15 marzo 44 a.C. Muore Giulio Cesare, il Conquistatore.

Gaio Giulio Cesare nacque a Roma il 12 o 13 luglio del 100 a.C. in una famiglia patrizia della gens Iulia, discendente, secondo la tradizione, dalla dea Venere.
Cresciuto in un periodo di crisi politica, fin da giovane si avvicinò alla fazione dei populares, contrari al dominio aristocratico degli optimates.
Studiò retorica e politica e si distinse presto per la sua ambizione e il suo carisma.
L’ascesa politica e il primo triumvirato
Cesare iniziò la sua carriera politica come avvocato e ufficiale militare. Nel 60 a.C., per consolidare il suo potere, strinse un’alleanza con Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso, dando vita al primo triumvirato.
Questo accordo gli permise di ottenere il consolato nel 59 a.C. e, successivamente, il governo della Gallia Cisalpina e Narbonense.
Le conquiste in Gallia e l’attraversamento del Rubicone
Tra il 58 e il 50 a.C., Cesare condusse una serie di campagne militari in Gallia, portando la Repubblica romana fino all’oceano Atlantico e al Reno.
La sua opera “Commentarii de Bello Gallico” narra le sue imprese militari con uno stile chiaro e diretto.
Nel 49 a.C., al termine del suo proconsolato, il Senato romano, guidato da Pompeo e dagli optimates, gli ordinò di sciogliere il suo esercito.
Cesare rifiutò e attraversò il fiume Rubicone con la XIII legione, pronunciando la celebre frase “Alea iacta est” (“Il dado è tratto”), dando inizio alla guerra civile.
La guerra civile e la dittatura
Dopo aver sconfitto Pompeo a Farsalo nel 48 a.C., Cesare consolidò il suo potere, intervenendo in Egitto e sostenendo Cleopatra nella sua ascesa al trono.
Rientrato a Roma, intraprese una serie di riforme politiche e sociali, tra cui la riorganizzazione del calendario (introducendo il calendario giuliano) e la concessione della cittadinanza romana a numerosi popoli.
Nel 44 a.C. si autoproclamò dictator perpetuo, assumendo il controllo assoluto dello Stato.
La congiura e l’assassinio
Il crescente potere di Cesare allarmò il Senato, che temeva la fine della Repubblica e l’inizio di una monarchia.
Un gruppo di senatori, guidati da Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino, organizzò una congiura per eliminarlo. Il 15 marzo del 44 a.C., alle Idi di marzo, Cesare fu assassinato con 23 pugnalate nel teatro di Pompeo.
Secondo la tradizione, le sue ultime parole furono “Tu quoque, Brute, fili mi?” (“Anche tu, Bruto, figlio mio?”).
I funerali e l’eredità
Dopo l’omicidio, il corpo di Cesare fu esposto nel Foro Romano e il suo funerale si trasformò in una manifestazione di lutto popolare. Il suo testamento nominò Ottaviano, suo pronipote, come erede.
La sua morte segnò la fine della Repubblica e aprì la strada alla nascita dell’Impero Romano sotto Augusto.
Gaio Giulio Cesare nacque a Roma il 12 o 13 luglio del 100 a.C. in una famiglia patrizia della gens Iulia, discendente, secondo la tradizione, dalla dea Venere.
Cresciuto in un periodo di crisi politica, fin da giovane si avvicinò alla fazione dei populares, contrari al dominio aristocratico degli optimates.
Studiò retorica e politica e si distinse presto per la sua ambizione e il suo carisma.
L’ascesa politica e il primo triumvirato
Cesare iniziò la sua carriera politica come avvocato e ufficiale militare. Nel 60 a.C., per consolidare il suo potere, strinse un’alleanza con Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso, dando vita al primo triumvirato.
Questo accordo gli permise di ottenere il consolato nel 59 a.C. e, successivamente, il governo della Gallia Cisalpina e Narbonense.
Le conquiste in Gallia e l’attraversamento del Rubicone
Tra il 58 e il 50 a.C., Cesare condusse una serie di campagne militari in Gallia, portando la Repubblica romana fino all’oceano Atlantico e al Reno.
La sua opera “Commentarii de Bello Gallico” narra le sue imprese militari con uno stile chiaro e diretto.
Nel 49 a.C., al termine del suo proconsolato, il Senato romano, guidato da Pompeo e dagli optimates, gli ordinò di sciogliere il suo esercito.
Cesare rifiutò e attraversò il fiume Rubicone con la XIII legione, pronunciando la celebre frase “Alea iacta est” (“Il dado è tratto”), dando inizio alla guerra civile.
La guerra civile e la dittatura
Dopo aver sconfitto Pompeo a Farsalo nel 48 a.C., Cesare consolidò il suo potere, intervenendo in Egitto e sostenendo Cleopatra nella sua ascesa al trono.
Rientrato a Roma, intraprese una serie di riforme politiche e sociali, tra cui la riorganizzazione del calendario (introducendo il calendario giuliano) e la concessione della cittadinanza romana a numerosi popoli.
Nel 44 a.C. si autoproclamò dictator perpetuo, assumendo il controllo assoluto dello Stato.
La congiura e l’assassinio
Il crescente potere di Cesare allarmò il Senato, che temeva la fine della Repubblica e l’inizio di una monarchia.
Un gruppo di senatori, guidati da Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino, organizzò una congiura per eliminarlo. Il 15 marzo del 44 a.C., alle Idi di marzo, Cesare fu assassinato con 23 pugnalate nel teatro di Pompeo.
Secondo la tradizione, le sue ultime parole furono “Tu quoque, Brute, fili mi?” (“Anche tu, Bruto, figlio mio?”).
I funerali e l’eredità
Dopo l’omicidio, il corpo di Cesare fu esposto nel Foro Romano e il suo funerale si trasformò in una manifestazione di lutto popolare. Il suo testamento nominò Ottaviano, suo pronipote, come erede.
La sua morte segnò la fine della Repubblica e aprì la strada alla nascita dell’Impero Romano sotto Augusto.