luchino Visconti nacque a Milano il 2 novembre 1906 in una delle famiglie più influenti d’Italia. Cresciuto tra lusso e arte, si appassionò alla musica, al teatro e all’equitazione, vincendo persino il Gran Premio di Milano con la sua scuderia di cavalli.
Dopo un breve soggiorno a Parigi, dove conobbe Jean Renoir e il cinema francese degli anni ’30, iniziò la sua carriera nel mondo del cinema.
Grazie a Renoir, si avvicinò al realismo cinematografico e al pensiero progressista, elementi che segneranno profondamente la sua opera.
L’inizio della carriera e la nascita del neorealismo
Tornato in Italia nel 1939, Visconti realizzò il suo primo film, Ossessione (1943), ispirato al romanzo Il postino suona sempre due volte.
Questo film, caratterizzato da una rappresentazione cruda della realtà, segnò l’inizio del neorealismo, un nuovo linguaggio cinematografico che avrebbe influenzato generazioni di registi.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Visconti si unì alla Resistenza italiana e diede rifugio a diversi partigiani.
Arrestato dalla polizia fascista nel 1944, evitò la fucilazione grazie all’intervento dell’attrice María Denis.
Dopo la guerra, continuò il suo impegno sociale con La terra trema (1948), ispirato a I Malavoglia di Giovanni Verga. Il film, girato in siciliano stretto e con attori non professionisti, denunciava le condizioni di miseria dei pescatori siciliani.
Dagli anni ’50 al capolavoro de Il Gattopardo
Negli anni ’50 e ’60, Visconti si allontanò dal neorealismo per esplorare il declino dell’aristocrazia e della borghesia, tematiche che lo ossessionavano.
- Senso (1954): ambientato durante il Risorgimento, racconta la storia di una nobildonna veneta che tradisce il suo paese per amore di un ufficiale austriaco.
- Rocco e i suoi fratelli (1960): un dramma familiare sulla migrazione dal Sud al Nord Italia, con una straordinaria interpretazione di Alain Delon.
- Il Gattopardo (1963): il suo capolavoro assoluto, tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Vincitore della Palma d’Oro a Cannes, il film vede protagonisti Burt Lancaster, Claudia Cardinale e Alain Delon.
La trilogia tedesca e gli ultimi capolavori
Negli anni ’70, Visconti realizzò la trilogia tedesca, esplorando il tema della decadenza e del potere:
- La caduta degli Dei (1969): il ritratto di una famiglia industriale tedesca collusa con il nazismo.
- Morte a Venezia (1971): ispirato al romanzo di Thomas Mann, racconta la struggente ossessione di un compositore per un giovane ragazzo.
- Ludwig (1973): un’opera monumentale sulla figura del re di Baviera, interpretato da Helmut Berger, compagno di Visconti negli ultimi anni di vita.
Morte e funerali
Nel 1972, un ictus lo costrinse su una sedia a rotelle, ma continuò a lavorare fino all’ultimo.
Girò Gruppo di famiglia in un interno (1974) e L’innocente (1976), tratto da un romanzo di Gabriele D’Annunzio.
Visconti morì il 17 marzo 1976 a Roma, colpito da una grave trombosi.
Il 19 marzo si tennero i funerali nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, alla presenza di Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Helmut Berger e Vittorio Gassman. Le sue ceneri riposano oggi nella sua amata Ischia, sotto una roccia nella villa La Colombaia.