11 marzo 2005. Aurelio Fierro, la scomparsa di un’icona della canzone napoletana.

L’11 marzo 2005 si spegneva Aurelio Fierro, pilastro nella storia della musica italiana e della canzone napoletana. A vent’anni dalla sua scomparsa, il suo nome continua a essere sinonimo di melodia, passione e tradizione.
Le origini e la passione per la musica
Aurelio Fierro nacque a Montella, in provincia di Avellino, in una famiglia di costruttori. Suo zio aveva aperto nel 1932 un cinema-teatro nella cittadina, contribuendo a diffondere la cultura dello spettacolo. Era inoltre cugino del politico locale Attilio Fierro.
Nonostante una formazione accademica in ingegneria, ottenuta negli anni ’40, la musica lo chiamò presto a sé.
Nel 1951 vinse un concorso per voci nuove, classificandosi primo su 600 partecipanti, e firmò un contratto con la Durium, casa discografica con cui avrebbe inciso una serie di successi in napoletano e in italiano.
Due anni dopo, nel 1953, conquistò il primo posto al Festival di Castellammare di Stabia con Rose, poveri rrose! e decise di lasciare la carriera di ingegnere per dedicarsi completamente alla musica.
Successi e fama internazionale
Il primo grande successo fu Scapricciatiello, ma fu nel 1956 che la sua carriera decollò con la vittoria al Festival di Napoli grazie al brano Guaglione.
La canzone ottenne un’eco internazionale, portandolo in tournée negli Stati Uniti e in Canada.
Il brano fu tradotto in diverse lingue e la versione francese, Bambino, lo rese celebre in Francia, permettendogli di esibirsi all’Olympia di Parigi per tre settimane nel 1957. L’enorme successo lo costrinse a rifiutare una proroga dello show a causa della nascita imminente del suo primo figlio.
Nel 1957, Lazzarella, scritta da Domenico Modugno, gli regalò un’ulteriore ondata di popolarità. Il celebre motivo divenne la colonna sonora dell’omonimo film, in cui Fierro recitava al fianco di Luigi De Filippo e Tina Pica.
Un sogno irrealizzato: il Museo della Canzone Napoletana
Nonostante il successo e l’amore dei napoletani, Aurelio Fierro nutriva un grande rammarico: la mancata realizzazione del Museo della Canzone Napoletana. “Quando vedrà la luce questo museo?” si chiede oggi Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori Collinari.
Fierro, che aveva vissuto a lungo a via Cilea, era convinto dell’importanza di preservare e insegnare la canzone napoletana alle nuove generazioni.
In un’intervista rilasciata circa un anno prima della sua scomparsa, dichiarò con amarezza: “Sono innamorato di Napoli, non posso farci niente.
Sto bene solo qua. Eppure questa è una città ingrata, che non si rende conto dei suoi tesori. Parlo della gente, ma anche delle istituzioni. Mi sono offerto più volte d’insegnare gratuitamente la canzone napoletana ai giovani, purché mi dessero una sede. Come mi hanno risposto? Vedremo, faremo, soltanto parole”.
L’impegno politico e culturale
Nel 1970 Fierro fu eletto nel consiglio comunale di Napoli e si batté per la valorizzazione del patrimonio culturale della città.
Grazie a una sua interpellanza, il Teatro Mercadante passò dal demanio dello Stato al Comune di Napoli, ottenendo più recentemente lo status di Teatro Nazionale.
Un altro suo progetto prevedeva la creazione del Museo della Canzone Napoletana nella Casina dei Fiori in Villa Comunale, con un piccolo teatro annesso destinato a eventi culturali e turistici. Tuttavia, la costruzione venne interrotta e infine demolita in occasione del G7 a Napoli.
“Sarebbe ora di allestire un Museo della Canzone Napoletana, che esiste a Tokyo ma non a Napoli, dando finalmente corpo alle promesse che si fanno a ogni dipartita di un grande artista, e che purtroppo cadono nel dimenticatoio già dal giorno seguente al triste evento”, afferma Capodanno.
Studioso della cultura napoletana
Oltre a essere un grande interprete, Aurelio Fierro fu un attento studioso della cultura partenopea. Pubblicò una Grammatica della lingua napoletana e, con la prefazione di Antonio Ghirelli, un libro di Fiabe e leggende napoletane.
Durante gli anni ’90 lavorò a un’ampia Enciclopedia storica della canzone napoletana in quattro volumi, che purtroppo non riuscì a pubblicare.
Nel 1986 aprì con la moglie un ristorante a Napoli, divenuto rapidamente un punto di riferimento per artisti e intellettuali appassionati della tradizione napoletana.
Nel 2023, in occasione del centenario della sua nascita, sono state organizzate alcune iniziative commemorative, ma il riconoscimento ufficiale rimane ancora limitato.
Un patrimonio culturale immenso
Aurelio Fierro ha lasciato un patrimonio musicale e culturale di inestimabile valore.
La sua voce continua a risuonare nei cuori di chi ama la canzone napoletana, e il suo impegno artistico e politico meriterebbe di essere celebrato con iniziative concrete, come la realizzazione del Museo della Canzone Napoletana che tanto desiderava.
Vent’anni dopo la sua scomparsa, il suo nome resta impresso nella memoria collettiva, simbolo di una Napoli che canta, sogna e spera di non dimenticare i suoi grandi maestri.
