16 febbraio 2024. Muore Aleksej Navalny, oppositore di Putin.
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Il 16 febbraio 2024, Aleksej Navalny, il principale oppositore del presidente russo Vladimir Putin, moriva in circostanze controverse nella colonia penale artica di Charp.
A un anno dalla sua morte, il suo ricordo continua a suscitare emozioni e dibattiti a livello internazionale.
Fin dalle prime ore del mattino del 16 febbraio 2025, decine di persone si sono recate al cimitero di Borisovskoe a Mosca per rendere omaggio alla tomba di Navalny, deponendo fiori e commemorandolo in silenzio.
L’afflusso è iniziato subito dopo l’apertura dei cancelli, senza che la polizia intervenisse per impedire l’accesso.
Tra i primi a omaggiare Navalny vi sono stati ambasciatori e diplomatici di diverse nazioni, tra cui quelli di Italia, Stati Uniti e Regno Unito.
Nel resto del mondo, i suoi sostenitori hanno organizzato eventi commemorativi, tra cui proiezioni del documentario Navalny, manifestazioni e cerimonie simboliche.
Yulia Navalnaya, vedova del dissidente, ha partecipato a un evento a Berlino, dove si sono stabiliti molti oppositori del regime russo.
Nel suo intervento, ha esortato i sostenitori a continuare la lotta per una Russia “libera e pacifica”, il sogno che suo marito aveva perseguito fino alla fine.
La reazione del Cremlino e la sorveglianza sui sostenitori
Mentre il mondo ricorda Navalny, il Cremlino continua a mantenere una linea dura nei confronti dell’opposizione.
Canali Telegram filogovernativi hanno sconsigliato ai russi di visitare la tomba del dissidente, sottolineando la presenza costante della sorveglianza statale.
Un simbolo di resistenza
Navalny, nato il 4 giugno 1976 a Butyn, è stato un attivista, politico e blogger noto per la sua lotta contro la corruzione in Russia.
Ha guidato il partito Russia del Futuro e ha fondato la Fondazione Anti-Corruzione (FBK), che ha svelato numerosi scandali legati all’entourage di Putin.
Nel 2020, Navalny sopravvisse a un avvelenamento con agente nervino Novichok, accusando direttamente il Cremlino.
Dopo il suo ritorno in Russia nel 2021, venne arrestato e condannato a una serie di pene detentive sempre più severe, culminate nel trasferimento alla temuta colonia penale “Lupo Polare” nel dicembre 2023, dove sarebbe morto due mesi dopo.
Reazioni internazionali e accuse contro Putin
L’Unione Europea ha dichiarato ufficialmente che “la responsabilità ultima della morte di Navalny ricade su Vladimir Putin e sulle autorità russe”.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha lodato il coraggio del dissidente, definendolo “un simbolo di resistenza” contro la repressione del Cremlino.
Anche il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha espresso solidarietà alla famiglia di Navalny e a tutti i difensori dei diritti umani.
La fragilità dell’opposizione russa
Dopo la morte di Navalny, l’opposizione russa si trova in una situazione di grande difficoltà.
Molti dei suoi alleati sono stati costretti all’esilio e la repressione del dissenso in Russia è diventata ancora più severa.
Nonostante ciò, i sostenitori del dissidente continuano a denunciare la corruzione e a mantenere viva la sua eredità politica attraverso iniziative globali.
A un anno dalla sua scomparsa, la figura di Aleksej Navalny rimane un punto di riferimento per tutti coloro che lottano per la democrazia in Russia.
Il 16 febbraio 2024, Aleksej Navalny, il principale oppositore del presidente russo Vladimir Putin, moriva in circostanze controverse nella colonia penale artica di Charp.
A un anno dalla sua morte, il suo ricordo continua a suscitare emozioni e dibattiti a livello internazionale.
Fin dalle prime ore del mattino del 16 febbraio 2025, decine di persone si sono recate al cimitero di Borisovskoe a Mosca per rendere omaggio alla tomba di Navalny, deponendo fiori e commemorandolo in silenzio.
L’afflusso è iniziato subito dopo l’apertura dei cancelli, senza che la polizia intervenisse per impedire l’accesso.
Tra i primi a omaggiare Navalny vi sono stati ambasciatori e diplomatici di diverse nazioni, tra cui quelli di Italia, Stati Uniti e Regno Unito.
Nel resto del mondo, i suoi sostenitori hanno organizzato eventi commemorativi, tra cui proiezioni del documentario Navalny, manifestazioni e cerimonie simboliche.
Yulia Navalnaya, vedova del dissidente, ha partecipato a un evento a Berlino, dove si sono stabiliti molti oppositori del regime russo.
Nel suo intervento, ha esortato i sostenitori a continuare la lotta per una Russia “libera e pacifica”, il sogno che suo marito aveva perseguito fino alla fine.
La reazione del Cremlino e la sorveglianza sui sostenitori
Mentre il mondo ricorda Navalny, il Cremlino continua a mantenere una linea dura nei confronti dell’opposizione.
Canali Telegram filogovernativi hanno sconsigliato ai russi di visitare la tomba del dissidente, sottolineando la presenza costante della sorveglianza statale.
Un simbolo di resistenza
Navalny, nato il 4 giugno 1976 a Butyn, è stato un attivista, politico e blogger noto per la sua lotta contro la corruzione in Russia.
Ha guidato il partito Russia del Futuro e ha fondato la Fondazione Anti-Corruzione (FBK), che ha svelato numerosi scandali legati all’entourage di Putin.
Nel 2020, Navalny sopravvisse a un avvelenamento con agente nervino Novichok, accusando direttamente il Cremlino.
Dopo il suo ritorno in Russia nel 2021, venne arrestato e condannato a una serie di pene detentive sempre più severe, culminate nel trasferimento alla temuta colonia penale “Lupo Polare” nel dicembre 2023, dove sarebbe morto due mesi dopo.
Reazioni internazionali e accuse contro Putin
L’Unione Europea ha dichiarato ufficialmente che “la responsabilità ultima della morte di Navalny ricade su Vladimir Putin e sulle autorità russe”.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha lodato il coraggio del dissidente, definendolo “un simbolo di resistenza” contro la repressione del Cremlino.
Anche il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha espresso solidarietà alla famiglia di Navalny e a tutti i difensori dei diritti umani.
La fragilità dell’opposizione russa
Dopo la morte di Navalny, l’opposizione russa si trova in una situazione di grande difficoltà.
Molti dei suoi alleati sono stati costretti all’esilio e la repressione del dissenso in Russia è diventata ancora più severa.
Nonostante ciò, i sostenitori del dissidente continuano a denunciare la corruzione e a mantenere viva la sua eredità politica attraverso iniziative globali.
A un anno dalla sua scomparsa, la figura di Aleksej Navalny rimane un punto di riferimento per tutti coloro che lottano per la democrazia in Russia.