12 marzo 1909. Muore Joe Petrosino, il poliziotto che sfidò la mafia.

12 Marzo 2025 - 00:30--Anniversari-
Joe Petrosino

Joe Petrosino, nato Giuseppe Petrosino il 30 agosto 1860 a Padula, in provincia di Salerno, emigrò con la sua famiglia a New York nel 1873.
Crescendo nel quartiere di Little Italy, si adattò velocemente alla dura vita da immigrato, lavorando prima come strillone e poi come lustrascarpe.
Nel 1877 ottenne la cittadinanza statunitense e l’anno successivo iniziò a lavorare come netturbino per il comune di New York.
Questo impiego gli aprì le porte del Dipartimento di Polizia, dove venne assunto nel 1883 come informatore e, successivamente, come agente di polizia.

La carriera nella polizia e la lotta alla Mano Nera

Petrosino divenne il primo poliziotto italoamericano nella storia della polizia di New York.
Nonostante la diffidenza iniziale dei colleghi irlandesi ed ebrei, dimostrò subito grande determinazione e capacità investigative.
Grazie al sostegno di Theodore Roosevelt, allora assessore alla polizia, venne promosso sergente nel 1895 e successivamente tenente.
La sua conoscenza della lingua e delle dinamiche della comunità italiana gli permise di infiltrarsi nei circoli criminali di Little Italy, contrastando con efficacia la Mano Nera, l’organizzazione mafiosa responsabile di estorsioni, rapimenti e omicidi.

Nel 1905, Petrosino istituì l’Italian Branch, una squadra speciale composta esclusivamente da poliziotti italoamericani con il compito di combattere il crimine organizzato.
Grazie alle sue indagini, riuscì a smantellare diverse cellule criminali e a prevenire numerosi attentati, tra cui un piano per assassinare il presidente William McKinley.

L’operazione segreta in Italia

Nel 1909, Petrosino intraprese una missione segreta in Italia per raccogliere prove contro i mafiosi siciliani e impedirne l’ingresso negli Stati Uniti.
Tuttavia, una fuga di notizie fece trapelare la sua presenza a Palermo. Convinto che la mafia locale non avrebbe osato uccidere un poliziotto, proseguì le indagini senza protezione.

La morte e i funerali

Il 12 marzo 1909, mentre aspettava un informatore in Piazza Marina, venne assassinato con quattro colpi di pistola. Il suo omicidio scatenò un’ondata di indignazione sia negli Stati Uniti che in Italia.

Il corpo di Petrosino venne riportato a New York, dove oltre 250.000 persone parteciparono al suo funerale, un evento senza precedenti nella storia americana.

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Joe Petrosino, nato Giuseppe Petrosino il 30 agosto 1860 a Padula, in provincia di Salerno, emigrò con la sua famiglia a New York nel 1873.
Crescendo nel quartiere di Little Italy, si adattò velocemente alla dura vita da immigrato, lavorando prima come strillone e poi come lustrascarpe.
Nel 1877 ottenne la cittadinanza statunitense e l’anno successivo iniziò a lavorare come netturbino per il comune di New York.
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Nonostante la diffidenza iniziale dei colleghi irlandesi ed ebrei, dimostrò subito grande determinazione e capacità investigative.
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Grazie alle sue indagini, riuscì a smantellare diverse cellule criminali e a prevenire numerosi attentati, tra cui un piano per assassinare il presidente William McKinley.

L’operazione segreta in Italia

Nel 1909, Petrosino intraprese una missione segreta in Italia per raccogliere prove contro i mafiosi siciliani e impedirne l’ingresso negli Stati Uniti.
Tuttavia, una fuga di notizie fece trapelare la sua presenza a Palermo. Convinto che la mafia locale non avrebbe osato uccidere un poliziotto, proseguì le indagini senza protezione.

La morte e i funerali

Il 12 marzo 1909, mentre aspettava un informatore in Piazza Marina, venne assassinato con quattro colpi di pistola. Il suo omicidio scatenò un’ondata di indignazione sia negli Stati Uniti che in Italia.

Il corpo di Petrosino venne riportato a New York, dove oltre 250.000 persone parteciparono al suo funerale, un evento senza precedenti nella storia americana.

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