11 marzo 2006. Muore Slobodan Milošević.

Slobodan Milošević nasce il 20 agosto 1941 a Požarevac, in Serbia, durante l’occupazione tedesca nella Seconda guerra mondiale.
Crebbe in una famiglia montenegrina e intraprese gli studi di giurisprudenza all’Università di Belgrado, dove si laureò nel 1964.
Entrò presto nella Lega dei Comunisti di Jugoslavia e si affermò come un abile funzionario statale.
Nel 1984 assunse l’incarico di segretario della federazione di Belgrado della Lega dei Comunisti e, nel 1986, conquistò la presidenza della Lega dei Comunisti serbi grazie al sostegno del suo mentore Ivan Stambolić.
La scalata al potere e il nazionalismo serbo
Negli anni ’80 Milošević sfruttò la rinascita del nazionalismo serbo per rafforzare la propria posizione politica, distanziandosi dal titoismo e dal socialismo reale.
Nel 1987, durante una missione in Kosovo per mediare le tensioni tra serbi e albanesi, pronunciò il celebre discorso “A nessuno è dato il permesso di picchiarvi”, ottenendo un vasto consenso popolare.
Questa strategia gli permise di consolidare il suo potere, estromettere Stambolić e assumere la presidenza della Serbia nel 1989.
La rivoluzione anti-burocratica e la centralizzazione del potere
Milošević guidò la “Rivoluzione anti-burocratica”, eliminando le autonomie delle province del Kosovo e della Vojvodina e accentrando il controllo della presidenza federale jugoslava nelle sue mani.
Questa politica provocò forti tensioni con le altre repubbliche jugoslave e accelerò la disintegrazione della federazione.
Le guerre nei Balcani e il ruolo di Milošević
Con la dissoluzione della Jugoslavia, Milošević sostenne i serbi in Croazia e Bosnia-Erzegovina, appoggiando politicamente e militarmente leader come Radovan Karadžić.
Le guerre jugoslave (1991-1995) si caratterizzarono per massacri e pulizie etniche, culminando con il genocidio di Srebrenica nel 1995.
Gli accordi di Dayton posero fine al conflitto, ma segnarono anche il declino della sua influenza internazionale.
La guerra del Kosovo e l’intervento NATO
Nel 1998 la crisi in Kosovo esplose in un conflitto tra le forze serbe e l’UCK albanese.
Il fallimento dei negoziati di Rambouillet portò all’intervento della NATO, che bombardò la Jugoslavia nel 1999.
Sotto pressione, Milošević ordinò il ritiro delle truppe dal Kosovo, subendo una pesante sconfitta politica.
La caduta e il processo all’Aia
Nel 2000 perse le elezioni presidenziali contro Vojislav Koštunica e dovette dimettersi dopo massicce proteste.
Le autorità lo arrestarono nel 2001 e lo estradarono al Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia (TPI), dove affrontò un processo per crimini di guerra e contro l’umanità.
La morte e i funerali
Slobodan Milošević muore l’11 marzo 2006 nel carcere dell’Aia, ufficialmente per cause naturali.
La sua scomparsa avvenne prima della conclusione del processo, determinando l’estinzione delle accuse a suo carico.
Il governo serbo negò un funerale di Stato e la famiglia lo seppellì nel giardino della casa natale a Požarevac.
Slobodan Milošević nasce il 20 agosto 1941 a Požarevac, in Serbia, durante l’occupazione tedesca nella Seconda guerra mondiale.
Crebbe in una famiglia montenegrina e intraprese gli studi di giurisprudenza all’Università di Belgrado, dove si laureò nel 1964.
Entrò presto nella Lega dei Comunisti di Jugoslavia e si affermò come un abile funzionario statale.
Nel 1984 assunse l’incarico di segretario della federazione di Belgrado della Lega dei Comunisti e, nel 1986, conquistò la presidenza della Lega dei Comunisti serbi grazie al sostegno del suo mentore Ivan Stambolić.
La scalata al potere e il nazionalismo serbo
Negli anni ’80 Milošević sfruttò la rinascita del nazionalismo serbo per rafforzare la propria posizione politica, distanziandosi dal titoismo e dal socialismo reale.
Nel 1987, durante una missione in Kosovo per mediare le tensioni tra serbi e albanesi, pronunciò il celebre discorso “A nessuno è dato il permesso di picchiarvi”, ottenendo un vasto consenso popolare.
Questa strategia gli permise di consolidare il suo potere, estromettere Stambolić e assumere la presidenza della Serbia nel 1989.
La rivoluzione anti-burocratica e la centralizzazione del potere
Milošević guidò la “Rivoluzione anti-burocratica”, eliminando le autonomie delle province del Kosovo e della Vojvodina e accentrando il controllo della presidenza federale jugoslava nelle sue mani.
Questa politica provocò forti tensioni con le altre repubbliche jugoslave e accelerò la disintegrazione della federazione.
Le guerre nei Balcani e il ruolo di Milošević
Con la dissoluzione della Jugoslavia, Milošević sostenne i serbi in Croazia e Bosnia-Erzegovina, appoggiando politicamente e militarmente leader come Radovan Karadžić.
Le guerre jugoslave (1991-1995) si caratterizzarono per massacri e pulizie etniche, culminando con il genocidio di Srebrenica nel 1995.
Gli accordi di Dayton posero fine al conflitto, ma segnarono anche il declino della sua influenza internazionale.
La guerra del Kosovo e l’intervento NATO
Nel 1998 la crisi in Kosovo esplose in un conflitto tra le forze serbe e l’UCK albanese.
Il fallimento dei negoziati di Rambouillet portò all’intervento della NATO, che bombardò la Jugoslavia nel 1999.
Sotto pressione, Milošević ordinò il ritiro delle truppe dal Kosovo, subendo una pesante sconfitta politica.
La caduta e il processo all’Aia
Nel 2000 perse le elezioni presidenziali contro Vojislav Koštunica e dovette dimettersi dopo massicce proteste.
Le autorità lo arrestarono nel 2001 e lo estradarono al Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia (TPI), dove affrontò un processo per crimini di guerra e contro l’umanità.
La morte e i funerali
Slobodan Milošević muore l’11 marzo 2006 nel carcere dell’Aia, ufficialmente per cause naturali.
La sua scomparsa avvenne prima della conclusione del processo, determinando l’estinzione delle accuse a suo carico.
Il governo serbo negò un funerale di Stato e la famiglia lo seppellì nel giardino della casa natale a Požarevac.