Laura Persico Pezzino
L’11 marzo 2005 si spegneva Aurelio Fierro, pilastro nella storia della musica italiana e della canzone napoletana. A vent’anni dalla sua scomparsa, il suo nome continua a essere sinonimo di melodia, passione e tradizione.
Le origini e la passione per la musica
Aurelio Fierro nacque a Montella, in provincia di Avellino, in una famiglia di costruttori. Suo zio aveva aperto nel 1932 un cinema-teatro nella cittadina, contribuendo a diffondere la cultura dello spettacolo. Era inoltre cugino del politico locale Attilio Fierro.
Nonostante una formazione accademica in ingegneria, ottenuta negli anni ’40, la musica lo chiamò presto a sé.
Nel 1951 vinse un concorso per voci nuove, classificandosi primo su 600 partecipanti, e firmò un contratto con la Durium, casa discografica con cui avrebbe inciso una serie di successi in napoletano e in italiano.
Due anni dopo, nel 1953, conquistò il primo posto al Festival di Castellammare di Stabia con Rose, poveri rrose! e decise di lasciare la carriera di ingegnere per dedicarsi completamente alla musica.
Successi e fama internazionale
Il primo grande successo fu Scapricciatiello, ma fu nel 1956 che la sua carriera decollò con la vittoria al Festival di Napoli grazie al brano Guaglione.
La canzone ottenne un’eco internazionale, portandolo in tournée negli Stati Uniti e in Canada.
Il brano fu tradotto in diverse lingue e la versione francese, Bambino, lo rese celebre in Francia, permettendogli di esibirsi all’Olympia di Parigi per tre settimane nel 1957. L’enorme successo lo costrinse a rifiutare una proroga dello show a causa della nascita imminente del suo primo figlio.
Nel 1957, Lazzarella, scritta da Domenico Modugno, gli regalò un’ulteriore ondata di popolarità. Il celebre motivo divenne la colonna sonora dell’omonimo film, in cui Fierro recitava al fianco di Luigi De Filippo e Tina Pica.
Un sogno irrealizzato: il Museo della Canzone Napoletana
Nonostante il successo e l’amore dei napoletani, Aurelio Fierro nutriva un grande rammarico: la mancata realizzazione del Museo della Canzone Napoletana. “Quando vedrà la luce questo museo?” si chiede oggi Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori Collinari.
Fierro, che aveva vissuto a lungo a via Cilea, era convinto dell’importanza di preservare e insegnare la canzone napoletana alle nuove generazioni.
In un’intervista rilasciata circa un anno prima della sua scomparsa, dichiarò con amarezza: “Sono innamorato di Napoli, non posso farci niente.
Sto bene solo qua. Eppure questa è una città ingrata, che non si rende conto dei suoi tesori. Parlo della gente, ma anche delle istituzioni. Mi sono offerto più volte d’insegnare gratuitamente la canzone napoletana ai giovani, purché mi dessero una sede. Come mi hanno risposto? Vedremo, faremo, soltanto parole”.
L’impegno politico e culturale
Nel 1970 Fierro fu eletto nel consiglio comunale di Napoli e si batté per la valorizzazione del patrimonio culturale della città.
Grazie a una sua interpellanza, il Teatro Mercadante passò dal demanio dello Stato al Comune di Napoli, ottenendo più recentemente lo status di Teatro Nazionale.
Un altro suo progetto prevedeva la creazione del Museo della Canzone Napoletana nella Casina dei Fiori in Villa Comunale, con un piccolo teatro annesso destinato a eventi culturali e turistici. Tuttavia, la costruzione venne interrotta e infine demolita in occasione del G7 a Napoli.
“Sarebbe ora di allestire un Museo della Canzone Napoletana, che esiste a Tokyo ma non a Napoli, dando finalmente corpo alle promesse che si fanno a ogni dipartita di un grande artista, e che purtroppo cadono nel dimenticatoio già dal giorno seguente al triste evento”, afferma Capodanno.
Studioso della cultura napoletana
Oltre a essere un grande interprete, Aurelio Fierro fu un attento studioso della cultura partenopea. Pubblicò una Grammatica della lingua napoletana e, con la prefazione di Antonio Ghirelli, un libro di Fiabe e leggende napoletane.
Durante gli anni ’90 lavorò a un’ampia Enciclopedia storica della canzone napoletana in quattro volumi, che purtroppo non riuscì a pubblicare.
Nel 1986 aprì con la moglie un ristorante a Napoli, divenuto rapidamente un punto di riferimento per artisti e intellettuali appassionati della tradizione napoletana.
Nel 2023, in occasione del centenario della sua nascita, sono state organizzate alcune iniziative commemorative, ma il riconoscimento ufficiale rimane ancora limitato.
Un patrimonio culturale immenso
Aurelio Fierro ha lasciato un patrimonio musicale e culturale di inestimabile valore.
La sua voce continua a risuonare nei cuori di chi ama la canzone napoletana, e il suo impegno artistico e politico meriterebbe di essere celebrato con iniziative concrete, come la realizzazione del Museo della Canzone Napoletana che tanto desiderava.
Vent’anni dopo la sua scomparsa, il suo nome resta impresso nella memoria collettiva, simbolo di una Napoli che canta, sogna e spera di non dimenticare i suoi grandi maestri.
Laura Persico Pezzino