Bobby fisher

17 gennaio 2008. La scomparsa di Bobby Fischer, lo scacchista dissidente.

17 Gennaio 2025 - 01:03--Anniversari-

17 gennaio 2008. La scomparsa di Bobby Fischer, lo scacchista dissidente.

Il 17 gennaio 2008 si spegne in Islanda Bobby Fischer, una figura leggendaria del mondo degli scacchi e uno degli sportivi più controversi del XX secolo.
Nato a Chicago nel 1943 e cresciuto a Brooklyn, Fischer ha rivoluzionato il gioco degli scacchi con la sua mente brillante e la sua personalità enigmatica.

Il “match del secolo”

La consacrazione di Bobby Fischer arriva nel 1972, quando affronta Boris Spassky, il campione del mondo sovietico, nel celebre “match del secolo” a Reykjavik, in Islanda.
Quel confronto, che si svolge sullo sfondo della Guerra Fredda, non è solo una sfida tra due maestri degli scacchi, ma un simbolo della competizione ideologica tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Fischer vince con un punteggio di 12,5 a 8,5, interrompendo decenni di dominio sovietico e diventando il primo statunitense a conquistare il titolo mondiale.
La sua vittoria è considerata una delle più grandi imprese nella storia degli scacchi.

Genio e ribellione

Fischer non è solo un campione straordinario; è anche un personaggio complesso, geniale e irrequieto. Fin dall’inizio della sua carriera, si distingue per la sua dedizione maniacale agli scacchi e per una personalità eccentrica. Nonostante il successo, Fischer manifesta un profondo disagio verso le pressioni che il titolo di campione comporta e verso il suo stesso Paese.
Critico feroce della politica statunitense, Fischer rinuncia alla cittadinanza americana e trova rifugio in Islanda, dove gli viene concesso asilo politico.

La controversia della Jugoslavia

Nel 1992, Fischer riemerge dal ritiro per giocare una rivincita contro Spassky in Jugoslavia, violando l’embargo internazionale imposto dagli Stati Uniti.
Il Dipartimento di Stato lo avverte che la sua partecipazione è illegale, ma Fischer ignora gli avvertimenti, dichiarando pubblicamente il suo disprezzo per le autorità americane.
Questo gesto lo trasforma in un paria agli occhi del governo statunitense, che emette un mandato di arresto nei suoi confronti.

Gli ultimi anni

Gli ultimi anni di Fischer sono segnati dalla solitudine e dalle polemiche. Vive in esilio, spostandosi tra paesi come Giappone e Ungheria, prima di stabilirsi definitivamente in Islanda.
Qui trascorre i suoi ultimi giorni, lontano dai riflettori, ma ancora ricordato come una delle menti più brillanti nella storia degli scacchi.

Bobby Fischer rimane una figura divisiva, amata e criticata in egual misura. La sua genialità sulla scacchiera è innegabile: le sue partite continuano a essere studiate da generazioni di scacchisti, e il suo stile aggressivo e innovativo ha ridefinito il gioco. Tuttavia, le sue scelte personali e le sue posizioni controverse hanno oscurato in parte il suo lascito sportivo.

A distanza di anni dalla sua morte, Fischer è ancora un simbolo di ribellione e individualismo, un uomo che ha vissuto secondo le proprie regole, pagando un prezzo altissimo per la sua libertà.
In Islanda, dove ha trovato pace, il suo ricordo rimane vivo, come un monito e una celebrazione della complessità umana.

hofi

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Il 17 gennaio 2008 si spegne in Islanda Bobby Fischer, una figura leggendaria del mondo degli scacchi e uno degli sportivi più controversi del XX secolo.
Nato a Chicago nel 1943 e cresciuto a Brooklyn, Fischer ha rivoluzionato il gioco degli scacchi con la sua mente brillante e la sua personalità enigmatica.

Il “match del secolo”

La consacrazione di Bobby Fischer arriva nel 1972, quando affronta Boris Spassky, il campione del mondo sovietico, nel celebre “match del secolo” a Reykjavik, in Islanda.
Quel confronto, che si svolge sullo sfondo della Guerra Fredda, non è solo una sfida tra due maestri degli scacchi, ma un simbolo della competizione ideologica tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Fischer vince con un punteggio di 12,5 a 8,5, interrompendo decenni di dominio sovietico e diventando il primo statunitense a conquistare il titolo mondiale.
La sua vittoria è considerata una delle più grandi imprese nella storia degli scacchi.

Genio e ribellione

Fischer non è solo un campione straordinario; è anche un personaggio complesso, geniale e irrequieto. Fin dall’inizio della sua carriera, si distingue per la sua dedizione maniacale agli scacchi e per una personalità eccentrica. Nonostante il successo, Fischer manifesta un profondo disagio verso le pressioni che il titolo di campione comporta e verso il suo stesso Paese.
Critico feroce della politica statunitense, Fischer rinuncia alla cittadinanza americana e trova rifugio in Islanda, dove gli viene concesso asilo politico.

La controversia della Jugoslavia

Nel 1992, Fischer riemerge dal ritiro per giocare una rivincita contro Spassky in Jugoslavia, violando l’embargo internazionale imposto dagli Stati Uniti.
Il Dipartimento di Stato lo avverte che la sua partecipazione è illegale, ma Fischer ignora gli avvertimenti, dichiarando pubblicamente il suo disprezzo per le autorità americane.
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Gli ultimi anni

Gli ultimi anni di Fischer sono segnati dalla solitudine e dalle polemiche. Vive in esilio, spostandosi tra paesi come Giappone e Ungheria, prima di stabilirsi definitivamente in Islanda.
Qui trascorre i suoi ultimi giorni, lontano dai riflettori, ma ancora ricordato come una delle menti più brillanti nella storia degli scacchi.

Bobby Fischer rimane una figura divisiva, amata e criticata in egual misura. La sua genialità sulla scacchiera è innegabile: le sue partite continuano a essere studiate da generazioni di scacchisti, e il suo stile aggressivo e innovativo ha ridefinito il gioco. Tuttavia, le sue scelte personali e le sue posizioni controverse hanno oscurato in parte il suo lascito sportivo.

A distanza di anni dalla sua morte, Fischer è ancora un simbolo di ribellione e individualismo, un uomo che ha vissuto secondo le proprie regole, pagando un prezzo altissimo per la sua libertà.
In Islanda, dove ha trovato pace, il suo ricordo rimane vivo, come un monito e una celebrazione della complessità umana.

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